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17 aprile 2024
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Il voto del 2022 nelle "capitali regionali"

Luca Tentoni - 01.10.2022
Politiche 2022

Il voto del 25 settembre nelle "capitali regionali" (i capoluoghi di regione) ha rispettato la tradizione. Il centrosinistra è molto più forte che a livello nazionale, mentre la destra è più debole. La coalizione della Meloni è passata dal 31,2% al 33,9%, mentre quella di Letta è al 33,1% (32,9% nel 2018); seguono il M5s col 16,5% (31,1%) e Azione/Italia viva col 10,2% (non presente quattro anni fa). L'affluenza è passata dal 70,6% (72,9% nazionale) del 2018 al 64,1% (63,9% nazionale), scendendo meno che nel resto d'Italia e allineandosi quasi perfettamente al dato complessivo. Resta il fatto, però, che è stato un gioco "a perdere": la destra ha avuto 1,512 milioni di voti (74mila in meno che nel 2018), il centrosinistra 1,478 (198mila in meno), il M5s 0,737 (844mila in meno); ha guadagnato solo Calenda (455mila voti) solo perché nel 2018 alle politiche non c'era. La differenza fra risultati nelle capitali regionali e resto del Paese è notevole, come si diceva: la destra perde il 9,8%, il centrosinistra guadagna il 7%, il M5s ha un +1,1% e Azione/Italia viva è a +2,4%. A livello territoriale, nelle metropoli, i rapporti di forza fra i poli sono i seguenti: Nord-Ovest, destra 33,9%, centrosinistra 37,1%, M5s 10,5%, Az/Iv 12,5%; Nord-Est, destra 39%, centrosinistra 33,3%, M5s 8,3%, Az/Iv 8,6%; Centro "ex rosso", destra 29,5%, centrosinistra 41%, M5s 10,8%, Az/Iv 11,6%; Roma, destra 37,4%, centrosinistra 32,4%, M5s 14,1%, Az/Iv 10,8%; Sud, destra 29,8%, centrosinistra 25,1%, M5s 33,8%, Az/Iv 5,9%; Isole, destra 30%, centrosinistra 23,1%, M5s 32,1%, Az/Iv 5,9%. Fra i partiti, nelle ventuno città (ci sono Trento e Bolzano per il Trentino-Alto Adige) la graduatoria complessiva dei primi posti è la seguente (fra parentesi, il dato del 2018): Pd 23,3% (22,1%), FdI 22,4% (5,5), M5s 16,5% (31,1), Az/Iv 10,2% (n.p.), FI 5,5% (12,7), Verdi-SI 5,3% (Leu 4,9), Lega 5,1% (12,1), Più Europa 3,9% (4,7). La battaglia per il primo posto nelle metropoli (tranne che ad Aosta, dove i partiti sono differenti rispetto al resto d'Italia) vede il Pd primeggiare a Torino (25,4%), Genova (26,4%), Milano (25,4%), Trento (29,7%), Bologna (33,2%), Firenze (30,2%), Ancona (25,3%), FdI a Bolzano (22,1%), Venezia (25,3%), Trieste (28,6%), Perugia (28%), Roma (28,2%), L'Aquila (28,9%), Catanzaro (22,1%), Cagliari (21,7%), il M5s a Campobasso (25,3%), Napoli (42,7%), Bari (27,4%), Potenza (22,6%), Palermo (36%). C'è infine da considerare quell'indice Idg che, nel volume "Capitali regionali" (Il Mulino, 2018) avevamo introdotto per valutare la differenza di comportamento fra l'elettorato dei capoluoghi e quello delle altre città: nel 2022 è stato pari al 13,24, in forte aumento rispetto al 10,76 del 2018 e al 7,61 del 2013. La differenza fra centro e periferia aumenta sensibilmente. In quasi tutte le aree del Paese si è accentuata, come al Nord-Ovest (17,83 contro 12,49 del 2018), al Nord-Est (15,76 contro 12,74), a Roma (16,74 contro 15,01), al Sud (10,48 contro 6,81) e nelle Isole (12,44 contro 6,1), ma al Centro "rosso" (13 contro 12,74) il progresso è stato impercettibile. Resta il fatto che l'Idg segnala una minore omogeneizzazione politica fra centro e periferia soprattutto al Nord e a Roma, cioè una forte distanza fra i grandi centri e i più piccoli. Lo si vede già a livello nazionale, confrontando i dati delle "capitali regionali" con quelli degli altri comuni: destra, 33,9% contro 45,6% (media 43,7%), centrosinistra, 31,1% contro 24,8% (26,1%), M5s, 16,5% contro 15,2% (15,4%), Az/Iv 10,2% contro 7,3% (7,8%). È l'Italia dei piccoli e medi centri che ha consegnato alla destra una facile vittoria.