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16 marzo 2024
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Internet e la neutralità della rete nell’era Trump

Carlo Reggiani * - 24.05.2017

L’amministrazione Trump e il presidente stesso hanno avuto non pochi grattacapi di cui occuparsi nelle ultime settimane che hanno visto, tra l’altro, il licenziamento del capo dell’FBI e il presidente accusato di aver rivelato informazioni altamente classificate durante l’incontro con la delegazione russa. Tuttavia, le notizie sulla “neutralità della rete” hanno tenuto banco sugli organi di informazione americani e non solo.[1] L’oggetto del contendere e’ la proposta della Federal Communication Commission, l’autorità’ americana competente in materia di telecomunicazioni, di rivedere la legislazione sull’argomento stabilita nel 2014 dall’amministrazione Obama, che essenzialmente regolamenta Internet.

 

Cos’e’ la neutralità della rete?

E’ lecito allora chiedersi perché la “neutralità della rete” (in inglese “net neutrality”) e’ così importante da essere parte integrante dell’agenda politica dei Presidenti degli Stati Uniti? Nell’ultimo decennio abbondante[2]la questione ha suscitato un dibattito incandescente e spesso dominato da retorica e ideologia; ciò rende difficile dare una definizione precisa ma essenzialmente la discussione sulla “neutralità della rete” si basa sull’interpretazione e la difesa del principio secondo cui su Internet ogni tipo di informazione e contenuto deve essere trattato in modo uguale.[3]

 

In termini molto semplificati, la struttura di Internet può essere vista come: grandi imprese di telecomunicazione, proprietarie della rete fisica su cui si basa Internet, che mettono in comunicazione gli utenti con chi sviluppa applicazioni e contenuto, siano queste grandi imprese, amministrazioni pubbliche o privati cittadini con un piccolo sito. Secondo i difensori del principio di neutralità, Internet e’ stato creato come una rete completamente “passiva”, per trasmettere qualsiasi tipo di informazioni e su cui chiunque poteva sviluppare nuove applicazioni e contenuti. La passività della rete, tuttavia, e’ stata messa in discussione dall'affermazione della banda larga, una tecnologia che permette di distinguere l’informazione e il contenuto che passa per la rete. La banda larga consente quindi alle telecom di distinguere tra tipi di contenuto e, potenzialmente, gestire attivamente il traffico. Chiaramente la banda larga ha contribuito alla crescita del settore e all’affermazione di Internet come uno strumento ormai irrinunciabile nel mondo occidentale e non solo; tuttavia, il successo di Internet e l’uso di applicazioni sempre più complesse, come video-conferenze e film in streaming, pongono problemi di traffico e congestione della rete.

Il dibattito e le questioni aperte

Nello specifico il dibattito si e’ incentrato su un discreto numero di fronti, il cui filo comune sembra essere l’allocazione delle risorse generate dal settore e, in particolare, tra i giganti delle telecomunicazioni e le imprese che generano contenuti e applicazioni. Su tutte, tre questioni sembrano avere una rilevanza particolare:

  • Discriminazione: fino a che punto deve essere consentito alle telecom di gestire il traffico e discriminare tra diversi tipi di contenuto? Secondo la neutralità più stretta, nessun tipo di interferenza dovrebbe essere consentito, nemmeno per evitare “ingorghi” e traffico; per chi invece e’ contrario alla neutralità, alle telecom dovrebbe essere consentito di offrire “autostrade a pagamento” per una connessione veloce a contenuti e applicazioni particolari, così che il mercato possa ottimizzare il traffico senza bisogno di un intervento regolatore. 
  • Innovazione e investimento: la neutralità della rete e’ vista dai suoi proponenti come una condizione fondamentale per garantire l’innovatività di Internet. L’innovazione di piccole start-up, spesso basate su idee molto radicali, e’ ciò che determina il valore e il successo di Internet come lo conosciamo oggi. Alcune di queste piccole start-up si sono poi trasformate in giganti globali come Google, Facebook e molti altri. La discriminazione e un Internet veloce a pagamento potrebbero rendere molto più difficile l’entrata delle piccole imprese e rendere Internet meno dinamico e innovativo. Dall’altro lato, chi si oppone alla neutralità sostiene che tramite canali prioritari di consegna del contenuto le telecom genererebbero maggiori risorse finanziarie da investire nella rete, così da diminuire il rischio di congestione e quindi riuscendo a garantire ancora più spazio per l’entrata alle piccole imprese.
  • Il blocco di alcune applicazioni oil favorire un certo tipo di contenuto rispetto ad altri. Queste pratiche costituiscono una chiara violazione del principio di neutralità. Tipici esempi sono il blocco di Skype da parte di Deutche Telekom in Germania nel 2012 oppure il contratto “binge-on” di T-Mobile negli Stati Uniti secondo cui i contenuti video scaricati dall’utente non contano ai fini del calcolo dei dati consumati mensilmente. Bloccare contenuto o messaggi pubblicitari legati ad esso oppure favorire il contenuto di certi siti può avvantaggiare imprese vicine alle telecom e danneggiare i rivali.

 

Stati Uniti: la legislazione Obama e l’era Trump

In questo contesto verso la fine del 2014 l’amministrazione del presidente Obama, grande sostenitore della “neutralità della rete”, ha approvato una prima serie di regole sull’argomento. Le nuove regole sono state immediatamente contestate dalle telecom americane e, dopo l’elezione, Donald Trump ha promesso di smantellare la “neutralità della rete”. Il nuovo presidente ha anche nominato un nuovo capo della Federal Communication Commission, Ajit Pai, un giovane avvocato di origini indiane e posizioni vicine al Partito Repubblicano.

 

Al momento, il nodo principale su cui si sta muovendo Pai è la classificazione di Internet: le regole approvate da Obama hanno reso Internet un servizio di pubblica utilità, il che rende automaticamente la Federal Communication Commission competente in materia. Pai, invece, ha proposto un passo indietro che renderebbe Internet non più soggetto alla legge sulle Telecomunicazioni. Gli oppositori della “neutralità della rete” hanno salutato positivamente la decisione come primo passo verso lo smantellamento della legislazione precedente. Inoltre, secondo alcuni, la Federal Trade Commission - l’antitrust americana- ha maggiore esperienza e possibilità di proteggere i consumatori in caso di violazioni da parte dei giganti di Internet. Ma la partita e’ ancora lunga e il dibattito sempre più caldo.



[2] Il termine “net neutrality” è stato introdotto da Tim Wu, un professore di legge alla Columbia University nel 2003: http://www.timwu.org/network_neutrality.html.

[3] Internet è pieno di video divertenti che spiegano più o meno accuratamente l’idea. Alcuni esempi sono:https://www.youtube.com/watch?v=NNhFfAl0X-ohttps://www.youtube.com/watch?v=NNhFfAl0X-o

https://www.youtube.com/watch?v=xjOxNiHUsZw

https://www.youtube.com/watch?v=zmVGayHTPQM

https://www.youtube.com/watch?v=9sogCXsvp9w

 

 

 

 

* Economista presso l’Università di Manchester, Regno Unito.