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17 aprile 2024
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Gli inganni del populismo

Stefano Zan * - 05.12.2018
Populismo

L’essenza dei partiti populisti si basa su quattro falsi ideologici che corrispondono ad altrettanti inganni degli elettori.

Primo falso: il popolo è la soluzione di tutti i problemi politici. Non è vero. Nelle democrazie moderne il popolo è il problema e non la soluzione per la semplice ragione che il popolo inteso come entità unitaria è un concetto astratto. Nella realtà concreta il popolo è un insieme assai articolato, differenziato, stratificato di persone. Del popolo reale, quello che si esprime col voto alle elezioni, fanno parte ricchi e poveri, occupati e inoccupati, colti e incolti, onesti e disonesti, credenti e non credenti, violenti e non violenti, del nord e del sud, uomini e donne, giovani e anziani, ecc. con caratteristiche socio-economiche, valori, interessi, bisogni molto diverse tra di loro. Il popolo inteso come soggetto unitario, omogeneo, caratterizzato da comune sentire semplicemente non esiste. Il problema di tutte le democrazie è quello di governare le differenze.

Secondo falso: l’unico vero conflitto sociale è tra popolo ed elite. Non è vero. Accanto ai conflitti che riguardano ampie categorie del popolo reale con le elite (che andrebbero meglio specificate), sono innumerevoli i conflitti tra le diverse componenti del popolo: nord e sud, uomini e donne, giovani e anziani, garantiti non garantiti, ambientalisti e non ambientalisti, ecc. Le differenze che caratterizzano le diverse componenti del popolo reale spesso producono conflitti latenti o manifesti che devono in qualche modo essere governati.

Terzo falso: le politiche dei governi populisti soddisfano tutti i bisogni del popolo. Non è vero. Data la scarsità di risorse e le caratteristiche sociologiche del “popolo” le politiche pubbliche soddisfano sempre una parte dell’elettorato a scapito di altre. Le politiche fiscali, assistenziali, sanitarie, infrastrutturali, ecc. privilegiano alcune categorie rispetto alle altre. Flat tax, riforma Fornero, reddito di cittadinanza impegnano risorse che potrebbero essere impegnate in altro modo a maggior beneficio di altri cittadini.

Quarto falso: i rappresentanti del popolo sono essi stessi popolo. Non è vero. Sono politici di professione, che spesso in vita loro non hanno fatto altro, oppure provengono da altre elite economiche, e che godono di tutti i benefici e i privilegi spettanti a questi ruoli. Una volta insediati tendono a mantenere il loro potere anche a costo di “riaggiustare” i programmi con i quali erano stati eletti. Anch’essi fanno parte a tutti gli effetti delle elite.

 

Ma perché periodicamente questi inganni funzionano e apportano consenso ai partiti populisti? Per una serie di ragioni che conviene evidenziare.

I partiti populisti si pongono sempre come alternativa radicale ad uno status quo che per diverse ragioni ha reso insofferenti una buona parte degli elettori che sperano che il “nuovo” sia di per sé migliore rispetto alla situazione precedente.

La stragrande maggioranza del “popolo” non si interessa di politica, non la conosce, non la capisce e definisce i suoi orientamenti e le sue scelte sul piano emotivo basandosi sulla propaganda politica che è l’unica cosa che segue occasionalmente sulle televisioni, sui giornali, sui social.

I partiti populisti sono particolarmente attenti alla propaganda e alla iper-semplificazione della comunicazione politica. Pochi messaggi, reiterati all’infinito, che diventano dei veri e propri mantra ai quali molti elettori si abituano e con i quali col tempo si identificano.

I nemici sono pochi e chiaramente identificati: le elite, i migranti, l’Europa.

Le promesse sono poche, chiare, accattivanti: reddito di cittadinanza, legge Fornero, flat tax.

Linguaggio, abbigliamento, presenze tendono sempre a sottolineare l’appartenenza dei leader al popolo.

Anche la propaganda è infarcita di inganni. Non esiste paese senza elite; l’Europa è comunque un partner indispensabile; il pericolo migranti è enfatizzato ad arte; le promesse elettorali non sono economicamente sostenibili se non in misura ridotta e con tempi lunghi, ecc. ecc.

Ma questo tipo di propaganda, a differenza di quanto proposto dai partiti non populisti, riesce a cogliere e a incanalare le paure, la rabbia, il rancore, l’invidia, i sogni, le speranze di una buona parte dell’elettorato, a riprova del fatto che il popolo è il problema e non la soluzione.

 

 

 

 

* E' stato docente universitario di Teoria delle organizzazioni. Il suo blog è ww.stefanozan.it