Ultimo Aggiornamento:
27 marzo 2024
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Fibrillazioni da Transizione di Sistema?

Paolo Pombeni - 19.06.2019
Lega e Forza Italia

Continuiamo a vivere in una fase di turbolenza diffusa. Dovrebbe essere finita la campagna elettorale continua, ma così non è per una ragione banale: non si può ancora escludere che sarà riaperta a breve per scioglimento anticipato della legislatura. L’impressione che si ricava da quanto è successo è che la geografia del potere dei partiti sia in forte movimento. Non un movimento che va davvero in una direzione precisa, ma qualcosa di sussultorio che sposta continuamente simpatie ed adesioni, non solo in termini di voti ma anche in termini di scelte di schieramento delle classi dirigenti, senza che sia possibile capire quando finirà questo sciame sismico e soprattutto quale sarà il paesaggio che ci lascerà in eredità.

A destra certamente al momento la Lega sembra avanzare senza ostacoli verso l’occupazione stabile della leadership di sistema, ma ci sono due fenomeni che potrebbero diventare interessanti. Il primo e più importante è la crescita costante di Fratelli d’Italia, che potrebbe essere il segnale che una parte almeno del mondo della destra si prepara ad una alleanza con Salvini da un punto di forza. C’è da tenere conto di un consueto meccanismo della politica italiana: quando si crede di aver individuato un vincitore, piuttosto di accorrere nelle sue fila dove si sarebbe gli ultimi arrivati, si preferisce creare un partito di alleanza parallela con cui è più facile ottenere la partecipazione alla divisione delle spoglie.

Il secondo fenomeno è il declino continuo di Forza Italia, inchiodata dal tramonto di Berlusconi. Poiché questo leader ha creato il mito del dualismo secco fra destra e sinistra, oggi non sa più letteralmente come sbrogliare la situazione: restare a destra significa essere il gregario sopportato e insignificante della Lega; uscire da quella posizione gli è impossibile, perché ha proclamato per anni che la sinistra è la sentina di tutti i mali, sicché la gran parte dei suoi elettori non lo seguirebbe in una alleanza con quella componente.

Altrettanto impossibile è capire se la sinistra in senso lato possa tornare ad essere una alternativa in grado di competere. A guardare a quel che accade si potrebbe dubitarne. Il PD non riesce ad uscire dal marasma in cui è finito essendo stato sin dall’inizio, ma avendo poi peggiorato la situazione, una federazione di correnti. Queste magari ogni tanto si scompongono e si ricompongono, ma il panorama resta immobile. Il massimo che anche la nuova direzione di Zingaretti riesce a fare è ripetere il mantra inutile della “sinistra plurale”. È l’eterna illusione che domina da quelle parti: i grandi blocchi, le ammucchiate che sono caratterizzate dall’essere “anti” qualcosa (antifascisti, antiberlusconiani, anti salviniani). Sono cartelli che raramente portano alla vittoria, ma anche quando questo accade si sfasciano presto contro il primo scoglio che affiora.

Oggi sembra possibile che si assisterà al mesto ritorno all’ovile del gruppuscolo di LeU, che pensa di cavarsela dicendo che lo fa un po’ per il dovere di impedire la vittoria della destra, un po’ perché ha vinto la battaglia di marginalizzare Renzi. Questa roba da quelle parti un tempo si chiamata “falsa coscienza”. Peraltro anche a prescindere da questa valutazione è un gruppo che non porta in dote una forza sufficiente per vincere la battaglia contro la nuova egemonia della destra, mentre allontana ulteriormente una componente dell’elettorato che non ne può più di perdere tempo a rincorrere i rituali di quelli che devono fare a tutti l’esame del sangue per vedere se sono veramente “de sinistra” (lo scriviamo alla romana, perché la degenerazione viene dalla Capitale).

Questo clima di incertezza si autoalimenta in continuazione, mentre il grillismo passa meritatamente da un tramonto all’altro, e si sfasciano anche pezzi delle istituzioni. Quel che sta accadendo nell’ambito della magistratura è emblematico. Quella forza che da Tangentopoli in poi aveva voluto ergersi come il novello Catone che avrebbe censurato e sconfitto la corrotta politica, è finita vittima di quei vizi che aveva voluto denunciare: il correntismo, il sistema di spartizione delle spoglie, il negoziato con i poteri politici, che non erano poi visti come così spregevoli.

La lettura delle intercettazioni fra figure di spicco del Csm e della Anm a contatto con qualche politico lascia impietriti per la volgarità delle culture (parola eccessiva) a cui si ispirano e per l’improntitudine delle operazioni che cercano di mettere in piedi. Per carità, sappiamo benissimo che non si tratta di modi d’agire e di pensare che si estendono a tutta la numerosa classe dei magistrati, ma così era anche per la corruzione che in tempi neppur tanto lontani una parte della magistratura attribuì a tutta la classe politica (e di cui qualche suo esponente ancora si vanta nei palcoscenici dei talk show).

Si capisce che il populismo al potere, e anche altre componenti dell’universo politico si compiacciano di quanto sta accadendo pensando così di poter saldare qualche vecchio conto. Noi però, come osservatori partecipi della situazione, siamo preoccupati per questo ulteriore scossone che colpisce il nostro già traballante sistema politico-sociale. Sono segnali da non sottovalutare di una crisi di transizione che anziché andare verso uno scioglimento si sta avvitando sempre più su sé stessa.