Ultimo Aggiornamento:
18 settembre 2024
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L’autonomia differenziata e il potere di coalizione della Lega

Maurizio Griffo * - 31.07.2024
Autonomia differenziata

Come è noto, nello scorso mese di giugno è stata approvata la legge sull’autonomia differenziata (Legge del 26 giugno 2024 n.86), che definisce le procedure legislative e amministrative per l’applicazione del terzo comma dell’articolo 116 della costituzione così come modificato nel 2001. L’approvazione di questa legge è stata unanimemente considerata un successo politico della Lega che la ha promossa e di cui un importante esponente, Roberto Calderoli, ministro per gli affari regionali e le autonomie, è stato relatore in parlamento.

Questo successo è ancora più significativo se si considera che il partito leghista non gode di un consenso crescente nel paese. Al contrario, invece, il partito di Salvini, alle ultime consultazioni elettorali, ha visto ridursi in modo significativo i propri voti. Per intenderlo basterà indicare alcune percentuali. Alle elezioni politiche del 2018 la Lega aveva riportato oltre il 17% dei voti validi superando per la prima volta Forza Italia (ancora guidata da Silvio Berlusconi) che si attestava al 14% e distanziando di molto Fratelli d’Italia che doveva accontentarsi di un modesto 4,35%. Quattro anni dopo alle elezioni politiche anticipate del settembre 2022, che proprio la Lega aveva provocato determinando la caduta del governo Draghi, il partito leghista riscontrava una assai notevole perdita di consensi. In questa occasione, infatti, la Lega si attestava ad una percentuale dell’8,9%, rispetto all’8,1% di Forza Italia (per la prima volta orfana di Berlusconi) e al 25,8% di Fratelli d’Italia. Questa discesa dei consensi risulta ancora più significativa se consideriamo i risultati delle elezioni europee. Nel 2019 alle europee la Lega conosceva un risultato lusinghiero con oltre 34% dei voti, mentre Forza Italia si attestava sall’8,8% e Fratelli d’Italia al 6,4%. Cinque anni dopo i risultati erano del tutto diversi. Fratelli d’Italia raggiungeva una percentuale del 28,7%, Forza Italia riscuoteva il 9.58% dei voti, mentre la Lega (nonostante quello che è stato definito come “effetto Vannacci”) doveva accontentarsi dell’8,9%.

Certamente, questi risultati mostrano una forte volatilità elettorale, sia pure all’interno di una determinata area politica. In altri termini, rispetto ad alcuni decenni addietro, gli elettori pur mantenendo una determinata collocazione politica (orientata a destra ovvero a sinistra) cambiano partito più spesso. Tuttavia, al netto di questa considerazione, dai dati che abbiamo citato appare indubbio che la Lega ha visto scemare i propri consensi. Pertanto occorre chiedersi come sia riuscita a ottenere l’approvazione di una legge fortemente autonomista, obiettivo che ha sempre perseguito, proprio nel momento in cui era il partito più debole della coalizione di centro destra. Inoltre, occorre considerare che questo risultato è stato conseguito in una materia sicuramente divisiva anche all’interno dello stesso centro destra. Infatti, sicuramente una buona parte dell’elettorato di Fratelli d’Italia (e anche di Forza Italia) non vede di buon occhio la concessione di maggiori autonomie.

Per spiegare questa apparente anomalia occorre considerare quello che si chiama il potere di coalizione. La Lega, pur in netto calo di consensi, risulta comunque decisiva per garantire la maggioranza del governo attualmente in carica. In buona sostanza, l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata rientra in un accordo politico più generale. Fratelli d’Italia ritiene essenziale l’approvazione della legge di riforma costituzionale sul premierato e per questo è stata disposta a concedere all’alleato minore la legge sull’autonomia differenziata. Un accordo politico che spiega il successo leghista.





* Ordinario di storia delle dottrine politiche - Università di Napoli