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12 febbraio 2025
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Dalla Svizzera una boccata d’ossigeno per le banche centrali (per la BCE) e per l’Italia

Gianpaolo Rossini - 17.01.2015
Borsa svizzera

La Svizzera ha abbandonato il cambio fisso con l’euro a 1.20 e i mercati hanno immediatamente fatto apprezzare il cambio del franco di quasi il 40% in un solo giorno. Una mossa imprevista nei tempi ma non del tutto inattesa. Un manovra con molti effetti e significati di rilievo per tutte le banche centrali e in special modo per la nostra tentennante BCE.  Diversi operatori dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti al Giappone dovranno leccarsi ferite profonde per questa mossa improvvisa della banca centrale a causa di enormi perdite su posizioni speculative errate. Le conseguenze di questo non sono ancora valutabili ma potrebbero indebolire fortemente qualche operatore bancario globale. In una congiuntura come quella che stiamo vivendo soprattutto in Europa questo potrebbe apparire piuttosto negativo. Ma in realtà la mossa della banca federale elvetica è positiva per molti aspetti che superano di gran lunga le ferite inferte ad alcuni operatori sui cambi. In primis si restituisce alla banca centrale la capacità e il potere di leadership nei mercati dei cambi. E questo serve alla BCE. Dopo anni di manipolazioni dei cambi da parte di grandi banche private globali, dopo anni di banche centrali che sembravano tapine impotenti di fronte alla subissante speculazione apparentemente soverchiante e impossibile da contrastare scopriamo che le banche centrali possono per fortuna muoversi con forza e infliggere perdite ingenti agli operatori di mercato che hanno scorazzato per anni senza trovare mai una adeguata resistenza. Sul piano operativo è poi rilevante constatare che finalmente una banca centrale riesce a muoversi, speriamo di non essere smentiti da evidenze contrarie nei prossimi giorni, senza far filtrare informazioni ai soliti noti di banche amiche. Sul piano teorico poi viene restituita una certa forza alla banca centrale che negli ultimi anni sembrava destinata ad un ruolo ancillare nei confronti del mercato, eufemismo per definire le grandi banche globali ree di essersi macchiate di tutti i reati finanziari possibili, dalla manipolazione dei tassi d’interesse, a quella dei cambi, al fixing di oro, argento alla diffusione di informazione deviata a clienti e operatori minori. Per l’Italia è poi un’ottima notizia perché la Svizzera, pur piccola, è uno dei mercati più importanti per le nostre esportazioni e soprattutto per il lusso di cui siamo grandi produttori. La Svizzera è il quarto paese per la destinazione delle nostre esportazioni dopo Germania, Francia e Stati Uniti e vi esportiamo quasi il doppio di quello che vendiamo in Cina. E dunque l’economia italiana non può che fregarsi le mani per questa mossa della banca federale elvetica che potrebbe regalare un altro piccolo sostegno alla incipiente ripresa. Infine una considerazione sui capitali, abbondanti, italiani nei forzieri delle banche svizzere. Quando i cambi si muovono a seguito di manovre inattese della banca centrale come in questo caso della Svizzera si verificano delle reazioni estreme dei cambi (overshooting) che poi in parte rientrano. Diventa pertanto particolarmente conveniente riportare ora i capitali in Italia perché solo ora si possono ottenere più euro per ogni franco di quanto non si avrà tra qualche settimana o mese. Occorre quindi favorire questo rientro di preziosissime risorse finanziarie in un momento difficile per il paese semplificando le norme e favorendo anche l’uso del contante. Insomma per l’Italia è un’ottima occasione da non sprecare. Per la BCE lo è ancora di più perché può procedere con la possibile espansione della offerta di moneta e acquisto di bond in maniera inattesa e senza essere preceduta da manovre neutralizzanti dei mercati. La banca centrale elvetica ci insegna che le banche centrali, se lo vogliono, possono ancora fare molto per imporre le loro regole e i loro obiettivi alla banche private e ai grandi operatori finanziari, eufemisticamente definiti mercato.