Il Trentino al bivio? Temi e immagini di una campagna elettorale atipica

Stando ai sondaggi, il buon momento dell’ondata gialloverde che ha ridefinito la geografia politica del paese non sembra subire flessioni, nonostante le incertezze legate alla manovra finanziaria e le reazioni nervose di mercati e partner europei. La tornata elettorale delle amministrative in programma il 21 ottobre in Trentino fornirà un nuovo banco di prova per misurare il radicamento del nuovo corso sovranista e le sue conseguenze in ambiti locali governati da lungo tempo da amministrazioni di centrosinistra.
Si tratta di una campagna elettorale, quella trentina, per molti versi insolita, che risente pesantemente delle vicende politiche che definiscono l’agenda nazionale. Non c’è lo spazio per passare in rassegna le proposte programmatiche del frammentassimo panorama politico locale, anche perché di programmi capaci di andare oltre slogan e parole d’ordinanza non se ne vedono a dire il vero molti. Ci si limita così a qualche considerazione sul modello di comunicazione (in particolare visuale) utilizzato da alcune delle forze politiche in campo.
Si tratta, in generale, di una campagna elettorale catalizzata dalla crescente affermazione, anche in ambito locale, del consenso verso Salvini e dalle possibili ricadute del progetto leghista nel contesto provinciale. Elevato a modello o combattuto come nemico pubblico, il ministro degli Interni è al centro del dibattito, che vede contrapposte forze politiche di varia estrazione (11 i candidati presidente, 22 le liste presentate). Insomma, tutti contro o pro Salvini, all’insegna di in una sostanziale decontestualizzazione dello scenario politico locale.
A sentire discorsi e proclami sono naturalmente tutti autonomisti e tutti hanno come proprio obiettivo quello della salvaguardia dell’autonomia provinciale. C’è chi (PD, Futura 2018, in parte il PATT) lo fa aprendo il ragionamento al futuro, all’inclusività e al rilancio di una prospettiva programmatica capace di innovare il percorso autonomistico, e chi invece (Lega, 5 Stelle, Civica trentina, Progetto Trentino) interpreta il messaggio autonomista in chiave difensiva, quasi fosse il terreno privilegiato per il ripiegamento autarchico tanto sbandierato a livello nazionale, che punta enfaticamente (e populisticamente) a dare centralità al “popolo trentino”, alla sua capacità di autodeterminare il proprio destino, fino a limitare gli investimenti a favore di chi trentino non è.
I programmi veri e propri e i contenuti passano in secondo piano, e in gioco è sostanzialmente il tema della scelta tra continuità e discontinuità con la politica amministrativa passata. Il bagaglio argomentativo è, in una declinazione tutta locale, lo stesso della contesa nazionale: da un lato ci sono le forze di un centro sinistra ormai esploso che faticano a rivendicare i successi amministrativi degli ultimi anni e lasciano che a dettare l’agenda sia un avversario di cui demonizzano i contorni; dall’altro le forze fin qui all’opposizione, le quali cavalcano il senso di insicurezza diffuso (come se il Trentino avesse le stesse criticità di una qualsiasi periferia metropolitana) e velano di messaggi di impronta populista (il Trentino ai trentini; prima i trentini; basta compromessi; cambiamo il Trentino, partecipa anche tu!) volti a marcare la necessaria discontinuità da un (non meglio identificato) mal governo passato. Nel merito si entra davvero poco, e in buona parte ci si limita a una contrapposizione non priva di ruvidità tra un “noi e loro” che non permette una reale disanima dei principali temi all’ordine del giorno per il futuro del territorio (quale piano di sviluppo per l’economia locale? quale destino per l’autonomia provinciale nel contesto nazionale? quale evoluzione per il progetto euroregionale? come ridefinire i modelli di sostenibilità del sistema ambientale, turistico, sanitario, scolastico?).
Se contenuti e programmi passano in secondo piano, cosa vede e cosa legge un cittadino camminando per le strade dei comuni piccoli e grandi di un Trentino che sembrerebbe proiettato sulla via del cambiamento? A dire il vero molta parte della comunicazione gira ormai sui social network, dove i più volenterosi possono anche uscire dalla piattezza degli slogan e condividere materiali e proclami più o meno strutturati, ragionamenti più o meno elaborati. Oltre naturalmente a selfie e documentazioni fotografiche dei vari giri per le piazze a parlare con “la gente” o a Roma a fare visita ai referenti politici nazionali. In generale la tradizionale marcatura simbolica degli spazi urbani coi manifesti elettorali segna una battuta d’arresto significativa e non si contano, a pochi giorni di distanza dalle elezioni, le teche in metallo rimaste nude, sguarnite a metà o disadorne. Ciò significa certo che la comunicazione politica si è spostata su altri canali, ma è anche il segno delle accresciute difficoltà di radicamento di molte forze politiche nel tessuto sociale.
Ma cosa dicono i manifesti e i vari materiali (pieghevoli, locandine, video caricati sui social network) messi in circolo in questi giorni dalle varie forze politiche? Il PD, primo partito alle ultime amministrative, mescola le carte: accanto alla continuità con alcuni registri comunicativi e stilemi delle ultime campagne del partito (colori, sfondi, slogan, taglio delle immagini) si fa strada una proposta comunicativa nuova basata sul tratto grafico (il candidato, Giorgio Tonini, non appare quasi mai in foto) e con una scelta di colori che non riconducono al tradizionale bianco, rosso, verde del PD. Sul fronte dei contenuti, i temi sono quelli della riorganizzazione del welfare, dell’esigenza di crescita dell’economia per finanziare i servizi, della qualità ambientale, della qualità del tessuto sociale. Contro il Trentino come «parte della catena di comando che porta fino al ministero degli interni», il PD si propone dunque di rinnovare e innovare, pur in continuità con la recente esperienza amministrativa. È chiaro anche ai vertici del partito, segnato al suo interno da uno sbandamento senza fine, che la sola leva della buona amministrazione non è in grado di colmare il desiderio di cambiamento generalizzato (e poco circostanziato) che attraversa parti importanti dell’elettorato. È necessaria una discontinuità, che viene cercata anche graficamente con la scelta (piuttosto coraggiosa) del disegno che va a sostituire la fotografia. Quasi a voler mascherare il volto del proprio candidato, che non viene ostentato come fanno invece, in modalità molto tradizionali, le forze politiche avversarie. Il “vecchio”, rappresentato da un politico di lungo corso, è rappresentato in forme nuove e assai poco tradizionali.
A dire il vero il volto più presente della campagna elettorale è forse quello di Salvini, la cui immagine è usata, vampirizzata, esposta da molti come una reliquia. Non è una novità. La personalizzazione della politica promossa da Berlusconi ha sempre lasciato ampia traccia nelle campagne elettorali delle amministrative, ma qui l’uso iconico del capo del partito è ancor più massivo. Si pensi alla scelta di utilizzare il nome del Ministro degli Interni nel simbolo stesso del partito locale (“Lega per Salvini”, “Lega Salvini Trentino”), che spesso offusca il nome del candidato locale, il sottosegretario alla sanità Maurizio Fugatti, appoggiato da una nutrita compagine. Il messaggio è chiaro: votare Fugatti significa votare un uomo di fiducia di Salvini; votare Fugatti vuol dire votare Salvini. A ricordarlo sono le immagini del leader che tappezzano ogni gazebo della Lega, così come i manifesti a metà tra il modello delle campagne presidenziali (repubblicane) statunitensi e la grafica ruspante da tipografia di paese pensata per parlare al proprio elettorato con slogan dalla costruzione sintattica talvolta incerta (autonomia qualità; sanità servizio; ambiente nuova risorsa). Per penetrare più in profondità nel mercato politico trentino è necessario spendere l’immagine del capo, pardon, del “capitano”. Lo ha del resto ammesso lo stesso Salvini replicando a un giornalista che gli chiedeva il senso della presenza del suo nome nel simbolo della Lega trentina. «È una scelta che facciamo dappertutto, solo in Veneto con Zaia abbiamo fatto diversamente. Ma Zaia è Zaia». Come a dire che Fugatti, il possibile futuro Presidente della Provincia, è bene che per ora si muova nel cono d’ombra (o di luce) del suo leader, senza troppe concessioni al personalismo.
E le altre forze politiche? Il Partito autonomista trentino tirolese (PATT) che ha espresso nell’ultima legislatura il presidente della Provincia e che a causa di una profonda crisi interna rischia di vedere decimato il proprio consenso, gioca la carta della continuità, ma l’Ugo Rossi in camicia bianca d’ordinanza che campeggia dai manifesti non riesce interamente a celare, dietro il sorriso un po’ forzato, il nervosismo di chi ha guidato la giunta ed è stato scaricato dai compagni di ventura e da molta parte del partito. Il Movimento 5 Stelle prosegue sui binari cari alla campagna nazionale unendo le logiche della lotta al sistema (in una battaglia indifferenziata contro sprechi, vitalizi, cattiva amministrazione, favoritismi) a una linea comunicativa disadorna e pauperista in pieno stile M5S, che fanno pensare a scelte grafiche volutamente al ribasso (per parlare alla gente comune è bene lasciar perdere raffinatezze grafiche). E poi Futura 2018, un soggetto politico nuovo nel tormentato mondo della sinistra locale, che con un uso non banale delle varie piattaforme di comunicazione promuove il proprio disegno con scelte piuttosto fresche e originali, in cerca di una quadra tra la riflessione evoluta e un linguaggio diretto che si propone di parlare alla gente di partecipazione e solidarietà, di inclusione e innovazione.
Il resto è il solito variopinto carrozzone elettorale, con candidature improvvisate e folcloristiche, compagini gloriose destinate alla sconfitta, trasformismi mirabolanti e ammiccamenti alla pancia del paese. Ma anche, e per fortuna, con i volti e l’entusiasmo di centinaia di persone che per passione, e non sempre con l’idea di un possibile tornaconto personale, scelgono di portare il proprio contributo per il futuro di un Trentino mai come oggi di fronte a un bivio. Reale o immaginato, lo si scoprirà a partire dal 22 ottobre.