Ultimo Aggiornamento:
14 dicembre 2024
Iscriviti al nostro Feed RSS

Il riscatto della Tunisia: Il Nobel per la pace al quartetto per il dialogo nazionale tunisino.

Leila El Houssi * - 22.10.2015
Salil Shetty

Sono trascorsi quasi cinque anni dal gesto del giovane Mohammed Tarek Bouazizi che, il 17 dicembre 2010, per reagire alla polizia che gli aveva confiscato un banchetto di frutta e verdura, unica sua fonte di sostentamento, si cospargeva di benzina e si dava fuoco. Per le ustioni riportate moriva pochi giorni dopo. Bouazizi, pur non avendo mai frequentato l’Università, venne presentato pubblicamente come un giovane laureato disoccupato, assurgendo così nell’immaginario collettivo a simbolo di una generazione. Con il suo atto dimostrativo ed estremo egli aveva voluto denunciare pubblicamente il sistema di potere corrotto e repressivo, ormai intollerabile per un paese dove circa il 50 per cento dei laureati era disoccupato e impossibilitato a “fuggire” verso un’Europa che aveva chiuso le frontiere. La corruzione endemica, il divario sempre più crescente tra ricchi e poveri, l’incapacità di controllare completamente la sfera pubblica aveva generato un deterioramento del regime stesso. Da quel giorno migliaia di giovani tunisini entrarono nella storia esprimendo con grande coraggio il loro dissenso, scendendo nelle strade e nelle piazze del paese.  

Sono stati anni complessi dominati da un processo di transizione difficile in cui non sono mancati momenti di profonda crisi. Si è passati attraverso le forti tensioni che hanno animato i lavori della commissione costituente, gli attentati politici del 2013 in cui hanno perso la vita Choukri Belaid e Mohammed Brahmi. La società ancora oggi lamenta, inoltre, un profondo malessere a causa della crisi economica che sembra non concludersi generando una crescente disoccupazione e una mancanza di prospettive per le giovani generazioni. Una crisi congiunturale accentuata dal terrorismo che ha costretto la Tunisia a decretare lo stato di emergenza all’indomani dei due sanguinosi attentati avvenuti lo scorso marzo al Museo del Bardo a Tunisi, e a giugno nel resort di Port El Kantaoui.

La strategia del terrore, che è stata innescata, rivela il tentativo di destabilizzazione a cui è soggetto il paese, unico nell’area a portare avanti un processo di transizione democratica.  Con la promulgazione di una Costituzione democratica, con il dialogo tra le parti sociali e con una società civile vigile e attenta la Tunisia ha mostrato la propria volontà di proseguire sulla strada della costruzione della democrazia. Questa Tunisia oggi festeggia un riconoscimento importante: l’assegnazione del Nobel per la pace al Quartetto nazionale per il dialogo tunisino. Nato nell'estate del 2013, "quando il processo di democratizzazione era sul punto di crollare sotto il peso di assassini politici e disordini", il Quartetto per il dialogo nazionale tunisino, da decenni è in prima linea nella lotta per la difesa dei diritti umani dei tunisini ed è costituito da quattro organizzazioni della società civile: il sindacato (Ugtt), da cui è provenuto il primo impulso all’iniziativa, la confederazione degli industriali Utica, la Lega dei diritti umani (Ltdh), l’Ordine nazionale degli avvocati. Il Quartetto, come si evince dalla motivazione dell’assegnazione del Premio Nobel, “è riuscito a creare un processo politico pacifico in un momento in cui la Tunisia era sull'orlo della guerra civile. E così ha messo il Paese nelle condizioni di stabilire una costituzione e un sistema di governo che garantisca i diritti fondamentali a tutto il popolo tunisino indipendentemente dal genere, dal credo politico o dalla fede". All’indomani dell’assegnazione del Premio Nobel Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International ha dichiarato "Queste organizzazioni erano continuamente minacciate dal governo prima della rivolta del 2011 e hanno mostrato grande coraggio in un clima di repressione. Negli anni difficili da allora sono rimaste salde nell'esprimersi a favore dei diritti umani e dello stato di diritto. Mentre l'ombra di attacchi dei gruppi armati sovrasta la Tunisia, questo riconoscimento da parte del Comitato per il Nobel è un segnale di speranza per un paese che affronta sfide enormi per il futuro."

Il premio rende merito, quindi, alla lotta e ai sacrifici società civile tunisina che ha creduto nel processo di democratizzazione iniziato nel 2011 sulla sponda sud del Mediterraneo ed esorta il popolo tunisino a procedere in questa direzione anche se la strada è ancora lunga e non priva di ostacoli e difficoltà.

 

 

 

 

Leila El Houssi si occupa di storia, culture e questioni di genere nel Nord Africa. Coordinatrice scientifica e docente del Master Mediterranean Studies presso l’Università di Firenze, è autrice di "Il Risveglio della democrazia. La Tunisia dall'indipendenza e la transizione" (Carocci, 2013)