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15 maggio 2024
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Destra francese: un cantiere aperto

Michele Marchi - 17.04.2014
Hollande-Sarkozy

La destra repubblicana ha stravinto le recenti elezioni municipali, eppure resta un cantiere aperto. L’“onda blu” di fine marzo è un risultato confortante per i post-gollisti dell’UMP, dovuto però più al crollo del PS e all’impopolarità di Hollande, che al consolidarsi di una leadership coerente ed univoca. Gli interrogativi sulla linea politica del partito, in particolare di fronte all’offensiva del FN di Marine Le Pen, così come quelli sulle alleanze, nello specifico quella con il centro, si aggiungono alla guerriglia tra “capi” che al momento vede sul terreno la coppia Copé-Fillon, l’astro “ri-nascente” Alain Juppé e il “quarto incomodo” Nicolas Sarkozy, quasi mai direttamente nel dibattito politico, ma in realtà mai fuori dal maggio 2012.

Il voto di marzo 2014 è stata una “divine surprise” per l’UMP. Il lungo e poco edificante scontro tra Copé e Fillon per la leadership del partito (apertosi nell’autunno del 2012 e ad oggi solo in standby) non aveva certo aiutato un partito traumatizzato dalla sconfitta presidenziale del 2012. Eppure il momento elettorale, la sua peculiarità locale ma soprattutto l’aiuto indiretto proveniente dall’Eliseo hanno contribuito ad una vittoria di portata storica. Smaltita l’euforia sul terreno restano numerose questioni aperte.

La prima riguarda la collocazione presente, ma soprattutto futura, di Nicolas Sarkozy. Ufficialmente lontano dalla politica, l’ex presidente in realtà non vi è mai uscito. Anche la recente questione delle intercettazioni telefoniche subite, si è tramutata nell’occasione per un lungo intervento su Le Figaro, da molti letto come un messaggio diretto ai simpatizzanti UMP, almeno quanto ai principali baroni del post-gollismo: l’ipotesi di un ritorno sulla scena è qualcosa di meno di una chimera.

La seconda concerne la concorrenza ideologica da parte del FN. L’operazione di dédiabolisation operata dalla figlia del fondatore sta dando frutti, confermati anche nella complicata, per il FN, competizione elettorale locale. In tempo di crisi economico-sociale e di crescita dei sentimenti anti-europei, il messaggio del FN finisce per conquistare una parte di elettorato moderato che non è più disposta ad accettare acriticamente la teoria della “difesa repubblicana”.

La terza è ancora relativa alla dialettica tra partiti, è sicuramente meno politicamente “imbarazzante”, ma se è possibile ancora più decisiva in vista della riconquista dell’Eliseo e concerne il rapporto con il centro. La recente uscita di scena di Jean-Louis Borloo apre ulteriori incognite in quella federazione di centro UDI che, almeno nell’ottica di alcuni suoi fondatori, dovrebbe rinverdire i fasti dell’UDF giscardiana. Da non dimenticare poi anche il rapporto con ciò che resta del Modem di Bayrou, fresco sindaco di Pau grazie all’apporto decisivo dell’UMP.

Infine la questione della leadership e, più nel concreto, del candidato per l’elezione presidenziale del 2017. La storia politica della V Repubblica è ricca di guerre fratricide a destra che a volte hanno favorito un outsider di centro (il caso di Giscard nel 1974, preferito da Chirac al candidato ufficiale gollista Chaban), altre un candidato di sinistra (la doppia candidatura Chirac-Giscard del 1981 con annesso “tradimento” di Chirac tra primo e secondo turno ha spalancato le porte dell’Eliseo a Mitterrand), ma anche portato all’elezione di quello di destra (Chirac nel 1995 protagonista di uno scontro al primo turno con Balladur). In vista del voto del 2017 a decidere il candidato della destra saranno primarie aperte. Ad oggi in pole position è Juppé, fresco di rielezione plebiscitaria a Bordeaux (oltre il 60% al I turno),  più in basso nei sondaggi si colloca la coppia Sarkozy-Fillon e staccato, ma non nel sostegno dei militanti, è l’attuale presidente Copé. I giochi sono ancora aperti e anche i due “presidenziabili” più autorevoli, Juppé e Sarkozy, in realtà presentano problematicità. Il primo nel 2017 avrà 72 anni e il secondo rimane un elemento polarizzante e poco propenso a quel rassemblement al centro così indispensabile in fase di ballottaggio.

Se queste sono problematiche di natura strutturale, ne manca ancora una congiunturale, che riguarda la campagna elettorale e l’esito delle prossime europee. E quella che si prospetta all’orizzonte potrebbe essere la “spina europea” per l’UMP. Copé infatti non è ancora riuscito a presentare la nuova versione dell’europeismo postgollista, quella vocazione maturata nella destra francese da inizio anni ‘80. E’ lo stesso Copé a subire il fascino delle sirene anti-europee provenienti dal mondo frontista. Henri Guaino, ex braccio destro di Chirac nel 1995 poi ghostwriter di Sarkozy dal 2007, ha già dichiarato il suo non voto per l’UMP il 25 maggio. E infine il giovane e promettente Laurent Wauquiez, più volte ministro tra  2007 e 2012 (tra l’altro anche degli Affari europei), oggi vice-presidente del partito e leader della corrente UMP Droite Sociale, parla nel suo ultimo pamphlet di un’Europa “tutta da rifare”. Insomma i tempi sono duri per gli europeisti Fillon, Juppé, Barnier e Lamassoure.

Dunque più della tripartizione di René Rémond oggi sembra importante a destra l’adesione o meno all’europeismo. Destra reazionaria e destra orleanista, nelle loro versioni di inizio ‘900, si dividevano lungo il clivage repubblica versus antirepubblica. La versione novecentesca del bonapartismo, il gollismo, solo alle origini ha nutrito impulsi anti-repubblicani. I bersagli sono stati la III Repubblica che aveva condotto a Vichy e la IV che aveva restaurato il “regime dei partiti”. Dopo il passaggio 1958-1962 il gollismo plebiscitario ha scelto la Repubblica, edificando il regime quinto repubblicano. La complicata congiuntura degli anni ’70-‘80 ha fatto riemergere una destra reazionaria pronta a sfruttare i nuovi temi dell’immigrazione, della sicurezza e della critica al processo di integrazione europeo, grimaldelli per tentare di scardinare le certezze della destra repubblicana e sedurre, almeno potenzialmente, una parte consistente del suo elettorato. Ecco perché, alle prossime elezioni europee l’UMP si gioca molto del suo futuro. I sondaggi parlano di un FN a due punti soltanto dall’UMP, con la concreta possibilità di diventare il primo partito di Francia. In quel caso, il “cantiere” della destra francese rischierebbe un forte sommovimento, a scavi ancora aperti!