Sergio Mattarella e lo spartiacque politico dell’Europa
Il secondo mandato presidenziale a Sergio Mattarella porta con sé un riposizionamento dei partiti e una riorganizzazione del loro sistema. Ciò si collega direttamente alla questione del rapporto con l’Europa. L’elezione di Mattarella, infatti, può essere letta attraverso la prospettiva del conflitto tra i sostenitori del processo di integrazione europea e i loro oppositori.
L’alleanza elettorale di centro-destra è composta da tre partiti: Forza Italia (FI), Lega e Fratelli d’Italia (FdI). FI è un partito filoeuropeo e fa parte del Partito Popolare Europeo. In Italia, tuttavia, FI è un alleato politico della Lega e di FdI. Quest’ultimi rientrano tra i partiti che chiedono “più stato nazionale e meno Europa”: in altre parole che l’Europa passi da un’architettura sovranazionale a una intergovernativa. Questa è una contraddizione di fondo che Forza Italia si porta dietro da sempre.
Ancora l’anno scorso il leader della Lega Matteo Salvini ha cercato, senza esito, di costituire un proprio gruppo “sovranista” all’interno del Parlamento europeo, insieme all’ungherese Viktor Orbán e al polacco Mateusz Morawiecki, entrambi leader di partiti euroscettici. Nel Parlamento europeo la Lega fa parte del gruppo politico “Identità e Democrazia", nel quale confluiscono, tra gli altri, la populista e conservatrice Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ) e il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD), spiccatamente anti-europeo.
Fratelli d’Italia si è accasata nel gruppo parlamentare europeo “Conservatori e Riformisti europei”, di cui fanno parte, tra gli altri, il partito populista di destra spagnolo Vox e quello polacco Diritto e Giustizia. Entrambi condividono con FdI posizioni di scetticismo o addirittura di rifiuto verso il processo di integrazione europea.
In occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica, l’alleanza tripartita di FI, Lega e FdI si è spezzata proprio sulla linea che li separa in campo europeo. I partiti filoeuropei, in primo luogo il Partito Democratico, Italia Viva ed altri minori di centro, hanno respinto le candidature non consensualmente concordate tra i partiti di governo. Alla fine Forza Italia ha sostenuto, in un´ottica europea, la rielezione del presidente uscente, ritirandosi così dall`alleanza di centro-destra e dalle posizioni unanimemente concordate poco prima dal centro-destra, che respingevano tale ipotesi. Lo stesso ha fatto la Lega.
Dopo l’elezione di Mattarella, sia la Lega (per intanto solo rinviato) che il Movimento 5 Stelle si trovano ad affrontare una resa dei conti interna, tra una fazione pro e una anti-europea o comunque critica. Nell’elezione del capo dello Stato, Salvini ̶ che certo fino ad oggi non si è mostrato un grande filo-europeo ̶ ha dovuto alla fine piegarsi alle pressioni interne provenienti dalla maggioranza del suo partito e rompere di fatto l’alleanza con FdI. Già l’anno scorso Giancarlo Giorgetti, ministro dello sviluppo economico in quota Lega, aveva sottolineato che Salvini avrebbe dovuto decidere da che parte stare. Secondo lui, la “svolta europea” di Salvini era “incompleta” e un’alleanza con AfD nel Parlamento europeo completamente anacronistica. Due giorni dopo l’elezione del Capo dello Stato, Salvini sembra aver già tratto le conseguenze e ha proposto la formazione di un nuovo soggetto politico del centrodestra, senza esponenti legati “a ideologie superate dalla storia” (leggi: antieuropei). L’operazione dovrebbe orientarsi, anche se ancora non esplicitamente dichiarato, verso il Partito Popolare Europeo.
Il Movimento 5 Stelle è nato come partito fortemente euroscettico, se non proprio antieuropeo. Dopo le sue prime elezioni europee, nel 2014, ha aderito al gruppo parlamentare “Europa della Libertà e della Democrazia Diretta”, che comprendeva tra gli altri l’UIKP, il partito della Brexit. A partire dalle elezioni europee del 2019, i deputati 5 Stelle non fanno parte di nessun gruppo politico europeo. Nello stesso anno Giuseppe Conte, ex presidente del consiglio nonché attuale presidente del movimento, aveva rotto l’alleanza con il leader della Lega Salvini e da allora il movimento si è aperto verso un’alleanza elettorale con il Partito Democratico. Ciononostante, il giorno prima dell’elezione di Mattarella, lo stesso Conte ha cercato di lanciare una candidatura comune insieme a Salvini, senza informare i rispettivi alleati. Non va dimenticato che all'interno del Movimento 5 Stelle c’è ancora una forte componente euroscettica, che in questo senso preferisce guardare alla Lega piuttosto che al PD. In occasione della rielezione di Mattarella hanno prevalso i sostenitori dell’UE, guidati dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Il Presidente Mattarella, convinto sostenitore dell’UE, è stato quindi eletto dai sostenitori dell’integrazione europea. La sua elezione ha portato alla luce la frattura riguardo alla politica europea all’interno dei partiti e delle alleanze politiche, separando per così dire il grano pro-europeo dal loglio anti-europeo. I partiti che hanno votato per Mattarella sono filoeuropei o stanno comunque cercando di emarginare le loro frange euroscettiche o antieuropee. Se, come sembra, il sistema elettorale misto attualmente in vigore sarà sostituito da uno proporzionale (con una soglia di sbarramento), le alleanze politiche pre-elettorali diventeranno obsolete, mentre le alleanze di governo dopo le elezioni si formeranno lungo questo “spartiacque europeo”.
Quella di Mattarella è dunque un’elezione con molte conseguenze. Un’elezione a favore dell’Europa.
* Prof. emerito di scienza politica presso l’Università di Innsbruck e Senior Researcher presso Eurac Research/Bolzano-Bozen
di Paolo Pombeni
di Günther Pallaver *