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17 aprile 2024
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Una nuova battaglia del saliente? Sloviansk nel Donbass, la nuova Kursk, 80 anni dopo?

Leonardo Goni * - 20.04.2022

Fallito il tentativo di prendere Kiev e deporre il governo Zelensky, i satelliti spia e la ricognizione sul terreno stanno rilevando come le forze russe si stiano riposizionando verso l’Ucraina orientale, in particolare nella contesa regione del Donbass. È lì secondo, diversi analisti militari, che a breve, potrebbe scatenarsi uno scontro su vasta scala, per il controllo di questo strategico territorio.

L’area è importante, sia per le risorse naturali che contiene, sia perché costituisce, simbolicamente, la giustificazione stessa dell’intervento russo in Ucraina: la liberazione dei “fratelli oppressi” della minoranza russa nel Donbass. Infine la sua conquista potrebbe rappresentare per Putin, finalmente, quella vittoria sul campo che finora è mancata, per risollevare in patria, le sorti delle sue forze armate, la cui reputazione è scesa ulteriormente dopo gli insuccessi sul terreno e l’affondamento dell’incrociatore lanciamissili Moskva, ammiraglia della Flotta del Mar Nero.

Una considerazione così bassa dell’efficienza militare russa in azioni offensive, da rievocare – tra gli analisti di questioni militari - la fallimentare performance dell’Armata rossa nella “Guerra d’inverno” russo-finlandese del 1939-40. Un conflitto quasi dimenticato che sta riproponendo però curiose analogie con quello attuale. (Anche allora i russi, in soverchiante superiorità di forze, pensavano di venire accolti dalle popolazioni “liberate”, a braccia aperte e che l’esercito del difensore avrebbe offerto una resistenza solo simbolica all’invasione).

Lo spostamento del fronte principale di guerra nell’area del Donbass, a sud di Kharkiv e a ovest di Luhansk, un terreno aperto, pianeggiante e lievemente collinare, un’area prevalentemente rurale, con pochi centri abitati importanti, potrebbe offrire l’opportunità alle forze russe di scatenare una massiccia offensiva, manovrando con fanterie, mezzi corazzati e artiglieria, nel tipo di battaglia che ricorda quelle combattute, sul fronte orientale, durante la Seconda guerra mondiale.

Anche il ministro degli esteri ucraino Kuleba, intervistato dai media occidentali, pochi giorni fa, ha sottolineato come la nuova battaglia che si prefigura per il Donbass ricorderà nella dinamica e nell’intensità delle forze impiegate, quelle dell’ultima guerra: “la battaglia per il Donbass  ricorderà la seconda guerra mondiale, con grandi operazioni, manovre, coinvolgimento di migliaia di mezzi corazzati, aerei, artiglieria… Questa non sarà [solo] un'operazione locale”.

Dal punto di vista storico, una battaglia della Seconda guerra mondiale, combattuta sul fronte orientale, rappresenta significative analogie con quella che potrebbe scatenarsi, a breve, nel Donbass e che si svolse nella stessa area, solo 150 km più a nord dell’attuale zona di operazioni.

Stiamo parlando dell’Operazione Zitadelle (Cittadella), l'offensiva tedesca per la conquista del saliente di Kursk, (luglio 1943).  Un saliente, nella terminologia militare, è una parte del teatro di battaglia che si incunea nel territorio nemico. Si trova quindi circondato dal nemico su due o tre lati, il che fa sì che le truppe che lo occupano siano particolarmente esposte a possibili attacchi. Nell'estate del 1943 i tedeschi, che aver ricostituito le proprie forze dopo la sconfitta di Stalingrado, scatenarono una massiccia offensiva contro il saliente, che aveva al centro la città di Kursk e si incuneava, verso ovest, nella linea difensiva tedesca. Partendo dai due fianchi del saliente, la Wehrmacht attuò una gigantesca manovra a tenaglia, da Orel e da Belgorod (località russa nuovamente entrata nelle cronache di guerra per l'attacco ai depositi di carburante, alcune settimane fa), con l’intento di circondare tutte le forze sovietiche presenti, per poi annientarle.

Ottanta anni dopo, un nuovo saliente si è formato, in senso inverso al precedente, (vertice a est, base a ovest) poco sotto l'area della battaglia del 1943, nel Donbass, nella zona di Luhansk. Sono gli ucraini, questa volta, i difensori del saliente, e i russi, qualora decidessero di attaccare, potrebbero muoversi, con una manovra a tenaglia, da Izyum e da sud-est e puntare a raggiungere Sloviansk (Slov"jans'k) al centro del saliente stesso, intrappolando così l'esercito ucraino schierato a difesa del Donbass, in una gigantesca sacca.

Nel 1943 i tedeschi a Kursk, pur avanzando, non riuscirono a chiudere la tenaglia e a circondare i russi. Le difese accuratamente predisposte (anche grazie all’intelligence alleata che aveva correttamente anticipato l’offensiva tedesca) e i contrattacchi massicci dei sovietici, che disponevano di immense riserve, impedirono il successo del piano tedesco. In ultimo, last but not least, lo sbarco in Sicilia e la caduta del fascismo in Italia, spinsero Hitler a interrompere Zitadelle per inviare urgentemente truppe nella Penisola.

Cosa succederà invece nel saliente Sloviansk? I russi tenteranno una manovra a tenaglia e saranno in grado di circondare l'esercito ucraino nel Donbass? Oppure attaccheranno altrove, ad esempio a Kharkiv o dal fronte sud, dopo aver conquistato interamente Mariupol?

Forse lo sì scoprirà presto. Come ha ricordato Kuleba nell’intervista: “la Russia ha il suo piano, noi abbiamo il nostro e il campo di battaglia deciderà il risultato".

 

 

 

 

* PhD, Università di Bologna, storico militare e giornalista