Ultimo Aggiornamento:
11 settembre 2024
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Argomenti

Quando il mobbing lavorativo diventa stalking

Francesco Provinciali - 04.09.2024

La recentissima Sentenza della terza sezione penale della Corte di Cassazione n° 32770 del 21 agosto 2024 rappresenta un importante punto di svolta nella considerazione del mobbing lavorativo – quel comportamento che si estrinseca attraverso reiterate azioni vessatorie nei confronti di un lavoratore, deliberatamente messe in atto allo scopo di umiliarlo, emarginarlo, compromettere la sua integrità psico-fisica e persino costringerlo ad abbandonare il posto di lavoro o ad estrometterlo dallo stesso, solitamente generate in senso deteriore e fuorviante  da un rapporto di sovraordinazione  gerarchica (ma anche tra pari, il cd. ‘mobbing orizzontale’) che, ove ripetuto assumendo sembianze sistematiche, finalizzate e persecutorie, può essere assimilato al reato penale di stalking, ai sensi degli artt. 572, 610 e 612 bis del c.p.

Non sono infrequenti le situazioni lavorative – solitamente addebitabili al datore di lavoro – nelle quali il dipendente è fatto oggetto di trattamenti umilianti, offensivi, lesivi della sua dignità personale e professionale, esplicitando un accanimento nei suoi  confronti, che sovente viene emarginato o escluso da comunicazioni o applicazione di norme che lo riguardano e persino da attività lavorative che potrebbe normalmente svolgere così come – di converso – attraverso l’assegnazione di compiti faticosi o umilianti, fino ad imporre in modo unilaterale e non concordato condizioni personali di lavoro, allo scopo di creare

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Si vocifera

Francesco Provinciali - 31.08.2024

I toni miti non sembrano appartenere alle consuetudini comunicative del nostro tempo.

Difficile trovare consensi parlando sottovoce: le ragioni si conquistano con modi sovrastanti, vince l’effetto domino, non ci si può sottrarre alla gratificante soddisfazione dell’essere i depositari dell’ultima battuta.

Si parla, ci si scambiano idee e opinioni, si partecipa più o meno convintamene a questo straordinario palcoscenico planetario della recita a soggetto, dove ormai nessun contatto ci è precluso.

Si pensa, si parla, si dice: ma si sa anche ascoltare?

C’è una selezione naturale nelle scelte di quello che si ascolta, operata dalla nostra mente, dai nostri interessi e dalla nostra attenzione ma non sempre ci riesce di escludere quello che vorremmo restasse fuori.

Viviamo infatti nel magma indistinto della comunicazione al punto che ci riesce difficile separare la realtà dalla sua rappresentazione.

In una società definita complessa, senza centro e senza periferie, finisce per essere vero il tutto ma anche il suo contrario, prevalgono sempre i punti di vista, la soggettività.

Siamo solisti che ambiscono di appartenere al coro ma abbiamo la velleità di pensare che il consenso è meglio acquisirlo partendo dalle nostre personali valutazioni.

Il vociare indistinto che ci circonda finisce col diventare un limbo di soggettività. leggi tutto

Mordere il cielo

Francesco Provinciali - 27.07.2024

Per capire la metafora con cui Paolo Crepet ha intitolato il libro bisogna cogliere e spiegare le ragioni di quelle contraddizioni esistenziali a cui abbiamo dato il nome di ‘complessità’ per connotare il presente: un limbo indeterminato che contiene il tutto e il suo contrario, dal negazionismo, all’indifferenza, dalle incertezze, alle paure, al rancore, all’ignavia che ci rendono isolati e simili alle monadi di leibniziana memoria. L’omologazione culturale spinge verso i luoghi comuni: è più facile usare il pensiero pensato da altri che fare appello alla ragionevolezza e al pensiero pensante, dovrebbe essere questo il tabernacolo che racchiude le nostre irripetibili identità ma risulta più facile affidarsi alle idee e ai modelli già in circolazione. Questo risparmio di fatica può costarci una involuzione irreversibile. Sarà un refrain ricorrente ma è indubbio che l’utilizzo sempre più intensivo delle tecnologie ha provocato una sorta di anestesia dell’anima e della mente mentre dai codici semantici, simbolici ed espressivi utili per comunicare va gradatamente scomparendo l’alfabeto del cuore e dei sentimenti. Crepet non nega l’utilità del progresso scientifico ma ad una condizione: che sia sempre l’uomo ad impugnare il timone della vita e a orientarne la rotta. Osservando il futuro non è difficile preconizzare – ne aveva leggi tutto

Dalla nazionalizzazione dell'energia elettrica al caos del mercato libero

Francesco Provinciali - 20.07.2024

Il quarto governo guidato da Amintore Fanfani depositando il 26 giugno 1962 il disegno di legge n. 3906, intitolato “Istituzione dell’Ente per l’energia elettrica e trasferimento ad esso delle imprese esercenti le industrie elettriche”, intendeva assumere un provvedimento che garantisse una gestione equa, omogenea, controllata della produzione e distribuzione dell’energia elettrica nell’ottica della sua nazionalizzazione. La legge istitutiva fu approvata il 6 dicembre 1962.  Fanfani era un politico di rango, un cavallo di razza, il cui pregio principale consisteva in una visione lungimirante e pragmatica del governo del Paese e della sua crescita tumultuosa in epoca di boom economico, capace di una esposizione sintetica del proprio pensiero, caratterizzata da un eloquio fluente e convincente, che anteponeva gli aggettivi ai sostantivi. Il contrario di quello che Andreotti mi raccontò molti anni dopo parlandomi della Thatcher, che di aggettivi non ne usava proprio, andando subito al sodo. Sul piano strettamente politico la nazionalizzazione dell’energia elettrica (con l’istituzione dell’ENEL) ma anche il concomitante “piano casa” (più esattamente INA CASA) tendente e realizzare una estesa progettualità residenziale sull’intero territorio nazionale (ideato da Fanfani tra il 1949 e il 1963 come Ministro del Lavoro), rappresentava un’apertura al nascente centro-sinistra (il primo Governo a guida Moro nacque il 4 dicembre 1963) e il particolare al leggi tutto

La criminalità minorile. Giustizia riparativa o giusta punizione?

Francesco Provinciali - 06.07.2024

L’omicidio di Thomas, il 16enne ucciso a coltellate a Pescara da due ragazzi poco più che coetanei, è solo l’ultimo di una serie impressionante di fatti di sangue, delitti, gesti criminali che stanno connotandosi come ‘fenomeno sociale’, nel senso che si ripetono con una frequenza disarmante e si estendono a tutti i target di estrazione e di provenienza ambientale e familiare. Il riferimento alla famiglia come soggetto interessato direttamente a queste vicende è d’obbligo visto che stiamo parlando di minorenni che in prevalenza vivono in un contesto familiare. Inevitabile quindi considerare il dolore inesprimibile dei genitori delle vittime ma anche quello, ugualmente angosciante e denso di interrogativi e sensi colpa dei padri e delle madri degli autori di questi gesti efferati, che scuotono le coscienze di tutti e squarciano il velo di apparente normalità dei contesti esistenziali di riferimento. Viviamo un tempo in cui stiamo abituandoci al peggio: qui non si tratta del solito refrain generazionale per cui si può dire che certi fatti accadevano anche in passato, solo che non se ne parlava. Vero è che i media e i social stanno diventando i megafoni del male, eppure ci sono tra i giovani esempi di serietà, impegno scolastico, rispetto dei genitori, solidarietà leggi tutto

Come spiegare l'astensionismo elettorale

Francesco Provinciali - 29.06.2024

Le recenti elezioni europee, ma anche le precedenti regionali e poi quelle amministrative fino a risalire alle politiche hanno espresso un dato vistoso che nessun analista e gli stessi partiti potrebbero eludere, pena l’essere tacciati di indifferenza ovvero di abituarsi ad una deriva che di fatto falsifica l’esito del voto: senza ombra di dubbio l’astensionismo costituisce un fenomeno che meriterebbe di essere studiato con urgenza perché ormai è stata superata la soglia del 50% di coloro che hanno rinunciato ad esprimere una scelta. Innanzitutto bisognerebbe capire se questa tendenza ormai sedimentata, tanto da far dire che viviamo una sorta di democrazia minoritaria, possa essere ascritta ad un deficit partecipativo, imputabile ai cittadini-elettori. In parte potrebbe essere così tuttavia credo che le attenuanti generiche stiano compensando le ‘aggravanti’ contestabili alla politica e ai suoi protagonisti. Occorrerebbe scandagliare più a fondo per comprendere le ragioni di una disaffezione così vistosa. Più volte il CENSIS e il suo Presidente Giuseppe De Rita hanno posto il problema della progressiva disintermediazione sociale in una società senza centro e periferia e inoltre la crescita del divario che separa la gente dalle istituzioni. Si tratta forse di una sorta di “indifferenza reciproca e ricambiata” anche se vale ancora la leggi tutto

Dire, fare, baciare, lettera, testamento

Francesco Provinciali - 22.06.2024

Il fenomeno della adultizzazione precoce oltre ad essere la causa di molte distonie comportamentali la cui soglia di accesso si abbassa sempre di più quasi a lambire la stessa infanzia, finisce per comprimere, ridurre, e svuotare della loro spontaneità le prime esperienze di formazione e socializzazione dei bambini e degli adolescenti. La famiglia cd. “patriarcale” di un tempo (che non abbiamo motivo di rimpiangere ma che aveva le sue regole) induceva ad un prolungamento di quella fascia di età che i pedagogisti chiamano “statu pupillari”: una condizione di graduale emancipazione pilotata dagli adulti, genitori o educatori che fossero. Da questo punto di vista l’abbassamento del livello di accesso e fruizione al mondo dei social ha determinato una dirompente precocità di esperienze sul piano comportamentale, sotto l’aspetto individuale e sociale. In linea di massima ogni generazione guardando a ritroso e ricordando i giochi, i passatempi, le frequentazioni amicali, le libertà concesse e quelle proibite dei primi dieci-dodici anni della propria vita, coglie sempre una differenza comparandoli con il presente e spesso prevale una ineffabile nostalgia. I segreti e le fantasie di un tempo conservavano una certa innocenza , oltre le apparenti malizie: ‘dire, fare, baciare, lettera e testamento’ erano approcci di leggi tutto

La dissoluzione delle regole, la vera transizione dal reale al virtuale

Francesco Provinciali - 08.06.2024

Piccoli e grandi segni ci rappresentano una crescente accelerazione nel processo di transizione tra la realtà consolidata dei comportamenti prevedibili e delle abitudini che ci conservano, verso le incognite del virtuale, che in modo più onesto e ortodosso potremmo definire il luogo dove tutto è possibile.

Ci sono contrasti stridenti che vanno come schegge impazzite in direzione opposta. Siamo stati affascinati e poi subito impauriti dalla digitalizzazione pervasiva che guida i processi di transizione: oggi tutto è transeunte, il valore della vita, l’autocontrollo, il senso del limite, l’identità.

Tempo fa ragionavamo con il Prof. Vittorino Andreoli sul concetto di “realtà aumentata”: l’incipit era l’avvento del Metaverso e ci si chiedeva se non fosse sufficiente fermarsi a conoscere e rispettare la realtà “normale”, il concetto stesso di normalità. Perché – ci si domandava – dobbiamo creare un mondo esterno a quello in cui viviamo ed accreditarlo come frontiera della futura esistenza? Perché rinunciare alla ragionevolezza, alle regole, all’uso del pensiero critico e- con esso- della stessa coscienza, intesa come consapevole certezza ad un tempo razionale e morale?

In quei giorni Geoffrey Hinton - considerato il padrino dell’intelligenza artificiale- pioniere della ricerca sulle reti neurali e sul “deep learning”, lasciava Google con una motivazione che faceva riflettere: leggi tutto

Le farfalle dell'anima, da dove vengono e dove vanno

Francesco Provinciali - 01.06.2024

Non c’è nulla di più intenso di una vocazione e nulla di più gratificante di poterla realizzare, vederla materializzarsi nelle occasioni che la vita offre quando ci mette a confronto con noi stessi, tra ambizioni, vittorie, sconfitte, riflessioni, decisioni. Questo libro – che è insieme radici, albero e frutti di cui far dono - è la storia di una vita che si esprime con una precoce vocazione: quella del suo autore, il Professor Giulio Maira eminente chirurgo del cervello di fama internazionale. L’eccellente, intensa prefazione di Luigi Gubitosi parte da lontano, da un bambino siciliano che seguendo in clinica nonno e papà medici ha tenacemente voluto continuare la tradizione familiare, “la medicina già fortemente stampata nel suo DNA”, avvertendo con intensità emotiva, curiosità e passione una sola strada da percorrere con motivazione e tenacia. Da queste prime “tracce” introduttive l’autore parte per raccontare sé stesso e il seguito della propria vicenda esistenziale e professionale. Emergono fin dall’incipit della narrazione due tratti distintivi di questa inarrestabile ascesa: il carattere e la determinazione. Della passione ho fatto cenno: essa è il filo conduttore della trama che ha portato Giulio Maira dal ragazzino immerso nel contesto nativo, familiare e ambientale della sua Sicilia (come l’interprete di Nuovo Cinema leggi tutto

Interpretare e guidare la realtà tra radici e sviluppo

Francesco Provinciali - 11.05.2024

Per chi cerca di dare un senso alla propria vita ripercorrendo un viaggio a ritroso e riannodando i fili delle esperienze che via via si sono sovrapposte alla ricerca di una traccia di coerenza è necessario svincolarsi dal coinvolgente “circostante” che abbraccia nel presente ogni forma di comunicazione prevalente, fatta di opinioni, suggestioni e contingenze che sovente prescindono dai necessari approfondimenti e tutto riducono ad una frettolosa diagnosi di complessità , un limbo che avvolge ma deresponsabilizza dal pensare. Ciò è vero soprattutto per chi - svolgendo un’attività intellettuale-

necessita di poter fare sintesi tra memoria del passato e immaginazione del futuro. Ove ciò non fosse si resterebbe impantanati nell’oggi senza un ancoraggio alle radici esistenziali individuali e collettive, privi di una matita che ci consenta di tratteggiare modelli di sviluppo.

Per Giuseppe De Rita, fine osservatore dell’evoluzione delle dinamiche socio-economiche e culturali dal dopoguerra ai giorni nostri, fondatore e Presidente del più autorevole Istituto di ricerca sociale, possedere questa capacità di scandagliare nelle intersezioni degli epifenomeni sociali considerati, ha costituito una sorta di lunga, coerente parabola professionale. È lui stesso che spiega un’avvertita esigenza e la confessa: “Mi è venuta incontro la necessità di capire se tutto il lavoro svolto per decenni con curiosità e leggi tutto