Destra e sinistra di fronte al problema della pandemia **

“Sono nato in una famiglia, la sinistra – diceva di sé lo scrittore francese premio Nobel Albert Camus - nella quale morirò”. Ho sempre pensato di me la stessa cosa, convinta che la partizione destra-sinistra abbia ancora senso, anche se molti lo negano. In particolare essere di sinistra significa stare dalla parte degli sfruttati e degli svantaggiati e battersi per la giustizia sociale e economica, nel rispetto, ritengo, dei valori di libertà e eguaglianza nonché dei diritti umani, umani, dell’umanità intera, non soltanto dei cittadini di uno stato nazionale.
Ultimamente però questa visione, chiamatela utopia, sogno o ideologia, se preferite, è offuscata da pesanti accuse sorte dalla crisi pandemica e dalle opinioni e dai comportamenti che ne sono sorti. È dunque nata e si va diffondendo una vulgata che sostiene che essere critici delle misure antipandemiche equivale a essere no-vax, negazionisti, terrapiattisti etc., comunque “di destra”, parificati a quei personaggi mascherati da bisonti che assaltarono il Campidoglio a Washington nel gennaio del 2021, o anche a Trump e a Bolsonaro (sic). Chiunque si ribelli a imposizioni paternaliste che non tengono conto dei criteri di adeguatezza, proporzionalità e necessità, sarebbe “di destra”. Anch’io? Il problema è che la vulgata non tiene nessun conto delle profonde differenze tra chi sostiene tesi deliranti sulla produzione e la pericolosità dei vaccini o sull’origine del virus, e chi critica, come faccio instancabilmente dal marzo del 2020, le modalità delle misure antipandemiche. Chi alza un dito per obiettare qualcosa – ma il pensiero critico, la teoria critica, non erano prerogative della sinistra? Non è la destra che obbedisce, crede e combatte e protegge i “suoi” e non i diritti universali? - chi alza un dito, dicevo, viene accusato di essere “di destra”. Ma stiamo, o meglio state scherzando? È come dire che chi critica il governo israeliano quando intraprende attività illegittime e sopraffattorie nei confronti dei palestinesi è “antisemita”. Ma come vi permettete? Anche questa è una vulgata diffusa e dura a morire, e che chiude la bocca a ogni critica.
Riprendo i criteri, che non sono né di destra né di sinistra, cui attenersi per stabilire la correttezza delle misure antipandemiche: esse devono essere adeguate (non colpire indiscriminatamente, per es. chiudendo le scuole dell’infanzia sostenendo, senza la minima prova scientifica, che i piccoli sono “portatori sani” e terribili diffusori del virus); devono essere proporzionali (quindi non proiettarsi nel tempo per mesi e mesi senza riscontro diretto e minuzioso sui dati), nonché necessarie (è necessario multare anziani non vaccinati almeno tre volte, anziani con la cui pensione, chi ha progettato tali multe, ci compra giusto le sigarette? Sospendere insegnanti che si rifiutano di trasformarsi in gendarmi di controllo dei Lasciapassare verdi degli studenti?).
La critica, civile e corretta, nei confronti di tali atteggiamenti deve poter essere esercitata, in uno stato democratico, anche in regime di emergenza! È prassi autoritaria e dispotica, rovescio le accuse, chiudere la bocca ai critici e accusarli di essere “di destra” (Massimo Cacciari? Giorgio Agamben “di destra”???) perché chiedono ragione di determinate misure che di misurato (adeguato, proporzionale, necessario) ben poco hanno.
Sono nata, ripeto, nella sinistra (avevo già diciassette anni ma nessuno è perfetto) e nella sinistra morirò, alla faccia di chi me lo vuole negare, e sarà la mia sinistra, egualitaria, giusta e libera e rispettosa degli umani diritti, compreso quello di critica.
* Francesca Rigotti, filosofa e saggista, già docente all'Università della Svizzera italiana
** Questo articolo riprende delle considerazioni che Francesca Rigotti ha esposto nel suo articolo pubblicato sul Corriere del Ticino il 17 novembre 2022
di Francesco Provinciali *
di Francesca Rigotti *