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I miracoli di Bufalo Bill

Stefano Zan * - 25.04.2018
Buffalo Bill

Bufalo Bill, rigorosamente con una effe sola, è colui che racconta bufale una dietro l’altra.

Giggino Di Maio, il Bufalo Bill dei nostri tempi, sta riuscendo in un’operazione straordinariamente innovativa. Tutti, almeno i non più giovani, ricorderanno la feroce battuta con la quale Andreotti rispondeva alla consueta litania degli oppositori che sostenevano che, col tempo, il potere logora: “Il potere logora chi non ce l’ha!”

Oggi stiamo assistendo ad un nuovo fenomeno: il potere sta logorando Bufalo Bill che il potere ancora non ce l’ha. Vediamo con ordine.

Pur di andare al governo in qualità di Presidente del Consiglio, raccontando la bufala di aver vinto le elezioni, il nostro si è fatto prendere totalmente dalla sindrome del conte Ugolino che si mangiò i figlioletti giustificandosi con la celebre frase: “Più dell’onor potè il digiuno”.

Di Maio in queste settimane si è mangiato diversi figlioletti:

Intanto si è mangiato il programma votato dagli iscritti e sul quale si sono espressi 11 milioni di elettori. Il nuovo programma, molto più accondiscendente e moderato non è più contro l’euro, l’Europa, la Nato; non prevede più il taglio delle pensioni sopra i 3.000 euro netti al mese; è fatto di 24 punti anziché di 20. Affermare che si tratti di semplici modifiche dell’editing mi sembra un po' azzardato anche per i grillini più ferventi (Travaglio incluso).

Poi si è mangiato il governo che aveva presentato prima delle elezioni sostenendo, oggi (ma era così anche ieri) che i ministri li nomina il Presidente della Repubblica e che quindi quelli che aveva indicato lui come il “meglio del Paese” erano una mossa puramente propagandistica, uno scherzo.

Si è mangiato un’atavica cattiveria con la quale venivano mandati a quel paese (quasi) tutti: Renzi, partiti, sindacati, cooperative, banche e banchieri, persino le olimpiadi. Oggi è buono con tutti. L’unico nemico rimasto è Berlusconi che è un po' come sparare sulla Croce Rossa. Gli va bene pure il PD con Renzi, assolutamente indigeribile prima delle elezioni.

Crede di aver inventato la teoria dei due forni che invece è di vecchia data e risale alla Prima Repubblica. Tra poco potrebbe riscoprire anche le “convergenze parallele” che furono una delle metafore più affascinanti e incomprensibili dell’epoca.

E’ evidente che pur di andare al governo Buffalo Bill è disposto a tutto, a mangiarsi e rimangiarsi anni e anni di storia del movimento.

In televisione è bravissimo, il vero erede di Berlusconi: magro, elegante, senza barba, capelli sempre in ordine, calmo e tranquillo con una parlantina straordinaria e uno sguardo ammiccante che rende convincente qualsiasi bufala dica, non solo per le casalinghe di Voghera, e ogni apparizione gli procura un sacco di voti.

Eppure alcuni segnali dovrebbero preoccuparlo.

Ieri, uscito dal secondo incontro con la Casellati, ha dovuto dichiarare che deve tener conto del movimento e che non può fare quello che gli pare: curiosa ancorché tardiva scoperta per un leader di partito.

Ha ammesso che nel movimento, apparentemente compatto e granitico, si stanno agitando diversi malumori, anche in ragione della dichiarata disponibilità ecumenica di far l’accordo con chi che sia pur di andare (lui) al governo: “Questo o quello per me pari sono” non sembra convincere tutti i grillini che continuano ad amare (anche) Di Battista.

Ha trasformato il più grande movimento anti sistema d’Europa nel più mite e ragionevole partito di governo, tanto è vero che molti osservatori lo paragonano alla vecchia Democrazia Cristiana, notoriamente attaccata alle poltrone.

Sta facendo un gioco che rende più difficile il compito del Presidente della Repubblica, per altro fermamente deciso a riconoscere il peso elettorale dei 5Stelle, e questo non è mai un bel segnale per un leader che dovrebbe invece “aiutare” il Presidente nella soluzione della crisi.

Non gode di un appoggio esplicito di Casaleggio e Grillo che, giustamente, sono più interessati ai destini del movimento che a quelli di una singola persona: in questo caso davvero uno vale uno.

Con le ultime mosse rischia fortemente di farsi soffiare il posto dall’amato Fico che, notoriamente, rappresenta una “sensibilità” diversa del movimento.

Infine sta facendo chiaramente capire che se si dovesse tornare presto alle urne la responsabilità principale sarà la sua, rispetto alla ragionevolezza dimostrata da tutti gli altri interlocutori.

Sta a vedere che nei prossimi giorni, grazie a lui, potremo davvero coniare la nuova frase in puro stile andreottiano: “Il potere logora chi non ce l’ha ancora” e cioè Bufalo Bill.

(SZ, 20/4/18)





* E' stato docente universitario di Teoria delle organizzazioni. Il suo blog è ww.stefanozan.it