Inizierà un nuovo anno
Chiudiamo un 2021 complicato. Abbiamo vissuto l’esperienza di un duro confronto con la pandemia. Sembrava ne uscissimo vincitori, ma oggi non sappiamo se anziché vincere la guerra abbiamo solo vinto alcune battaglie. Importanti, molto importanti, negarlo è senza senso. Tuttavia dobbiamo mantenere la nostra coesione, perché c’è ancora da fare, e non poco.
Nel suo piccolo “Mente Politica” ha cercato di essere attiva nelle battaglie che abbiamo avuto di fronte e cercherà di fare il massimo per quelle che ci aspettano nel nuovo anno. Ci sostiene la costanza con cui la comunità di lettori che ci segue con continuità partecipa al nostro sforzo e ci aiuta nella fatica non piccola che costa mandare avanti questa esperienza. E’ tutto prodotto di lavoro volontario stimolato dalla scelta di non tirarci indietro nell’essere e nel costruire “opinione pubblica”.
Un compito non facile, talora frustrante, in un contesto che sembra amare più le rappresentazioni del nuovo teatro delle maschere (sempre quelle che ripetono ogni volta una parte perfettamente prevedibile). Finché ce la facciamo, continueremo.
Nella nostra civiltà occidentale il Natale è il simbolo di questa volontà di rinascita accettando il mistero della fragilità della condizione umana. Lo si celebra regolarmente in prossimità dell’avvento del Nuovo Anno, che tutti speriamo sempre migliore del precedente, poi si vedrà. Per questo ci scambiamo gli auguri e lo facciamo di vero cuore coi nostri lettori.
Ci saranno presto eventi diversi con cui dovremo misurarci: dal constatare se il nostro sistema politico riesce a superare in maniera appropriata il tornante dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, che non a caso deve essere il simbolo della “tenuta” del nostro essere comunità politica di destini, al fare i conti con la pandemia e con i cambiamenti che questa in parte ha già portato e in parte maggiore porterà.
Per affrontare questo tornante serve anche mantenere una “mente politica”. Non risolve tutto, ma aiuta. Non la producono certo i nostri contributi da soli, perché ci vuole un lavoro collettivo, una solidarietà fra donne e uomini perché si arrivi alla condivisione di un modo di “sentire” la repubblica, cioè la “cosa di tutti”.
Per noi l’ambizione è poter essere uno dei piccoli contributi che concorrono a quest’opera. Se ci riusciremo anche solo parzialmente, vorrà dire che prendiamo sul serio l’anno nuovo che inizia.
di Francesco Provinciali *
di Paolo Pombeni