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Pausa d’estate?

Paolo Pombeni - 03.08.2016
Paola Muraro

Piena estate con affievolimento quasi totale della presenza della politica: un classico della nostra storia, pur con qualche eccezione. Tuttavia altrettanto classico era il fiorire di provocazioni, uscite estemporanee e cose simili tanto per vedere l’effetto che fa. Si poteva saggiare qualche reazione senza pagare pegno e approfittare del fatto che i giornali, che devono pur riempire pagine, sono più di bocca buona nel selezionare le notizie.

Quest’anno tutto è molto sottotono, almeno al momento. Si potrebbe discutere se si tratti di una strategia studiata nel tentativo di non stancare un’opinione pubblica che già non ama molto i chiacchiericci dei politici, oppure della presa d’atto che “esternare” non porta più di tanto un aumento di consensi. Forse sono presenti entrambe le cose.

Di fatto l’unica novità rilevante parrebbe essere quella dell’incarico a Stefano Parisi di rabberciare in qualche modo Forza Italia. Non si sa se sia veramente il preludio al varo di una revisione della grande alleanza di centrodestra oppure se siamo in presenza di una delle solite giravolte di Berlusconi che lancia e brucia qualche nuovo personaggio giusto per tenere viva la scena. Probabilmente la faccenda può prendere l’una o l’altra piega a seconda delle reazioni che si registreranno all’operazione Parisi. Al momento, anche per un fattore stagionale, non è semplice capire come si andrà avanti. Siamo ancora alla fase degli annunci di grandi eventi a settembre: ne parla il manager a cui Berlusconi affida la rinascita, li annuncia Alfano nella speranza di far sembrare vivo il suo partitino. Di nuovo siamo di fronte a comportamenti tradizionali nella politica italiana, ma sembra che non interessino più molto: i TG li cacciano in distratte notizie di coda.

Renzi quasi non parla, anche se il ruolo gli impedisce il silenzio totale. Interviene però su temi molto circoscritti, tipo la crisi delle banche, anche qui senza battere troppo sulla grancassa propagandistica. La sinistra dem al massimo cerca di infilarsi in qualcuno dei talk show sopravvissuti, che, diciamo la verità, sono anche peggio di quelli che vanno in onda nelle stagioni canoniche. Tutto sembra fatto con l’idea che tanto non ti segue quasi nessuno, per cui accontentiamo qualche amico in vena di comparsate e diamo fiato a chi la spara grossa, perché forse sveglia un po’ di audience.

In questo panorama un po’ assonnato e un po’ sconfortante non sfondano neppure le polemiche piuttosto fondate che riguardano l’esordio della sindaco pentastellata a Roma. Sembra quasi incredibile che un movimento che si è fatto vanto di passare tutto ai raggi X sia riuscito nell’impresa di nominare assessore alla nettezza urbana una signora che per anni ha lavorato, assai ben pagata, per quella municipalizzata a cui quasi tutti imputano i guai romani in termini di raccolta dei rifiuti urbani (e quella municipalizzata che era il ricettacolo di tutto il clientelismo politico). La posizione dell’assessora appare difficilmente difendibile ed è un formidabile assit offerto a tutte le opposizioni di destra e di sinistra. Del resto il personaggio non è apparso capace di difendersi se non ricorrendo alla solita italica minaccia di avere un “dossier” da sbandierare al momento opportuno. Tutti pensano che non possa essere tanto solido se non viene messo in campo da subito, considerando che in faccende come queste quando si ha un argomento forte che tappa davvero le bocche è bene tirarlo fuori al più presto.

I Cinque Stelle per ora se la cavano col più trito degli argomenti della vecchia politica: gettano fango su di noi per coprire le loro colpe. E’ una giustificazione che serve solo per confermare nella fede qualche adepto, ma non si va più in là. Per una forza che aspira a candidarsi alla guida del paese ci vuole qualcosa di più, se non intende giocarsi un consenso che oggi è piuttosto cospicuo.

In questo deserto ogni tanto qualcuno prova a ravvivare l’interesse tornando sul tema della possibile riforma della legge elettorale. L’ultimo in ordine di tempo, almeno fra quelli a noi noti, è stato Veltroni su quello che fu il quotidiano del suo partito. Il fatto è che non si vede come si possa trovare una maggioranza a sostegno di una revisione dell’Italicum: lo può fare solo Renzi imponendo la revisione come a suo tempo ha imposto la riforma, ma francamente non si vede che interesse abbia a farlo. Oltre tutto ogni revisione dell’Italicum appare motivata più che altro dalla voglia di creare uno sbarramento al possibile successo del M5S: cosa che può compiacere l’universo dei partiti parlamentari, ma che ha come effetto boomerang il rilancio della credibilità dei Cinque Stelle come unica vera alternativa al “regime”.

C’è da sperare che l’estate oltre che una salutare pausa di silenzio del chiacchiericcio politico ci porti anche una occasione di riflessione sui nodi del nostro sistema politico. Qualcosa che è più intricato del famoso nodo di Gordio e che non ci si può illudere possa essere sciolto con la spada del referendum.