Reddito di cittadinanza: il voto di scambio nel XXI secolo
È forse il più grande voto di scambio della storia d’Italia e del secolo XXI. Secondo le stime del governo toccherà poco più di 5 milioni di cittadini. Ma potrebbe raggiungere cifre più ragguardevoli in grado di fare saltare il banco. Il reddito di cittadinanza costituirà per i 5 Stelle una base di consenso elettorale di lunga durata, che sarà difficile da scollare per qualsiasi opposizione presente e futura. Una parte della platea, probabilmente un quarto, riceverà la pensione di cittadinanza. Per queste persone non ci sarà alcun obbligo di ricercare un lavoro e quindi si tratta solamente di un aumento delle pensioni sociali, ovvero un regalo per persone povere ma anche e soprattutto per coloro che non hanno versato mai contributi e che vedranno la loro pensione vicina a quella della maggioranza degli italiani che hanno pagato contributi. Per il restante tre quarti si tratta di un reddito che in pochi casi avrà una caratteristica di temporaneità come il governo vorrebbe far credere. Per due ragioni. Perché la maggior parte degli aventi diritto sono senza lavoro di lunga durata o persone che non hanno mai cercato lavoro. E in secondo luogo perché in Italia non ci sono 4 milioni di posti di lavoro disponibili ma molto meno. In più i posti vacanti, circa mezzo milione, al Nord e anche al Sud, riguardano figure professionali soprattutto in imprese che cercano lavoratori qualificati che non si trovano, mentre la maggioranza degli aventi diritto al reddito di cittadinanza ha qualifiche per eventuali posti di lavoro a salario molto basso spesso sotto il reddito di cittadinanza. E comunque con le clausole che i posti offerti in prima battuta devono non distare più di 100 chilometri dalla residenza il collocamento anche sui pochi lavori disponibili sarà molto ardua.
E quindi per i percettori del reddito di cittadinanza si profila una lunga militanza nelle file dell’assistenza statale, che attraverso rinnovi e deroghe potrebbe diventare quasi permanente. Resta poi un capitolo piuttosto complicato. Quello delle casalinghe che secondo l’Istat, ultima rilevazione del 2017, sono circa 7 milioni e mezzo. Di queste le statistiche dicono che il 10% è dal punto di vista statistico in povertà assoluta. Ma è soprattutto risultato di evasione fiscale diffusa in buona parte d’Italia e quindi una condizione solo in parte veritiera. Il 75% possiede al massimo la licenza media inferiore e quindi ha un grado di occupabilità improbabile in mansioni che danno un salario sopra i 780 euro netti. E infatti una buona fetta di casalinghe oltre a lavorare in casa compiono lavori in nero per importi medio bassi. L’alto numero di casalinghe italiane cela infinite situazioni di elusione e di evasione fiscale anche per via delle nuove strutture famigliari che non hanno uno stato di famiglia come in passato. La cifra di casalinghe che potrebbe chiedere il reddito di cittadinanza è quindi molto alta e imprevedibile e porrà non pochi problemi di sostenibilità. Anche consorti di facoltosi mariti che non lavorano in quanto non ne hanno alcun bisogno possono con alcune semplici manovre di elusione fiscale diventare eleggibili per il reddito di cittadinanza. Sappiamo che l’ISEE è una certificazione poco attendibile e che ogni accertamento patrimoniale è molto difficile se non impossibile in questo paese. Che è poi una delle ragioni, prima di quelle di opportunità politica, per cui nessuno osa introdurre una vera patrimoniale. Le regole per ottenere il reddito di cittadinanza sono lasche e l’asticella per escludere è fragile. Si può infatti percepire il reddito pur essendo proprietari di prima casa e avendo una seconda di valore non superiore ai 30000 euro. Per questa basta essere cointestatari e si può quindi possedere un secondo immobile di un certo pregio e non essere esclusi dal reddito di cittadinanza. Che insomma non è e non sarà una misura di accompagnamento al lavoro se non in pochi casi ma un regalo ad una ampia platea di persone, molte delle quali hanno evaso in maniera continuativa e massiccia i contributi pensionistici. È dunque un forte incentivo perché questa pratica, in nessuna misura penalizzata, venga perpetuata nel tempo presente e futuro. È un dono a persone che non hanno mai cercato lavoro e che non potranno occupare i posti vacanti offerti nelle imprese che li richiedono perché privi di capacità adeguate. Qualche mese fa in un paese della Sicilia occidentale mi reco in un supermercato. Sulla porta d’entrata è affisso un cartello in cui si offrono 5 posti di lavoro nella compagnia del supermercato in paesi vicini. Le qualifiche professionali medio basse non sono però compatibili con, ad esempio, le conoscenze medie di una casalinga italiana o con quelle di un giovane che non abbia almeno un diploma di scuola media superiore. Il cartello resta affisso per settimane invano.
Una dichiarazione del ministro Di Maio, alfiere del reddito di cittadinanza, dà la misura di quanto improvvisato e demagogico sia il reddito di cittadinanza. Il ministro afferma che con il reddito di cittadinanza si potranno acquistare solo beni necessari. Non si potrà darsi al gioco d’azzardo e comprare altre diavolerie. Purtroppo è la solita dichiarazione frutto della “immunità verbale” di cui approfittano a piene mani molti esponenti di governo. Con la card del reddito di cittadinanza è infatti possibile prelevare fino a 200 euro. Se è così come si può controllare la spesa per contanti di chi preleva? E soprattutto che senso ha e a cosa serve?
di Luca Tentoni
di Gianpaolo Rossini
di Stefano Zan *