Ultimo Aggiornamento:
27 marzo 2024
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Quando la grande musica dà lezione alla politica (e non solo…)

Raffaella Gherardi * - 08.01.2022
Concerto Capodanno 2022

Il tradizionale Concerto di capodanno della filarmonica di Vienna (Das Neujharskonzert der Wiener Philarmoniker) che si tiene ogni anno il 1 gennaio nella sala dorata del Musikverein è sicuramente uno degli avvenimenti musicali più seguiti al mondo, diffuso dalle emittenti di un centinaio di paesi e in grado di raggiungere perlomeno un miliardo di spettatori. L’ emergenza dovuta alla pandemia covid 19 aveva profondamente segnato l’edizione del 2021, svoltasi senza la presenza del pubblico in sala; attraverso una apposita piattaforma on line gli spettatori avevano potuto soltanto inviare applausi virtuali ai musicisti. Nonostante le restrizioni e applicazione di severe misure per contrastare il dilagare della pandemia tuttora in atto, Vienna ha potuto rinnovare, il 1 gennaio 2022, il benvenuto al nuovo anno attraverso il suo seguitissimo concerto e con la presenza, benché contingentata e rigorosamente regolamentata, del pubblico nella splendida sala grande del Musikverein. La direzione dell’evento è stata affidata a uno dei più grandi Maestri contemporanei: Daniel Barenboim. Anche da parte degli spettatori che hanno seguito il concerto attraverso la televisione o i vari media è stata molto forte l’emozione di poter di nuovo seguire la magistrale esecuzione di brani di musica classica da parte di una grande orchestra di fronte al pubblico “vero”, presente in sala: quasi chiamati entrambi (pubblico e orchestra) a dare testimonianza di una volontà comune di vivere la grande musica e di tentare insieme di ergersi  contro il dramma collettivo di una pandemia che attanaglia il mondo intero. E la forte empatia creata da Barenboim fra orchestrali e pubblico durante l’intera esecuzione del concerto ha toccato il suo acme nei due classici brani finali che anche quest’anno, così come ogni anno in precedenza, sono stati chiamati a chiudere il concerto stesso: Il bel Danubio blu (An der schőnen blauen Donau di Johann Strauss figlio) e la Marcia di Radetzky (Radetzky March di Johann Strauss padre). Ma il capodanno viennese 2022 verrà ricordato non solo per i tradizionali e attesi auguri finali rivolti da Direttore e orchestra sulle prime splendide note d’apertura del Bel Danubio blu («Die Wiener Philharmoniker und Ich wȕnschen Ihnen: Prosit Neujahr!»), ma soprattutto per la premessa fuori protocollo che Barenboim ha voluto fare all’effettiva e magica esecuzione dello stesso brano, rivolgendosi in inglese a tutti gli ascoltatori: « Se mi permettete, vorrei dire alcune frasi in inglese anche per il pubblico straniero. – così egli ha esordito, specificando poi bene il motivo di tale scelta e le ragioni precise che ne stanno alla base - È veramente importante avere questo concerto ogni anno, ma lo è ancora di più oggi, con il mondo in una situazione davvero difficile. Vedere tanti musicisti che suonano insieme come un’unica comunità, condividendo lo stesso pensiero e lo stesso sentimento, ci fa capire che il Covid non è soltanto una catastrofe sanitaria, bensì anche umana, in quanto ci allontana gli uni dagli altri. Noi tutti dovremmo prendere esempio da questa orchestra, da questa comunità di musicisti e cercare di vivere insieme e uniti questa catastrofe. Per me l’orchestra è un grande invito a essere solidali, a essere uniti, ad avere un pensiero per tutta l’umanità

Il commosso e partecipe silenzio del pubblico presente in sala a queste parole di Barenboim e poi a seguire l’applauso e la partecipazione effettiva alla esecuzione degli ultimi due brani in programma sono stati davvero un bel viatico per questo nuovo anno. Sicuramente tutti coloro che nel mondo hanno ascoltato le parole del grande direttore d’orchestra/grande uomo Barenboim si sono sentiti profondamente toccati dentro. Sulla scorta della lezione che viene dalla grande musica e dalla orchestra che ne è interprete, egli ha fatto risuonare alta la sfida della solidarietà, dell’unione, dell’umanità tutta di fronte al terribile nemico della pandemia covid 19 che da due anni devasta il mondo intero.

Inutile rilevare come tanti alti esponenti della politica, in tante parti del mondo, non abbiano dato grande prova di senso di appartenenza né in relazione ai pericoli delle loro comunità né tanto meno dell’umanità nel suo insieme, nemmeno di fronte al comune flagello del virus e facendosi spesso alfieri di una urlata e divisiva politica di parte …. Ma in questi primi giorni del nuovo anno occorre forse lasciare aperta la porta alla speranza che qualche lezione venga anche a loro dalla grande musica che attraversa ogni confine e che scalda i cuori sotto ogni latitudine…

 

 

 

 

* Professore dell’Alma Mater Università di Bologna