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Verso le comunali dell'11 giugno - 4) I 25 capoluoghi fra il 1994 e il 2008

- 13.05.2017
Elezioni comunali

Nei venticinque comuni capoluogo di provincia nei quali si voterà l'11 ed eventualmente il 25 giugno prossimo per le amministrative, il passaggio fra le elezioni del 1992 e quelle del 1994 è stato denso di mutamenti, in linea però col resto del Paese. Se nel 1992 i partiti di centro avevano avuto risultati meno brillanti rispetto alla media nazionale (34,9% contro il 37,4%; in particolare: Dc 25,9% contro 29,7%) soprattutto al Nord, quelli di destra avevano invece guadagnato proprio nelle regioni settentrionali molti dei voti perduti dai democristiani. In quanto ai partiti di sinistra, nel complesso erano arrivati ad avere il 45,2% dei voti, all'incirca quelli della media nazionale (44,8%). Dinamiche molto simili, come si accennava, si trovano nei dati relativi al 1994, cioè alla prima elezione della Seconda Repubblica. Il PPI, erede della Dc, ottiene nei capoluoghi appena l'8,8% dei voti contro l'11,1% della media nazionale, alla pari con la Lega Nord (la quale, tuttavia, ha l'8,4% nella MNaz). I partiti di sinistra conseguono, nel complesso, lo stesso risultato che nel resto d'Italia, con il Pds sottorappresentato (17,8% contro 20,4 MNaz) proprio come nel 1992 (14,2% contro 16,1% MNaz). Il nuovo sistema dei partiti che si va creando passa, ovviamente, attraverso una forte ristrutturazione e il travaso di forti quantità di voti da partiti tradizionali a soggetti nuovi. L'indice di variazione fra le elezioni del 1992 e del 1987 è stato alto nei 25 capoluoghi ma, dopo il passaggio 1992-'94, si attesta nel 1994-'96 ad una quota comunque superiore al periodo 1948-’92 nei centri oggetto del nostro studio e nel complesso del Paese: in particolare, la differenza fra dato dei capoluoghi e nazionali (0,52) è positiva nel periodo 1994-‘96, poi più basso in confronto al resto dell'Italia, nel ’96-2001 (-1,38%), poi positiva nel passaggio 2001-2006 (1,25%), quindi di nuovo negativa (-0,32%) nel 2006-2008. L'indice, tuttavia, resterà sempre alto in valore assoluto, perchè i voti - una volta ridisegnato il nuovo sistema dei partiti - continuano a spostarsi (in modo anche marcato) all'interno dello stesso "polo". A titolo di esempio citiamo il passaggio 1996-2001, quando Forza Italia, AN, Lega Nord e altri minori di destra (non comprendiamo qui i centristi, che calcoliamo sempre a parte) conseguono in entrambi i casi il 46,3% a livello nazionale (nei comuni: 46,7% nel '96, 45,3 nel 2001), ma con FI che passa dal 20,6% al 29,1%, la Lega dal 10,1% al 3,9% e AN dal 15,7% al 12%. L'indice di variazione, a causa dei movimenti "infra-polari" di centrodestra, centrosinistra e centro resta a livello nazionale, dunque, nella media 1994-2006, superiore al dato del passaggio 1987-'92. È il segnale che la continuità tradizionale di voto allo stesso partito, tipica della Prima Repubblica (quando l'indice variava fra il 5 e il 9% scarso) non è più stata recuperata, essendo stata sostituita con una "fedeltà allo schieramento" che però consente più "libere uscite" all'elettorato (sia pure fra partiti coalizzati) e che è la premessa per il "terremoto elettorale" del 2013 (quando l'indice sfiora il 40%: in pratica, almeno due elettori su cinque cambiano partito). I mutamenti che colpiscono il sistema partitico nel 2013 sono dunque conseguenza - a livello nazionale come nei comuni oggetto del nostro studio - di un’abituale elevata maggiore intensità di movimento elettorale. Se invece si osservano i flussi fra i poli si riscontra un andamento simile a quello della Prima Repubblica, ad ulteriore conferma che per l'elettore non c'è più un luogo chiuso (il partito preferito) dal quale non si può muovere, ma un ambito più ampio (il polo) dove può spostarsi senza però avere (se non in rari casi) la tentazione di uscire. Quando questa tentazione è incoraggiata dalla crisi economica, sociale e politica si ha il risultato del 2013. Ne riparleremo. Intanto, esaminiamo come si distribuisce il voto nei venticinque capoluoghi nelle prime cinque elezioni politiche della Seconda Repubblica (1994-2008). Ad una prima fase, caratterizzata dalla migliore prestazione dei partiti di centrodestra (+1% rispetto alla MNaz nel 1994, +0,4% nel '96) si passa ad una lieve ma costante sottorappresentazione di questa area (-1% nel 2001, -0,8% nel 2006, -1,8% nel 2008). Per contro, l'area di centrosinistra comincia, nel 2001, ad essere sovrarappresentata (+1%, poi +0,1% nel 2006 e +1,7% nel 2008) mentre quella centrista è sostanzialmente in linea con la media nazionale. L'affluenza alle urne, che nel 1992 è quasi pari a quella globale, lo è anche nel 1994 e resta leggermente maggiore nel 1996 (+0,5%) e nel 2001 (+0,4%). Dal 2006, però, l'astensione tende ad essere più alta che nel resto del Paese (+2,4% 2006; +3% 2008). Passando al voto per aree geografiche, si confermano nella Seconda Repubblica tendenze già presenti nella Prima. Nella "zona bianca" dei capoluoghi del Nord il centrodestra eredita dal Centro l'insediamento tradizionale, ottenendo una percentuale di voto superiore mediamente del 4,8% rispetto alla media dei 25 comuni e del 4,4% a quella nazionale (1994-2008). Il centrodestra, però, ha un andamento altalenante: parte dal 50,7% del '94 per salire al 53,3% del '96, ridiscendere al 48,3% nel 2001 e al 44,8% nel 2006, risalendo poi, nel 2008, al 50,2%. Se nel '94 e nel '96 il Nord bianco permette al centrodestra di ottenere percentuali superiori del 6,6-6,7% rispetto al totale dei capoluoghi e del 7-8% sulla media nazionale, dal 2001 al 2008 il divario si riduce (+3-3,9% su MCap, +2-2,9% su MNaz). Per contro, il centrosinistra (che pure passa dal 29% del 1994 al 45,8% del 2001 e al 44,3% del 2006, per attestarsi al 41,3% nelle elezioni difficili del 2008) è fortemente sottorappresentato nel '94 e nel '96 (rispettivamente -8,9% su MCap e MNaz; - 4,8% su MCap e -5,5% su MNaz) per poi tornare abbastanza in linea con la media nazionale (-0,3% 2001, -0,8% 2008; fa eccezione il 2006: -3,7 su MCap, -2,64% su MNaz). L'astensione, in questi comuni, è mediamente più bassa del 4,4% rispetto al totale dei 25 capoluoghi e del 3,6% sulla media nazionale, anche perchè si tratta di zone dove l'affluenza è normalmente più alta. Per quanto riguarda i partiti, il Nord bianco è la roccaforte della Lega: 16,6% dei voti nel 1994 (+7,4% su MCap, +7,8% su MNaz), 17,5% nel '96 (+8,8 MCap; +7,4 MNaz), 6,2% nel 2001 (+3,2 MCap, +2,3 MNaz), 7% nel 2006 (+3,3% Mcap, +2,4% MNaz), 16,6% nel 2008 (+9,2% MCap, +8,3 MNaz). Forza Italia, invece, ottiene alcuni risultati in linea con la media dei capoluoghi (tranne che nel 2008, come Pdl: -5,4% del 2008; -6,3% su MNaz). Alleanza nazionale ha, fra il '94 e il 2006, lo 0,2% in meno dei voti sulla MCap e lo 0,9% in meno rispetto alla MNaz. Al buon risultato dei Popolari per Prodi prima (1996: +2,4% MCap, +2,3% MNaz) e della Margherita poi (2001: +2,4% MCap, +2,3% MNaz) si contrappone quello insoddisfacente del Pds-Ds (1994: -4,6% MCap, -7,2% MNaz; 1996: -5,3% MCap, -6,7% MNaz; 2001: -4% MCap, -3,4% MNaz). Non a caso siamo nella Zona bianca, dove anche l'Ulivo-Pd avrà qualche difficoltà (2006: -1,3% MCap, -1,4% MNaz; 2008: -1,7% MCap, -0,6% MNaz) e dove i partiti comunisti (RC, PDCI, Sinistra Arcobaleno 2008) ottengono risultati sotto la media (-1% su MCap, -1,2% su MNaz fra il '94 e il 2008). Nei capoluoghi della Zona rossa, invece, muta poco o nulla rispetto agli equilibri della Prima Repubblica. Il centrodestra riscuote mediamente il 6,4% in meno della media dei capoluoghi e di quella nazionale (supera il 40% solo nel 2008) mentre la sinistra e il centrosinistra ottengono complessivamente, in media, il 10% in più della MCap e della MNaz; c'è, inoltre, una sottorappresentazione dei partiti centristi (media: -2,2% MCap, - 2,5% MNaz). La percentuale degli astenuti è inferiore a quella dei capoluoghi (media: -1,6%) ma quasi in linea con quella nazionale (media: -0,8%, ma +2,3% nel 2008). In quanto ai partiti, FI ha un risultato medio inferiore del 4% alla MCap e del 2,9% alla MNaz fra il 1994 e il 2006 (il Pdl, nel 2008, ottiene appena il 32,4%: -4,1% su MCap, -5% su MNaz), così come AN (-2,1% medio su MCap, -2,8% su MNaz). Ottimo, invece, il dato del Pds-Ds (1994-2001): una media del 27,7% dei voti (+9,4% su MCap, 8% su MNaz). Il risultato dell'Ulivo-Pd (2006-2008) risente molto dell'apporto dei Ds: infatti è in media del 40,5% (+8,8% su MCap, +8,3% su MNaz), mentre Popolari per Prodi (1996: -1% MCap, -1,1 MNaz) e Margherita (2001: -1,6% MCap, -1,7% MNaz) avevano avuto meno della media. Buono, infine, il dato dei partiti comunisti (in media +2,2% MCap, +2% MNaz). Il "Mezzogiorno allargato" è una roccaforte di FI e AN: l'eredità della Dc e del Msi avvantaggia di più gli "azzurri" (media 1994-'2006 +4,4% su MCap, +5,8% su MNaz) che il partito di Fini (media 1994-2006 +2,2% su MCap, +1,5% MNaz). I partiti centristi ottengono in questi capoluoghi di provincia una media dell'11,4% (+2% su MCap, +1,5% su MNaz fra il 1994 e il 2008). I partiti di sinistra e di centrosinistra, invece, sono inizialmente in linea con la media (-0,9% su MCap e MNaz, 1994) poi sono fortemente sottorappresentati nel 1996 (-6,6% su MCap, -7,3% su MNaz), nel 2001 (-8,4% su MCap, -7,4% su MNaz), nel 2006 (-4,4% su MCap, -4,3% su MNaz) e nel 2008 (-5,2% su MCap, -3,5% su MNaz). Qui sono il Pds-Ds (1994-2001, media -3,2% MCap, -5,2% MNaz) e i partiti comunisti (1994-2008, media -1,4% MCap, -1,3% MNaz) a soffrire di più, mentre la Margherita (2001: -0,8% MCap, -0,9% MNaz) è un po' meno lontana dalla media. Nel 2006-2008, tuttavia, l'Ulivo-Pd ottiene prima il 25,2% (-6% su MCap, -6,1% su MNaz), poi il 29,1% (-5,2% su MCap, -4,1% su MNaz), a testimonianza di una difficoltà storica della sinistra e del centrosinistra nel Mezzogiorno. Concludiamo la nostra rassegna sul voto del 1994-2008 nei venticinque capoluoghi esaminando quali centri, fra quelli in esame, sono le roccaforti dei partiti della Seconda Repubblica. Forza Italia (poi il Pdl) ha i suoi migliori 5 risultati del 1994 a Trapani (44,4%), Palermo, Lodi, Monza e Frosinone. A queste città si aggiunge Oristano (1996, 2001, 2008). Le roccaforti di AN, nel '94, sono Lecce, Rieti, Frosinone, Catanzaro e L'Aquila. Resteranno le stesse, con l'aggiunta di Lucca (1996-2006). Le quattro principali roccaforti del Pds 1994 sono invece le medesime del Pd 2008: Pistoia, La Spezia, Parma, Genova. Nel corso del tempo si aggiunge Lucca. Per quanto riguarda la Lega Nord, infine, nel '94 ha quattro città chiave (Belluno, Como, Cuneo, Lodi) che si confermano negli anni e alle quali si aggiungono Monza e Verona.