Chi è Fetullah Gülen, l’uomo accusato di aver ordito il golpe in Turchia
Turchia: nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 luglio è iniziato - e finito miseramente - il tentativo militare di sovvertire il potere. La crisi turca è a tutti gli effetti una crisi internazionale: Ankara e Washington si sfidano a colpi di comunicati e dichiarazioni sull’estradizione, da parte degli Usa, dell’imam Fethullah Gülen, presunto ispiratore del tentativo di golpe. Non solo, stando a quanto riferito da fonti turche, alcuni rilevamenti radar, avrebbero evidenziato il coinvolgimento statunitense nelle rotte dei caccia che hanno condotto - dal cielo - il colpo di stato.
Nel primo comunicato diffuso dai golpisti, si parla di un’operazione dettata dalla necessità di arginare la deriva autoritaria e l’islamizzazione imposte da Recep Tayyip Erdogan. Le divisioni interne al Paese, dovute anche all’influenza della guerra civile siriana, hanno creato terreno fertile in cui l’operazione militare ha attecchito. Nonostante l’importante appoggio ai militari golpisti, un ancor più imponente sostegno popolare premeva per il ritorno del presidente democraticamente eletto. Al di là delle ipotesi ventilate dalla stampa internazionale - presunto golpe fasullo o di matrice americana - il sultano ha accusato l’imam Gülen di esserne l’ispiratore, il mandante ideologico. Erdogan ha quindi intimato agli Stati Uniti di consegnare loro il predicatore - pena l’inasprimento dei loro rapporti di “amicizia” - mettendo in difficoltà la Casa Bianca. Ma chi è, dunque, l’uomo contesto tra Stati Uniti e Turchia?
Classe 1941, Fethullah Gülen è un predicatore e politologo turco. Studioso dell'Islam e leader del Movimento Gülen, conosciuto più significativamente come Hizmet. In gioventù è stato allievo del pensatore musulmano Said Nursi, del quale ha conosciuto i testi e le idee al punto da sentirsi investito della missione di far rinascere l'Islam in Turchia. Filosofia religiosa che - ad oggi - conta vari milioni di seguaci in tutto il mondo. Gülen inizia molto presto la sua attività di predicatore, cominciando a viaggiare fino alle province più lontane dell’Anatolia; le tematiche ricorrenti della sua predicazione – d’impostazione hanafita - cominciarono a fissarsi. Il pubblico di fedeli che assisteva ai suoi sermoni inizia ad aumentare. Negli anni, Gülen e il suo movimento sono stati elogiati dalla comunità musulmana internazionale e non solo. I suoi sostenitori vedono il movimento come una forma moderata dell'Islam perchè ispirata ad una interpretazione liberale e democratica della religione. Forte di questa reputazione, si è contrapposta all’estremismo islamico. Ma la sua posizione in Turchia è tutt’altro che facile: i sostenitori della laicità dello Stato turco ritengono che il suo sia un tentativo di cancellarne la secolarizzazione voluta da Atatürk, gli estremisti islamici contestano alcune sue iniziative - come il dialogo interreligioso - giudicandole come "deviazioni" dall’Islam.
Gülen ed Erdogan erano legati da un patto d’acciaio, un rapporto di complicità interessata, ma anche di condivisione: il predicatore consigliava una linea moderata, il giovane leader coniugava i suggerimenti ricevuti con le responsabilità del potere. I giornali di proprietà di Gülen appoggiavano il governo islamico moderato dell’Akp (partito di maggioranza) mentre Erdogan sfruttava il know how del suo sostenitore, che - viste le sue entrature nel mondo militare e politico - gli aveva aperto le porte dei circoli più esclusivi del Paese. Il 1999, prima che Erdogan andasse al potere, è l’anno della fuga di Gülen negli Usa. Come ricorda il Financial Times, i primi segni di cedimento dell’alleanza risalgono, infatti, a quando il leader religioso si spostò negli Stati Uniti. La rottura vera e propria avvenne, invece, 14 anni più tardi, nel 2013, quando il governo Erdogan venne travolto da un’inchiesta per corruzione. I dossier pubblicati dai giornali di Gülen colpirono il figlio del presidente e diversi ministri. Il direttore non risparmiò aspre critiche al suo ex amico la cui vendetta arrivò a distanza di poco tempo. Nel 2014 infatti Erdogan ha epurato migliaia di agenti di polizia, giudici e pubblici ministeri sospettati di essere legatia Hizmet. Oggi le cose non sono cambiate: le epurazioni continuano, un numero - ormai troppo grande - di dipendenti pubblici e funzionari sono stati sollevati dai propri incarichi lavorativi. Mentre Wikileaks promette la diffusione di mail estremamente compromettenti per il governo turco. Di certo, dal fronte governativo arriveranno sempre più nuovi attacchi a Gülen: difficile che gli Usa accontentino la richiesta turca di estradizione. É certo anche che il "giro di vite" promesso dal presidente turco riguarderà anche e soprattutto le strutture riconducibili all'ex-amico. Oggi suo peggior nemico.
* Francesca Del Vecchio, praticante giornalista. Collabora con Prima Comunicazione e ha collaborato con il canale all news Tg Com 24.
di Paolo Pombeni
di Francesca Del Vecchio *