L’insostenibile leggerezza di essere Forza Italia
È sorprendente come nel commentare i risultati delle ultime elezioni l’attenzione degli osservatori si sia concentrata sulle cocenti sconfitte di Di Maio e di Renzi e dei rispettivi partiti dimenticandosi quasi completamente di Forza Italia. Andrebbe invece ricordato che Berlusconi (e il suo partito) è il leader che in assoluto ha perso il maggior numero di voti in tempi rapidi nella recente storia d’Italia. Molti lo considerano ancora un grande leader politico, qualcuno dice addirittura uno statista, ma i dati (elezioni e sondaggi) dicono tutt’altra cosa. Ormai il suo partito, in costante calo, è stimato intorno al 5%. È un partito fatto praticamente solo di parlamentari e poco altro incapaci di reagire all’evidente declino. Qualche malumore certamente esiste: Toti se ne è andato portando con sé quasi nessuno; la Carfagna è isolata; qualcuno si ritrova a cena ma niente di nuovo o rilevante succede.
Berlusconi non è mai riuscito a trovare un successore credibile perché non cerca un delfino ma un clone di sé stesso e ovviamente non lo trova. Ogni tanto si vocifera di un congresso ma i dirigenti di Forza Italia non sanno nemmeno da che parte cominciare per organizzare un vero congresso che non hanno mai fatto in vita loro. La leadership di Berlusconi, ancorché evidentemente perdente, è comunque indiscussa e indiscutibile per una sorta di fedeltà politica che ormai è più romantica che politica.
Anche sul piano della linea politica non si vede alcuna novità e tutti i parlamentari non perdono occasione per ripetere le consuete litanie sulla unicità del partito: moderato, liberale, popolare, europeo, ecc. vera anima del centro destra. Anche il senso dell’umorismo ormai difetta visto il peso elettorale della Lega e il ruolo politico che ha saputo giocare negli ultimi tempi. E non è finita. Con la riduzione del numero dei parlamentari alle prossime elezioni politiche, e gli attuali orientamenti degli elettori, meno di un quarto degli attuali deputati e senatori di Forza Italia possono sperare di essere rieletti. Questo provocherà una ulteriore diaspora verso la Lega, Fratelli d’Italia e, forse, Italia Viva, che ridurrà ancora di più la capacità di attrazione del partito.
Se nel frattempo non succederà qualcosa di veramente nuovo il destino di Forza Italia è segnato: nella migliore delle ipotesi, sia che si voti con il proporzionale che con il maggioritario, la massima aspettativa è quella di diventare un cespuglietto della destra di Salvini e della Meloni con un bassissimo peso contrattuale nei loro confronti.
In realtà l’unica possibilità di salvezza, ma si tratta solo di un’ipotesi teorica, sarebbe quella di rompere drasticamente con la Lega per distinguersi come partito davvero moderato ed europeista. Ipotesi teorica perché i rimasugli di quello che resta del partito sul territorio sono ovviamente attratti dalla coalizione di centro destra che garantisce ancora a qualcuno qualche posto nelle amministrazioni locali ma soprattutto perché manca a livello nazionale una leadership forte capace davvero di rompere con Salvini e proporre una nuova Forza Italia. Berlusconi non è capace, o non vuole, o non crede ad un’operazione di questa natura. I suoi numerosi colonnelli sono paralizzati e comunque incapaci di liberarsi del peso del vecchio leader e di elaborare una strategia radicalmente alternativa pensando piuttosto a costruirsi dei percorsi personali che in qualche modo consentano loro di restare nell’arena politica.
Quello che tutti auspicano all’interno di Forza Italia, anche se ufficialmente dichiarano l’esatto contrario, è che si vada alle elezioni il più tardi possibile nella speranza che nei prossimi due o tre anni possa succedere qualcosa in grado di rivitalizzare il partito e, nel contempo, ridimensionare gli alleati. Ma non è davvero chiaro cosa dovrebbe o potrebbe succedere in assenza di una strategia politica e di un’iniziativa diretta del partito. Del resto Berlusconi sembra ormai colpito, consapevolmente o inconsapevolmente dalla sindrome di Sansone pronto a portare con sé tutti i filistei, vedendo risorgere ovunque i comunisti e adesso anche i fascisti. Ma i filistei non si ribellano, non reagiscono, non combattono e aspettano. La consunzione del partito continua nell’attesa di una svolta improbabile e/o nella rassegnazione della convinzione che ormai non c’è più nulla da fare. È stato bello, ma è stato. Forza Italia ha perso la forza (non è in grado di reagire) ma ha perso anche l’Italia (non ha più elettori). Forse continuare a considerare Berlusconi un grande leader politico non è proprio una grande idea.
* E' stato docente universitario di Teoria delle organizzazioni. Il suo blog è ww.stefanozan.it
di Paolo Pombeni
di Stefano Zan *