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Verso le comunali dell'11 giugno - 3) I 25 capoluoghi fra il 1972 e il 1992

Luca Tentoni - 06.05.2017
Elezioni 11 giugno 2017

Il periodo fra il 1968 e il 1972 segna un punto di svolta nella storia politica e sociale italiana. Anche nei venticinque capoluoghi oggetto del nostro studio, nei quali si voterà l'11 ed eventualmente il 25 giugno prossimi, qualcosa cambia. I partiti di sinistra iniziano a compiere una progressione – inizialmente cauta, poi molto marcata nel 1975-'76 - che li poterà a sfiorare la maggioranza assoluta dei voti, anche nel Paese (pur considerando che, per mille ragioni ben note, una coalizione di governo dal Psdi alla sinistra estrema non avrebbe mai potuto costituirsi). Come nel periodo 1948-'68, nella famiglia politica del Centro la Dc è costantemente sottorappresentata rispetto alla media nazionale: ha il 36,3% nel 1972 (naz. 38,7%: -2,4%), sale al 38% nel '76 (-0,7% risp. MNaz), torna al 36,7% nel '79 (-1,6% MNaz) ma poi declina (30,3% 1983: -2,4% MNaz; 31,5% 1987: -2,9% MNaz; 25,9% 1992: -3,8% MNaz). La paura del sorpasso comunista, che nel resto del Paese non aumenta la percentuale democristiana (che resta nel '76 al 38,7%, come nel '72), porta alla Dc, nei capoluoghi oggetto del nostro studio, un progresso dell'1,7% che però è perduto quasi interamente già nel '79. I partiti liberaldemocratici, invece, hanno sempre risultati migliori rispetto alla media nazionale. Il Pri, in particolare, diventa il partito capace di catturare meglio il voto d'opinione del Nord (in questa fase, con Ugo La Malfa prima, poi con Giovanni Spadolini, ottiene risultati migliori rispetto al Pli). Repubblicani e liberali, che nel 1972 hanno in questi 25 comuni il 9,2% (6,8 MNaz: +2,4%), scendono nel 1976 al 5,9% (+1,5% MNaz), per risalire al 6,9% nel 1979 (+2% su MNaz) e superare il 10% nel 1983 (11% contro 8% MNaz: +3%), attestandosi poi al 7,6% nel 1987 (+1,8% MNaz) e all'8,9% nel 1992 (+1,6% MNaz). A sinistra, si attenuano le buone prestazioni fatte registrare dai socialisti negli anni Cinquanta e Sessanta: nel 1972, il Psi ottiene nei venticinque capoluoghi solo lo 0,6% rispetto alla media nazionale (10,2% contro 9,6% MNaz); nel 1976 e nel 1979 la differenza è minima (+0,2 rispetto MNaz); nel 1983, addirittura, la concorrenza dei repubblicani incide molto sul dato del Psi (10,8%, -0,6% MNaz), mentre nel 1987 i socialisti beneficiano in particolar modo dell'"effetto Craxi" (14,8%, +0,5 MNaz); nel 1992, tuttavia, il partito crolla al Nord e nel complesso scende all'11,5% (-2,1% su MNaz). Il Psdi, invece, trasforma il suo +0,9% del periodo '48-'63 rispetto alla media nazionale in un più contenuto ma costante 0,3% (escluso il 1987: 3% nei capoluoghi, altrettanto nel resto del Paese). Significativo, invece, il dato dei radicali (MCap 3%, MNaz 2,1%) nel periodo 1976-1992: si tratta di una tendenza tipica dei capoluoghi di provincia italiani (Roma in particolare, non solo quelli al centro del nostro studio); per i Verdi vale lo stesso discorso (1987: MCap 3,7%, MNaz 2,5%; 1992: MCap 3,2%, MNaz 2,8%). Per le formazioni minori di sinistra (Pdup, Dp, Psiup) non si evidenziano differenze rispetto alla media nazionale, se non occasionali e limitate. Il Pci, invece, conferma la sua sottorappresentazione nel complesso dei 25 capoluoghi: la media dell'1,6% in meno rispetto al dato nazionale del periodo 1953-'68 si conferma nel 1972 (25,6% contro 27,2 MNaz), nel 1976 (-1,8 su MNaz), per arrivare nel '79 al -2,2%, attestarsi nel 1983 al -1,9%, giungere nel 1987 al -2,3% e tornare nel 1992 al -1,9%. In tutta la storia dei capoluoghi qui esaminati, il Pci supera il 30% dei voti solo nel 1976 (32,6%). A destra, dove per lunghi anni resta quasi soltanto il Msi (tranne Dn nel 1979), il partito di Almirante conferma i buoni risultati del periodo 1948-'68 (+1,1% rispetto MNaz) guadagnando in media lo 0,9% fra il 1972 e il 1987; nel 1992, però, resta al 5,4% (stessa percentuale del resto d'Italia, anche se va bene in qualche comune del Sud), perchè nel frattempo si affermano le Leghe. Quella veneta ottiene in media lo 0,8% fra il 1979 e il 1987 (+0,3% su MNaz), mentre la Lega Lombarda-Lega Nord, che nel 1987 ha solo lo 0,3% contro lo 0,5% nazionale, sale nel 1992 al 10,3% (8,7% MNaz). Per quanto riguarda il fenomeno dell'astensionismo, infine, i venticinque comuni (dove si era registrato un dato inferiore dello 0,7% medio nel periodo 1948-'68) confermano la propensione alla maggiore affluenza: +1,1% nel 1972, +1% nel 1976, +1,2% nel 1979, +0,8% nel 1983. Nelle ultime due elezioni della Prima Repubblica, tuttavia, il dato si allinea con quello nazionale (astenuti all'11,2% nel 1987 nei capoluoghi e nel resto d'Italia e al 12,6% MCap contro il 12,7% di MNaz nel 1992). Altro fattore di continuità col ventennio precedente è l'indice di mutamento elettorale, che dal +1,6% rispetto alla media nazionale fatto registrare nel passaggio 1963-1968 resta sul +1,6-1,9% nel periodo 1972-1983, per salire al +2,2% nel 1987 e al +6,6% nel 1992. Non è un caso: in molte di queste città, soprattutto al Nord, l'arrivo della Lega Nord scompagina i rapporti di forza e accompagna (e/o incoraggia) massicci mutamenti di voto. In quanto al rendimento delle famiglie politiche, il Centro (Dc, Pri, Pli, Svp) che si era riallineato alla media nazionale nel 1968, resta molto vicino ai valori globali anche nel 1972 (-0,5% su MNaz), 1976 (+0,1% su MNaz), 1979 (-0,4% su MNaz) e 1983 (-0,2 su MNaz), ma dalla seconda metà degli anni Ottanta comincia a mostrare segni di debolezza (1987: -1,7% su MNaz; 1992: -2,5% su MNaz). La Sinistra, dal canto suo, anch'essa riallineata col dato nazionale nel 1968, è invece sottorappresentata nel 1972 (-0,7% su MNaz), nel 1976 (-1,2%) e nel 1983 (-1,8%) con una pausa nel 1979 (-0,3%). Dal 1987, invece, è sovrarappresentata (+0,9% nel 1987, +0,4% nel 1992) grazie soprattutto a radicali e verdi (ma anche, nel 1992, alla Rete, forte soprattutto a Palermo). La Destra, infine, conferma il suo radicamento, con un valore medio del periodo 1972-1992 superiore dell'1% rispetto al dato nazionale (poco oltre il dato del 1968, ma inferiore alle alte prestazioni degli anni Cinquanta e Sessanta). In quanto alle differenze fra le tre zone territoriali che abbiamo individuato in precedenza (Nord bianco, Zona rossa, Mezzogiorno allargato) si notano fenomeni di un certo interesse. Nel Nord bianco il Centro, che aveva fatto registrare durante il periodo 1948-'68 percentuali superiori fra il 6,3% (1963) e l'8,7% (1953) rispetto alla media dei 25 capoluoghi e fra il 2,8% (1948) e il 7,2% (1968) sul dato nazionale, ottiene nel 1972 l'8,2% in più della MCap e il 7,7% della MNaz. Si tratta di un consolidamento delle posizioni sostanzialmente confermato nel 1976 (+6,1% su MCap e +6,2% su MNaz), nel 1979 (+5,7% su MCap e +5,3% su MNaz) e nel 1983 (+6,1% su MCap, +5,9% su MNaz) ma sempre meno dal 1987 in poi (1987: +4,3% su MCap, +2,6% su MNaz; 1992: +0,7% su MCap, -1,8% su MNaz). In quest'ultimo periodo, non è la zona bianca del Nord a "decolorarsi", ma la Destra a rafforzarsi con l'arrivo della Lega Nord-Lega Lombarda. Infatti, se nel periodo 1948-'68 la Destra aveva ottenuto il 3,1% in meno in questi capoluoghi rispetto al complesso dei 25 e l’1,4% meno della media nazionale, nel 1992 lo scarto è positivo per il 6,9% sulla MCap e dell’8,2% sulla MNaz (di cui Lega: +7,3% sulla Mcpa, +8,9% - più del doppio - sulla MNaz); nelle cinque elezioni fra il 1972 e il 1987, invece, la Destra resta al di sotto della MCap e della MNaz solo fino al 1983, quando fa registrare uno 0,1% meno della MCap ma un inedito +0,7% sulla MNaz (risultato confermato nel 1987: +0,2 su MCap, +1,4% su MNaz). La crisi della Dc, dunque, porta voti prima al Msi e alla Liga Veneta, poi alla Lega Lombarda-Lega Nord. A sinistra, invece, si conferma la sottorappresentazione: se nel ventennio 1948-'68 era stata del 4,3% sulla MCap e del 3,4% sulla MNaz, nel '72 aumenta (-5,4% su MCap, -6,1% su MNaz), così come nel '76 (-5,3% su MCap, -6,5% su MNaz), per diminuire un po' nel '79 (-4,6% su MCap, -4,9% su MNaz), aumentare di nuovo nel 1983 (-5,5% su MCap, -7,4% su MNaz) e restare marcata nel 1987 (-5,1% su MCap, -4,2% su MNaz) e lievitare nel 1992 (-8,4% su MCap, -8% su MNaz). Nei capoluoghi della zona rossa, invece, il divario del ventennio 1948-'68 (+11,5% su MCap, +12,6% su MNaz) si conferma nel periodo 1972-'87 (+11,2% su MCap, +10,5% su MNaz) ma è quasi dimezzato nel 1992 (+6,3% su MCap, +6,7% su MNaz). La Destra, che nella zona rossa è stata fortemente sottovalutata fra il 1948 e il '68 (-3,9% su MCAp, -3,2% su MNaz) lo è anche in questo periodo, persino nel 1992 (1972-1987: -2,6% su MCap, -1,5% su MNaz; 1992: -2% su MCap, -3,3% su MNaz). Il Centro, che nella zona rossa non raggiunge mai il 40% dei voti nel periodo 1972-1992, ha in media il 34,8% nel 1972-1987 (-8% su MCap, -8,7% su MNaz) contro il 39,6% del 1948-1968 (-6,5% su MCap, -9% su MNaz) ma solo il 27,5% nel 1992 (-6,4% su MCap, -9,9% su MNaz), segno che le tendenze strutturali di questa area geografica si confermano. Nel Mezzogiorno "allargato", la famiglia centrista si mantiene sempre sopra il 40% (media 1972-1992: 44,5%,+3,8% su MCap e +2,3% su MNaz; media 1948-1968: 46,9%, +0,8% Mcap, -1,7% MNaz) confermando che la Dc si meridionalizza progressivamente, anche nel 1992 quando in queste zone perde appena il 2% contro il 4,7% nazionale e il 5,6% del totale dei capoluoghi. Nella seconda metà degli anni Ottanta e nel 1992, la vera "zona bianca" è il Mezzogiorno allargato. Qui la destra perde progressivamente posizioni rispetto al passato (media: 11,5%, +2,2% su MCap e +3,2% su MNaz, mentre la media 1948-'68 era stata 19,1%, +9,4% su MCap e +11,1% su MNaz). In pratica, nel Mezzogiorno allargato, il Centro cerca di mantenere le posizioni "assorbendo" l'elettorato della Destra. La sinistra, invece, passa da una forte sottorappresentazione (1948-'68: -10,6% su MCap e -9,7% su MNaz) ad una situazione che nel 1992 la vede addirittura in vantaggio, sia sulla media dei capoluoghi (47,4% contro 45,2%) che su quella nazionale (44,8%). La sottorappresentazione della Sinistra, che nel 1972 è ancora di 8 punti e nel 1976 è fra sei (MCap) e otto (MNaz), nel '79 risale intorno al 9% e arriva nel 1987 intorno al 10%. Il terremoto politico del 1992 tocca i partiti di sinistra, ma redistribuisce i voti del 1987 verso altri soggetti (la Rete, per esempio), cosa che non accade nel Centro-Nord del Paese. Infine, i dati sulle roccaforti dei partiti. La Dc conferma la sua progressiva meridionalizzazione: se nel 1972 fra le prime cinque città per percentuale di voti quattro erano del Nord, nel 1983 sono ancora due del Nord (Gorizia, Cuneo), una del Centro (Lucca), una del Sud (L'Aquila), una delle Isole (Oristano). Invece nel 1992 le prime cinque sono Catanzaro, Frosinone, Trapani, Lucca e L'Aquila. La Dc ottiene i risultati peggiori ad Alessandria, La Spezia, Parma, Piacenza, Pistoia e Genova, esattamente come nel ventennio 1948-'68. Segno che continua ad essere debole dove lo era già, ma perde nelle roccaforti del Nord. Il Pci conferma le sue città di insediamento tradizionale, mentre il Psi resta forte ad Alessandria e Rieti, ma progredisce al Sud e nelle Isole (Catanzaro, Trapani), meridionalizzandosi solo nel 1992. Le roccaforti del Msi nel periodo 1948-'68 (Catanzaro, Trapani, Rieti, Palermo, Gorizia) si confermano (con l'aggiunta di Frosinone) nel ventennio seguente. Il Pri, invece, ottenendo risultati migliori al Nord, conferma solo Trapani fra le sue roccaforti degli anni '48-'68: a Rieti e Catanzaro, per esempio, si sostuiscono Padova, Cuneo e Monza, ma anche Lecce.