Ultimo Aggiornamento:
04 maggio 2024
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Argomenti

I monsignori di Voltaire

Francesco Provinciali * - 06.05.2023

Dopo la fine del partito unico dei cattolici è finita anche la loro presenza politica o rimane qualcosa di quei principi, di quei programmi, di quei valori che avevano ispirato tanta parte della storia recente di questo Paese?

E dopo il tramonto del collateralismo con le associazioni, con i cenacoli culturali, con il mondo del volontariato, con lo stesso sindacato, dove può trovare spazio e collocazione – se mai esiste ancora – una dottrina sociale ispirata ai principi della giustizia e della carità, dell’equità e dell’etica dei comportamenti? Non disponiamo oggi di un Codice di Camaldoli in versione 2.0, mancano menti illuminate, penne raffinate e visioni lungimiranti.

Ma non per questo si deve giocare al ribasso.

Dal cattolicesimo popolare possono emergere idee e luci per rischiarare i troppi coni d’ombra del presente.  A guardarsi in giro è difficoltoso distinguere, anche stropicciandosi gli occhi: retaggi, rimpianti, ricordi danno sostanza ad uno sparigliamento che assomiglia più al limbo dell’indeterminato di quanto non rendano l’idea di una compattezza nobilitata da connotazioni qualificanti.

E serve ancora a questa Italia del terzo millennio che i cattolici si rimbocchino le maniche e si diano da fare per partecipare con fattivo e concreto contributo a definire e magari guidare ancora un modello leggi tutto

I problemi oltre la propaganda

Paolo Pombeni - 03.05.2023

Il primo maggio è stata una ulteriore occasione per polemiche di maniera: c’era da aspettarselo, ma non è un bel vedere. Giorgia Meloni ha convocato un Consiglio dei ministri in quella data per mostrare che i politici lavorano e si occupano dei lavoratori. Le opposizioni hanno invocato l’offesa alla data sacra e la premier si è impelagata nello scontro di battute su chi lavora il giorno della festa a dispetto di tutte le sacralizzazioni. Sceneggiate che distraggono dai contenuti di quanto sta succedendo.

Punto primo: il governo di destra-centro vuol dimostrare che è intenzionato ad occuparsi dell’emergenza lavoro. Non è strano, visto che una parte non piccola dei suoi elettori provengono dai ceti operai e impiegatizi a basso reddito, ma non combacia con l’immagine di una destra che è contro la classe operaia, per cui la sinistra si butta a dire che è tutta propaganda perché in realtà le misure del governo allargano la sfera della precarietà.

Punto secondo: il governo convoca i sindacati la sera prima di varare i provvedimenti e questo viene presentato come un atto di arroganza perché alle rappresentanze del mondo del lavoro ci si limita a comunicare qualcosa di già deciso.

Punto terzo: una analisi un po’ ravvicinata della “filosofia” degli interventi leggi tutto

I macigni del nostro tempo che rotolano disgregandosi

Francesco Provinciali * - 29.04.2023

Ai piedi del gigantesco costrutto pluri-ideologico eretto fino alla fine del 900 siede un’umanità stanca e confusa: la globalizzazione ha come avvolto in un limbo polveroso i frantumi dei colossali macigni culturali che lottando tra loro rotolano a valle disgregandosi. A tre anni dalla sua scomparsa possiamo spiegare il presente utilizzando la potente metafora del filosofo Emanuele Severino: cristianesimo, islam, capitalismo, comunismo, democrazia sono i massi giganteschi in perenne conflitto, attirati a scontrarsi come in un cumulo di macerie dalla forza di gravità che ne annulla la forza reciprocamente dirompente. Un gioco di ruolo e di compresenze– si badi bene – deprivato da tassonomie etiche.

Il dominio della tecnica sulla filosofia è in grado di dissolvere tutte le ideologiesecondo Severino la tecnica “è un gigante capace di toccare il cielo con un dito”, mentre i suoi cascami penetrano la dimensione antropologica fino al suo midollo ontologico, l’essere si confonde con l’esistere, l’attendismo del rimando e il nichilismo di una condizione esistenziale svuotata da motivazioni forti ci rendono angosciati e insoddisfatti, sotto il peso di pericoli incombenti, fino al nulla estremo di un indefinibile ‘cupio dissolvi’.

L’attimo è la nuova dimensione temporale prevalente: in un attimo premendo un pulsante si può polverizzare il pianeta con leggi tutto

Se si inizia a parlare di cose serie

Paolo Pombeni - 26.04.2023

Qualche segnale di attenzioni che si rivolgono a questioni importanti si coglie. Bisogna un po’ aguzzare la vista, perché è tutto uno sventolare di bandierine a cui non vogliono rinunciare gli sbandieratori che si sono più che professionalizzati nel ruolo, ma è un prezzo che si paga a tradizioni di faziosità che sono dure a morire.

Quattro mi sembrano i temi che stanno emergendo e tutti riguardano dei veri problemi del diritto di cittadinanza: l’incremento dei salari, gli asili nido, la casa e la sanità. La maggioranza tende a far mostra di essere la sola che si applica ai problemi, l’opposizione, ovvero il PD e quel che resta del Terzo Polo, perché M5S è in dissoluzione mentale, punta a dire che la maggioranza fa solo finzioni e sbaglia tutto. È il teatrino della politica, ma quel che conta è che i temi arrivino finalmente sul tappeto.

L’incremento dei redditi è centrale, perché le retribuzioni sia ai livelli iniziali delle carriere sia per un’ampia fascia di occupati non sono più in grado di consentire livelli di vita adeguati. Intervenire è molto complicato per una situazione contorta in cui versa il mercato del lavoro che sconta la difficoltà per le imprese di remunerare meglio (senza negare che ci sono leggi tutto

PNRR: fuffa, inerzia, sprechi e burocrazia digitale

Francesco Provinciali * - 22.04.2023

La differenza tra la teoria e la pratica è il peccato originale nella gestione politica della cosa pubblica in Italia, l’eccesso di annuncio il refrain che l’accompagna. Siamo satolli di parole e prodighi di effetti speciali nell’inventare sigle, formule, titoli e copertine: “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, in acronimo PNRR: il Next Generation Eu è il tentativo comunitario di realizzare le premesse di un progetto condiviso, di riprendere in mano il sogno dei Padri fondatori di una patria comune che stemperi le disuguaglianze,  resta da chiedersi perché ciò che ci compete e viene chiesto svanisce nel tempo tra lungaggini e rinvii, incertezze e indecisioni. Si è parlato a lungo di un’occasione storica per il vecchio continente, avvalorata dalla necessità di fronteggiare i disegni totalitari tesi a configurare un nuovo ordine mondiale, di compattare le nostre economie, di stemperare le minacce belliche planetarie e le politiche commerciali espansive dei Paesi dell’Est.

Abbiamo un know how di civiltà, cultura e sapienza da spendere ma tutto resta intrappolato nei meccanismi arrugginiti dei nostri mali antichi: l’inerzia, lo spreco, la burocrazia oggi ammantata dalle lusinghe della transizione digitale che la rendono sempre più farraginosa e complicata.

Tra l’enfatizzata convocazione degli Stati generali a Villa Pamphili del leggi tutto

L’enigma del centro

Paolo Pombeni - 19.04.2023

È più o meno dall’inizio della storia della nostra repubblica che discutiamo della questione del centro in politica. In origine fu la Democrazia Cristiana ad intestarsi questa definizione per il riferimento al fatto che il partito dei cattolici non intendeva schierarsi né con il liberalismo né con il socialismo marxista, entrambe ideologie condannate dalla Chiesa fra Otto e Novecento. E fin dall’inizio ci fu un’aspra contesa nella DC se a seguito di questo si dovesse però inclinare a destra o a sinistra. Chi è vecchio abbastanza (pochi ormai) o chi ha studiato un po’ di storia sa quanto questa diatriba sia stata dura fra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta del secolo scorso.

Quasi in contemporanea si era posta la questione di un “terzo polo”, considerando che quelli rilevanti erano ormai due, la DC appunto e il blocco di sinistra (PCI+PSI) che aveva però problemi di coesione al suo interno. Fu allora che repubblicani, socialdemocratici e qualche pattuglia di liberali critici con la destra presero a considerarsi una “terza forza” alternativa ai due blocchi.

La questione si è trascinata in continuazione in un paese come il nostro che da un lato si era convinto che il “bipolarismo” fosse la vera politica moderna leggi tutto

Quello che della scuola va scomparendo

Francesco Provinciali * - 15.04.2023

Nessun contesto meglio della scuola riesce a coagulare i processi di sedimentazione della cultura.

Nel senso che – per definizione - trasmette quella del passato, riflette quella del presente ed è laboratorio formativo di quella del futuro.

Ognuno di questi tre compiti deve essere compresente agli altri altrimenti la scuola stessa finisce per essere rispettivamente mero luogo di travaso di nozioni, specchio acritico dei tempi o fucina di una progettualità senza radici.

Nei percorsi istituzionalizzati di educazione e formazione si leggono le ragioni della continuità e dell’innovazione che spiegano il ruolo del sistema formativo nella società della democrazia e della partecipazione.

L’identità della scuola si manifesta in una continua oscillazione tra ratio e traditio, tra stabilità e mutamenti, tra conservazione e cambiamento, nella ricerca di punti di equilibrio su principi, valori, regole, ideali.

Nel suo accreditamento sociale questa istituzione è a un tempo custode delle tradizioni ricevute e agenzia della loro rielaborazione critica.

Ora io credo che da qualche anno a questa parte (potrei dire da qualche decennio) si sia esponenzialmente accentuata una deriva fortemente orientata a far prevalere le ragioni della discontinuità e del cambiamento fine a sé stesso.

Come acutamente ebbe a scrivere Ernesto Galli della Loggia, una volta nelle nostre aule leggi tutto

Il governo alla prova delle nomine

Paolo Pombeni - 12.04.2023

Questa settimana il governo affronta il quadro economico: ci sono alcune riforme per le società quotate in Borsa (tema da specialisti, ma ha poi ricadute sul sistema economico), c’è da approvare il Documento di Economia e Finanza (DEF) che è una valutazione tendenziale su come andrà la nostra economia. Qui le cose vanno abbastanza bene, si prevede addirittura un incremento del PIL intorno all’uno per cento, pur con un deficit che non si ridimensiona veramente.

Insomma sul versante economico il paese non sarebbe messo male, non fosse per l’inflazione che è stata indotta dall’aumento dei prezzi dei prodotti energetici sui beni di consumo, i cui prezzi però non si stanno abbassando nonostante quegli aumenti si siano drasticamente ridimensionati. È la solita storia di una componente un po’ arraffona, che quando vede la possibilità di speculare non si tira indietro. Le conseguenze non sono leggere perché è l’inflazione e anche, diciamolo, il lungo blocco di stipendi e salari che hanno generato l’insoddisfazione dei cittadini, quella che poi si scarica sulla partecipazione politica come rivelano i trend dell’astensionismo che non si riducono.

La maggioranza di governo non sembra curarsi più di tanto di queste insoddisfazioni: le componenti più demagogiche le cavalcano scaricandone le colpe sui governi leggi tutto

Cercasi leader politico che parli di doveri agli italiani

Francesco Provinciali * - 08.04.2023

La politica è ormai diventata un gigantesco megafono di rivendicazioni, slogan e promesse: tutti devono avere tutto, tutti hanno ragione, tutti devono essere blanditi e accontentati.

Non c’è ambito della umana convivenza dove non si celebri l’unilaterale, parossistica, preconcetta, totalizzante rivendicazione dei diritti.

Si tratta di una deriva planetaria, forse eredità della globalizzazione ma persino il suo contrario perché si assiste al trionfo annunciato della soggettività a sua volta figlia del relativismo etico e persino del localismo, basti pensare che dopo due secoli impegnati a configurare un faticoso equilibrio di stabilità centrato sulle identità nazionali ora si sta sfaldando in mille rivoli il concetto di appartenenza: prevale un ibrido indistinto di pulsioni, una narrazione policentrica, la sovrapposizione di insopprimibili urgenze vitali che si scavalcano facendo saltare come birilli le tassonomie dei valori. In un quadro internazionale caratterizzato dal perdurare dei conflitti e dal perseguimento di un nuovo ordine mondiale sull’asse Cina-Russia, queste differenziazioni potrebbero essere fatali per le democrazie occidentali.  Se l’800 era impegnato a cercare la “parola nuova”, la porta della modernità, il 900 si è speso nella faticosa definizione del senso dell’identità e si è affidato alle protesi compensative e sostitutive della tecnica e della scienza: sembra ora che il nuovo millennio leggi tutto

Una politica da psicanalisi

Paolo Pombeni - 05.04.2023

Mentre la casa rischia di bruciare i pompieri discutono su chi di loro ha pagato le bollette dell’acqua e su che colore debbano avere le bocchette a cui attaccare le pompe antincendio. È questo l’azzardata metafora che ci viene alla mente osservando il dibattito politico attuale. Da un lato l’avviarsi più che stentato della “messa a terra” del PNRR mette a rischio i finanziamenti del Recovery europeo fino al punto che si ipotizza di rinunciare ad una parte di essi. Dal lato opposto le forze politiche si perdono in giochetti che dipendono dalle pulsioni a sfruttare le scorciatoie dei pregiudizi e dei riflessi condizionati da cui ampiamente dipendono i vari schieramenti.

Ci viene difficile non inquadrare in questo secondo ambito sia le sparate su fascismo e antifascismo delle due sponde, sia le trasformazioni in sterili dibattiti sui “diritti” di quanto dovrebbe riguardare il governo dei cambiamenti sociali e culturali che sono cresciuti senza gli opportuni interventi di mediazione lasciando tutto vuoi all’individualismo sfrenato vuoi alla cieca illusione di ritornare ad un mondo che non c’è più.

La contingenza del rischio di disperdere una opportunità unica come è il finanziamento del Recovery europeo dovrebbe spingere tutti a “mettersi alla stanga” come ha autorevolmente chiesto il presidente Mattarella. leggi tutto