Generazione perduta. O no?
Media e firme di rango continuano a insistere. E ai giovani tocca di subire quotidianamente un bombardamento fatto di falsità e proclami basati su proiezioni sballate che hanno come effetto unico di trasferire alle nuove generazioni vecchie e nuove paure e in più i rimorsi e i vuoti delle vecchie generazioni. Che invece di risolvere i problemi pragmaticamente non trovano di meglio che fare terrorismo informativo.
Cominciamo con un argomento tanto trito quanto errato, ma che ahimè continua come un vecchio ritornello ad uscire da bocche e penne senza distinzione di parte politica e spesso anche da colleghi un po’ appannati. Si tratta della questione del debito pubblico. Alto o basso che sia è sempre presentato come un peso sulle spalle delle generazioni future. Un macigno che ogni giovane eredita da genitori incoscienti. Una vera tragedia. Ma per fortuna è una balla colossale. Perché? L’Italia, nel suo complesso fatto di settore pubblico e settore privato, è un paese pressoché in pareggio nei confronti del resto del mondo. Ovvero non è indebitata. Lo è all’indomani della seconda guerra mondiale a causa dei costi della ricostruzione e della necessità di importare beni strumentali e di prima necessità in un paese con una base produttiva fortemente danneggiata. Gli italiani adulti “scaricano” gli errori di una guerra crudele e costosissima sui loro figli. leggi tutto
Il 730 precompilato massivo
Si legge sul sito dell’agenzia delle entrate che “Dal 15 aprile è possibile il prelievo del 730 precompilato massivo” per la dichiarazione dei redditi 2015. Quanto virgolettato è una scheggia del linguaggio con cui i cittadini hanno a che fare ogni giorno quando devono comunicare con una amministrazione pubblica come quella della agenzia delle entrate o con altre. Una bella gatta da pelare. Innanzitutto il cittadino deve sapere che “prelievo” in questo caso sta per “scaricare” ovvero, con l’inglese universale dei computer, sta per “download”. La parola prelievo è abbastanza nuova per la tecnologia dell’informazione cui siamo avvezzi. Non è neppure male. Ma un emigrato che deve fare il 730 o una persona con cultura media di fronte a questa parola esita subito. Pensa piuttosto ad un bancomat o ad un test clinico. Per giungere al download ci vuole un po’. E’ curioso ma a volte si ha l’impressione che nel linguaggio della pubblica amministrazione si cerchi in maniera vezzosa, e un po’ dispettosa, di riesumare parole che sono comunemente usate con altri significati imponendo loro segni remoti. Altre volte sembra che ci si butti su veri e propri neologismi che paiono quasi fare il verso al linguaggio del vate D’Annunzio o alla prosa futurista di un secolo fa, senza però averne lo spessore poetico ed artistico. leggi tutto
Deflazione: la fine dei dogmi?
Viviamo ormai con una deflazione conclamata che è entrata con forza nel comune pensare e ha preso il posto di decenni di saggezza popolare legata a come meglio comportarsi con l’inflazione. I prezzi hanno cominciato a innestare la retromarcia in Italia in maniera continuativa negli ultimi due anni. Ma anche negli anni precedenti a ritroso fino alla prima metà del primo decennio del nuovo secolo non si può dire avessero dinamiche inflazionistiche vere e proprie. Da circa venti anni i prezzi in Italia viaggiano tra 1 e 2% all’anno superando solo in un caso il 3% di un soffio. Questo ha mutato la cultura economica inducendo tutti a pensare che l’inflazione è scomparsa e che come un televisore col tubo catodico, ovvero non tornerà. Gli ultimi tre anni hanno convinto anche i più increduli. I prezzi al consumo in Italia sono cresciuti meno dell’1% (in 3 anni) e ormai hanno cominciato un costante cammino sotto zero.
Da dove viene tutto questo?
La risposta è semplice. Ma pesante come una montagna. E’ il risultato del divorzio tra banche centrali e autorità fiscali. Un’idea che risale agli anni 80 del secolo scorso. Buona per disintossicare le economie da inflazione a due cifre che fu debellata con successo. Ma nefasta quando divenne un dogma che viaggia senza meta come un iceberg che si stacca dai ghiacci polari per navigare a sud verso la sua lenta naturale consunzione. Prima della quale però può fare danni e provocare tragedie. leggi tutto
Bail-in la filosofia povera di un Europa inacidita e triste
E’ un neologismo nato con la crisi finanziaria di questo secondo decennio del XXI secolo. Bail è la cauzione che si paga per evitare la prigione. Bail out significa che qualcuno paga per salvare qualcun altro che è in difficoltà. Bail in vuol dire invece che chi è in forte sofferenza deve basarsi sulle proprie risorse senza contare su aiuti esterni per venirne fuori. Sembra questa la filosofia che in poco tempo si è diffusa in Europa come un’epidemia. Tutto è partito dal mercato del credito con la “Direttiva 2014/59/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014 , che istituisce un quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento”. Si tratta di uno schema regolamentare, piuttosto corposo e complesso spalmato su 160 pagine[1]. Contiene una forma di sussidiarietà portata all’estremo che impone a banche e ad altri soggetti finanziari ed economici di auto salvarsi con le proprie forze ogni volta che sono in dissesto e sono costretti a risanare. E’ stata applicata per la prima volta alle quattro banche italiane in dissesto dal novembre 2015 (Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria, CariChieti, Carife). La direttiva sul bail in riduce lo spazio ma non impedisce del tutto l’intervento di uno stato a salvataggio di una banca. leggi tutto
Due ragioni per non buttare l’Europa nel vortice della crisi
Predicare in mezzo alle tempeste finanziarie in favore dell’Europa ricorda la preghiera di Paolo durante il naufragio dal quale si salvò approdando fortunosamente a Malta. Certo le difficoltà sul cammino dell’integrazione che sono scoppiate dalla primavera del 2010 sembrano essere tutte ancora lì e averne generate di nuove per le quali la soluzione appare ancora più lontana di prima. Sul piano finanziario l’area euro e il resto della Ue rappresentano un mercato tra i più aperti del globo. Il che può essere un vantaggio ma anche un’ipoteca in momenti in cui le correnti speculative sono travolgenti. Se questo l’Europa non può tornare indietro, occorre sapere che una forte esposizione richiede anche difese adeguate. Per tutti e non solo per i paesi che in un particolare momento sembrano più deboli.
Consideriamo due temi caldi per l’integrazione europea.
Il primo, sottolineato dal presidente della BCE Mario Draghi, e sul quale più volte mi sono soffermato su questo periodico, tocca l’ assicurazione federale sui depositi, fino a 100000 euro, ricordandoci che negli Usa (la FDIC) arriva invece a 200000 dollari. Questa assicurazione, negli Usa, garantisce i depositanti nel caso la banca fallisca. E’ basata su fondi federali e quindi su base geograficamente mutualistica. leggi tutto
Prezzi del petrolio in discesa: opportunità e rischi
Un piccolo rimbalzo del prezzo del petrolio da 27 a 32 dollari tra venerdì 22 gennaio e inizio settimana non altera molto la condizione dei mercati dell’oro nero che hanno visto le quotazioni scendere dai quasi 110 dollari a barile toccati nel 2012-4 ai livelli del 1979. Come cambiano le prospettive dell’economia mondiale con un prezzo del petrolio tornato ai livelli di quasi 40 anni fa? Chi ci guadagna? Chi ci perde? E come saranno i prezzi nel futuro prossimo?
Iniziamo dall’ultima questione osservando che dal 2008 il consumo di petrolio nel mondo è cresciuto ad un misero tasso annuo dello 0.5%. Dal 2000 l’energia prodotta con le rinnovabili è cresciuta circa 15-16 volte e quella idroelettrica dal 2010 ha compensato con la sua salita la lenta discesa di quella nucleare. Le proiezioni dei consumi per i prossimi 15 anni, per quanto veritiere, ci danno tassi di crescita annuali del consumo di petrolio attorno allo 0.4%. A fronte di nuovi giacimenti scoperti soprattutto in Africa, produzione Usa di shale oil e ripresa estrazione in Iran le previsione di prezzi, a meno di conflitti di larghe proporzioni, sono piatte se non cedenti.
Per capire invece gli effetti del basso prezzo dell’energia, occorre muoversi per grandi aree. Nei paesi produttori del golfo persico le entrate fiscali provengono in gran parte dalle royalty su petrolio e gas esportati. Ad esempio, nel sultanato dell’Oman, petrolio e gas fanno il 72% del bilancio pubblico. leggi tutto
Garanzia europea sui depositi: una buona notizia dall’Europa
Abituati alle critiche quotidiane ad un’Europa che si muove a stento in un mondo in fibrillazione dobbiamo essere felici dell’impegno esplicito della BCE e del suo presidente Mario Draghi a dare vita a breve ad una delle colonne portanti della unione monetaria e della integrazione bancaria. Si tratta della assicurazione federale dei depositi bancari dei risparmiatori e delle imprese. Se una banca appartenente all’area euro fallirà chiudendo i battenti i depositi dei suoi clienti saranno salvaguardati e liquidati interamente ai depositanti fino ad una somma che dovrebbe essere attorno ai centomila euro. Questo dovrà avvenire in maniera omogenea in tutta eurolandia e in modo indipendente dagli stati. Oggi invece ciascun membro euro è dotato di una sua propria parziale salvaguardia sui depositi. Si tratta di assicurazioni difformi tra loro e basate su agenzie che hanno un carattere nazionale e che soffrono delle vicende finanziarie di ciascun paese. E quindi non riscuotono interamente la fiducia degli operatori e dei risparmiatori. Nelle recenti crisi di fiducia dal 2011 in diversi paesi del sud Europa e in Irlanda, colpiti dalle tempeste dei debiti sovrani, si sono avute forti fughe di capitali e corse agli sportelli per ritirare contante. Erano dovute in larga parte al timore che il sistema bancario del paese in difficoltà venisse travolto e non fosse più in grado di risarcire i depositanti. leggi tutto
Limite al contante o alla libertà?
Siamo in un periodo di deflazione che rischia di essere più profonda e lunga di quanto non ci aspettiamo. I tassi d’interesse sui titoli di stato fino a due anni sono entrati in zona negativa. Questo a cascata impone alle banche di rasare quanto i risparmiatori e le imprese depositano su un conto corrente imponendo ai clienti tassi negativi. Se depositiamo 1000 euro in banca dopo 12 mesi ce ne ritroveremo 990 o 980. Se invece tengo nel materasso i 1000 euro faccio un affare. Già questo primo aspetto dovrebbe indurre a cautela i paladini della soglia per l’uso del contante a 1000 euro estesa dal governo Renzi a 3000. Riportare la soglia sotto i 3000 euro significa infatti imporre una tassa sul risparmio liquido che finisce in larga parte nelle casse delle banche. Insomma un ennesimo balzello che, ahimè, non va all’erario. Ci sono comunque ulteriori elementi che rendono incomprensibile la battaglia di una parte della magistratura e dei partiti politici per la riduzione drastica nell’uso del contante.
All’estero e in Italia sovente pago in contanti anche cifre alte perché mi fanno lo sconto – con regolare ricevuta o scontrino. Risparmiamo io e il venditore. Evitiamo la costosa intermediazione bancaria privata (implicita in pago bancomat o carta di credito). leggi tutto
Tanto gentile e tanto oneste paion l’italica deflazione e la manovra di Matteo
Non c’è politica espansiva della BCE che tenga. A Francoforte stampano moneta. Ma forse non lo fanno abbastanza o, come ho più volte scritto, hanno preso ad annaffiare l’economia europea di liquidità quando ormai buona parte delle piante si era seccata. E così ora siamo dentro fino al collo ad una bella deflazione con prezzi che scendono. L’Istat ci informa che a settembre 2015 i prezzi al consumo in Italia sono diminuiti dello 0.4% su agosto. Su base annua sono aumentati di un misero 0.2%. Il primo dato è preoccupante. In un solo mese i prezzi hanno ceduto quasi mezzo punto percentuale. Un evento raro nell’economia italiana degli ultimi 70 anni. Più simile ai ritmi della deflazione della grande crisi degli anni ‘30 del secolo scorso o alla grande deflazione della seconda metà ottocento. Il secondo dato è ancor meno rassicurante. Stiamo viaggiando velocemente verso inflazione zero o sottozero. Una anoressica deflazione ci sta soavemente abbracciando con le sue diafane e fredde membra. In molti osservano prezzi degli immobili in caduta, negozi che chiudono, capannoni sui quali cresce l’erba e faticano a legare il tutto alla deflazione. Dobbiamo fare qualcosa anche se c’è qualche aspetto positivo che però fatica a fugare interamente i nostri pensieri negativi. I nostri sistemi economici slittano e si inceppano con la deflazione. leggi tutto
Canone Rai, Tasi: Matteo lascia in pace la casa
L’ annuncio fa rumore. Dopo quello sul taglio dell’Imu ora viene quello sulla riduzione del canone Rai che però dovremmo saldarlo nella bolletta elettrica. Sul canone Rai il premier promette una riduzione a 100 euro da 113. Come misura contro l’evasione ce lo troveremo però sulle bollette elettriche. Ma quali? Tutte le utenze elettriche avranno associato il canone Rai? Se una persona ha più di una utenza, caso molto comune, dovrà pagare il canone Rai per ciascuna utenza? E chi non ha televisione o è ipovedente? Cadiamo nel ridicolo anche se l’iniziativa appare più grave di quello che sembra. Il tutto infatti si trasforma in una ennesima tassa sugli immobili che controbilancia e forse è ancor più pesante della Tasi in via di abolizione. Con l’aggravante che sposta le entrate dai comuni all’azienda Rai. Un bel risultato! Senza contare che ormai ci sono molti gestori elettrici tra loro indipendenti. Come facciano questi ad applicare il canone Rai sulle loro bollette senza produrre una enormità di sciocchezze e sovrapposizioni è un bel mistero. Tagliare il canone del 10% significa far scendere le entrate della Rai di circa 170 milioni all’anno. E questo potrebbe spinger qualcuno a che evade a pagarlo. In ogni caso la compensazione per il minor gettito potrebbe venire su due fronti. leggi tutto