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La strategia della Lega

Stefano Zan * - 17.04.2019
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In un articolo di qualche settimana fa avevo sintetizzato la strategia della Lega come ispirata dalla vecchia canzone di Orietta Berti: “Finché la barca va, lasciala andare”. Infatti, in un anno, senza colpo ferire Salvini ha vinto tutte le elezioni regionali con il Centro Destra e ha portato i suoi consensi oltre la soglia del 30% sottraendoli tanto a Forza Italia che ai 5 Stelle. Ci sono però alcuni segnali che lasciano intendere che questa strategia sostanzialmente attendista, che investe primariamente sulle debolezze altrui, non sia più praticabile o vincente. Le acque si stanno agitando e la navigazione non è più così tranquilla e scontata. Ci sono almeno quattro fattori che agitano le acque in questo momento.

La crisi economica si riflette sull’azione di governo sotto almeno due profili. Il primo è quello che è sempre più evidente che, questa volta, la responsabilità della crisi è principalmente del governo che con le sue dichiarazioni, comportamenti, provvedimenti ha trasformato in vera e propria recessione quello che per altri paesi è un semplice rallentamento dell’economia. Il secondo è che con questa situazione economica, gli impegni già assunti e le nuove promesse elettorali, la prossima finanziaria sarà estremamente problematica e non lascerà spazi a provvedimenti demagogici che influenzano negativamente tanto il Pil che il debito. Nel prossimo autunno non ci saranno neanche i fichi secchi.

Se a oggi i più preoccupati sono gli imprenditori, col tempo la responsabilità del governo sull’andamento dell’economia diventeranno sempre più evidenti e potrebbero mettere in discussione il consenso ai due partiti che lo sostengono.

L’aumenta conflittualità interna al governo innestata dalla esplicita volontà dei 5 Stelle di contestare tutte le posizioni della Lega per sottolineare le differenze che le contraddistinguono viene da tutti attribuita all’imminenza delle elezioni europee dove i due partiti si presentano in alternativa e contrapposizione. Ma potrebbe anche darsi il caso che quella dei 5 Stelle sia una strategia di più lungo termine che può arrestare la pesante emorragia di voti che hanno avuto in questo anno a favore della Lega. Se distinguersi chiaramente dalla Lega paga sul piano dei consensi è improbabile che questo atteggiamento cambi anche dopo le elezioni europee. In altri termini non si vedono ragioni per cui dovrebbe calare la conflittualità interna al governo che ha come prima conseguenza il rinvio delle decisioni sui temi più delicati.

Ma il rinvio, l’indecisione, l’ambiguità su temi come l’alta velocità, l’autonomia differenziata, la flat tax intercettano tutti direttamente la sensibilità di molti elettori della Lega, sia pubblici che privati. Se la Lega non sarà in grado di portare a casa questi risultati in tempi relativamente brevi la sua credibilità verrà messa in discussione e il consenso di una parte degli elettori potrebbe venir meno.

Infine c’è una considerazione più generale. Negli ultimissimi tempi il consenso alla Lega, almeno stando ai sondaggi, non cresce più, ristagna, secondo alcuni anzi cala leggermente. Al contempo hanno smesso di calare e si sono stabilizzati i consensi per i 5Stelle e per Forza Italia. Potremmo trovarci di fronte a una situazione classica che dice che nessun partito riesce a superare una certa soglia, così come tutti i partiti hanno uno zoccolo duro al di sotto del quale non scendono qualsiasi cosa facciano i gruppi dirigenti che li guidano. Se così fosse l’idea di Salvini di erodere ancora voti ai grillini e di assorbire Forza Italia per acquisire la totale egemonia sul centro destra con un’altissima percentuale di voti potrebbe dimostrarsi impraticabile, almeno nel breve-medio termine.

L’alternativa tra la possibilità che il governo continui la sua azione o che invece si apra una crisi dipende in primo luogo dalle strategie dei due leader del governo. Ma una qualsiasi strategia deve tener conto della tempistica, delle alleanze possibili prima e dopo eventuali elezioni, nonché dei comportamenti degli altri attori in campo. Un quadro tutt’altro che chiaro, ma un quadro, per Salvini, profondamente diverso da quello che ha caratterizzato i primi mesi di questo governo e che lo costringerà, volente o nolente, a un ripensamento della strategia della Lega per i prossimi mesi.

È vero che le elezioni europee sono una scadenza importante. Ma se il voto confermerà grosso modo quanto previsto dai sondaggi, i tratti fondamentali del quadro che abbiamo appena tracciato non subiranno significativi cambiamenti.

 

 

 

 

* E' stato docente universitario di Teoria delle organizzazioni. Il suo blog è ww.stefanozan.it