Ultimo Aggiornamento:
17 aprile 2024
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Rientrano a scuola i docenti no-vax e i lavoratori fragili privi di tutele

Francesco Provinciali * - 03.09.2022
Docenti no-vax

Mentre noti virologi che hanno sempre ispirato le decisioni sanitarie sul Covid da parte dei Governi in carica si candidano alle elezioni o si mettono a disposizione dell’esecutivo per rafforzare una linea di tendenza preventiva ispirata dalla scienza e dalla medicina, giunge alle scuole una Circolare del Ministro dell’Istruzione sul rientro in servizio dal 1° settembre dei docenti no-vax. Con il 31 agosto cessano le misure di protezione sanitaria e anche i professori non vaccinati potranno ritornare a scuola, anche se impegnati in compiti diversi dall’insegnamento. Nonostante la più recente media nazionale si attesti su circa 25 mila nuovi casi e 100 decessi giornalieri, con un indice di positività tra il 15 e il 20 % a seconda delle regioni, si allentano le restrizioni ed è significativo che ciò avvenga anche a scuola, dove non sono stati adottati gli attesi provvedimenti sull’aerazione delle aule, l’organizzazione della didattica in presenza, il sovraffollamento delle classi, i distanziamenti e la profilassi dei casi: le scuole sono un luogo di compresenze variegate per età di alunni e personale ma prive di presìdi sanitari di controllo specie da quando la figura del medico scolastico è stata giubilata.

Nel frattempo, nonostante emendamenti e odg presentati in Parlamento dagli On.li De Toma e Dall’Osso, e dal Sen. Cangini, appelli e prese di posizione a mezzo stampa (anche noi abbiamo fatto la nostra parte) non sono state rinnovate le tutele per i lavoratori fragili, scadute il 30 giugno u.s. Non il lavoro agile e neppure l’equiparazione delle malattie al ricovero ospedaliero, misure sempre assunte e – salvo brevi periodi – rinnovate nei due anni e mezzo di pandemia. Nemmeno nel Decreto aiuti-bis, nonostante voci di interessamento da parte dei Ministri del Lavoro e della Funzione Pubblica, nulla è stato deciso in proposito, ai limiti dell’inadempienza amministrativa e sanitaria nei cfr. di una categoria di lavoratori chemioterapici, immunodepressi, cardiopatici ecc. con patologie peraltro riconosciute dal Decreto Min. Salute del 4/2 u.s. e quindi sovraesposti al contagio. Ha lasciato allibiti questa totale assenza di decisioni in proposito, da parte del Governo e del Parlamento. Il Ministro Bianchi dirama dunque disposizioni per il rientro in aula, a contatto con gli studenti e i lavoratori fragili, di docenti e ATA no-vax che si sono sempre sottratti non solo ai vaccini ma ad ogni tipo di controllo sui contagi e lo fa dispiegando l’apparato burocratico del suo Dicastero per istruire nel merito le scuole di ogni ordine e grado. Evidentemente non è bastata la decisione di istituire la contestata figura del ‘docente-esperto’ al Ministro P.I. per lasciare il ricordo di una presenza scialba e poco incisiva: questa decisione di iniziare l’anno scolastico facendo rientrare contemporaneamente in servizio coloro che si sono sempre sottratti ad ogni profilassi contro il Covid e i colleghi lavoratori fragili che meritano tutele speciali per evitare il pericolo di contagi fatali, risulta evidentemente condivisa dai Ministri della Salute, del Lavoro e delle Disabilità, e ciò è inevitabile venendo meno per il personale della scuola l’obbligo della somministrazione del vaccino.  Il Governo è in carica per il disbrigo degli affari correnti ma un inizio di anno scolastico impostato in questo modo suscita perplessità e sconcerto. Alterniamo periodi di fiducia e allentamento delle misure restrittive a nuovi provvedimenti cautelativi, di prevenzione, controllo e profilassi, specie in concomitanza con l’arrivo di nuove varianti.

Si prevede infatti un autunno più difficile del periodo attuale.

E sullo sfondo restano i grandi numeri della pandemia: in Italia finora 21.630.000 contagiati, 175mila morti, 250 milioni di tamponi effettuati, mentre i grafici di questi dati non hanno ancora imboccato una decisa inversione di tendenza al ribasso.

Ogni decisione politica sull’organizzazione della vita sociale e sulle tutele sanitarie individuali si rivela dunque decisiva, mentre si avvalora il detto “la prudenza non è mai troppa”.