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24 aprile 2024
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I numeri del governo Draghi

Luca Tentoni - 17.02.2021
Conte e Draghi

Il governo Draghi è il diciassettesimo della Seconda Repubblica (o il diciottesimo, se aggiungiamo il governo Ciampi del 1993-'94, di transizione). Rispetto ai governi della Prima Repubblica, quelli della Seconda sono stati molto più longevi: 542 giorni medi in carica più 34 circa per l'ordinaria amministrazione, per un totale di 576, contro i 313 più 33,5 della Prima (totale 346,5). In altre parole, se fino al 1992-'93 ogni presidente del Consiglio poteva ragionevolmente pensare di restare a Palazzo Chigi per non più di undici mesi e dieci giorni per volta, dal '94 in poi l'aspettativa di permanenza è salita a circa diciotto mesi. Inalterata, invece, la durata media delle crisi. Però, nella Seconda Repubblica, bisogna distinguere fra situazioni molto diverse fra loro: in quattro casi (1996, 2008, 2013, 2018) il nuovo governo si è insediato dopo una lunghissima transizione dovuta alle elezioni, quindi l'interregno medio è durato ben 107 giorni. Negli altri casi, la durata delle crisi è stata minima: da due a diciassette giorni (media: 10). In sintesi, la crisi che ha portato al governo Draghi è stata la più lunga di quelle "ordinarie" ma è durata la metà rispetto alla media della Seconda Repubblica (34,4) e addirittura i cinque sesti in meno delle quattro più lunghe (107). La portata della congiuntura politica e - per certi versi - anche istituzionale seguita alle dimissioni di Conte ha dunque avuto come effetto l'allungamento dei tempi di soluzione in temi "normali", segno che la situazione - se Mattarella non avesse avuto un nome come Draghi da spendere nell'occasione - sarebbe stata molto più complessa da risolvere, portando forse allo scioglimento anticipato delle Camere. In quest'ultimo caso, Giuseppe Conte avrebbe scavalcato Matteo Renzi al decimo posto della classifica dei presidenti del Consiglio rimasti complessivamente di più in carica: ad oggi il primo è a quota 987, il secondo a 1024 (è possibile immaginare che il leader di Italia viva sia soddisfatto per non essere stato superato dal suo rivale, che se fosse rimasto a Palazzo Chigi fino a fine marzo lo avrebbe sorpassato). Tutti si chiedono, ora, quanto durerà il governo Draghi. Essendo un Esecutivo insieme politico e tecnico, lo si può accostare a quelli di Ciampi, Dini e Monti, rimasti mediamente in carica 371 giorni più 93 per gli affari correnti; in tutti e tre i casi, infatti, hanno gestito le elezioni successive. Delle due, l'una: o Draghi resterà in carica giusto i 371 giorni (più o meno) dei suoi predecessori, prima di essere eletto Capo dello Stato in sostituzione di Mattarella (quindi non potrà esercitare gli "affari correnti" neanche per un giorno, ponendo qualche problema tecnico-istituzionale, poiché nessun inquilino di Palazzo Chigi è passato direttamente al Colle) altrimenti avremo un'altra soluzione (una breve proroga di Mattarella, oggi da escludere, oppure l'elezione al Quirinale di un'altra personalità, come Marta Cartabia) e Draghi potrà avviarsi a concludere la legislatura e a gestire le elezioni (in questo caso resterà in carica per circa ottocento giorni e forse più, avvicinando nella classifica dei governi più longevi della Seconda Repubblica i due di Romano Prodi). L'orizzonte dell'Esecutivo, dunque, sembra più limitato di quello dei precedenti, ma la politica è imprevedibile: il patto gialloverde sembrava di ferro, ma era di metallo più leggero, mentre quello giallorosa è durato un anno e mezzo ma aspirava ad arrivare al 2022 o 2023. Il punto fondamentale è che il futuro del governo Draghi è nelle mani del presidente del Consiglio (che dovrà misurarsi con la politica di tutti i giorni, scontentando per forza qualcuno) ma anche dei partiti, che potrebbero eleggerlo al Quirinale per dargli un premio oppure per toglierselo di torno e andare ad elezioni anticipate. Tutto è possibile, tranne forse che Draghi inauguri, come De Gasperi, un lunghissimo periodo di governo, anche se forse il nuovo presidente del Consiglio sarebbe all'altezza del compito.