Ultimo Aggiornamento:
24 aprile 2024
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Argomenti

Sì o no?

Stefano Zan * - 09.09.2020

Il dibattito sul taglio dei parlamentari in corso in questi giorni è un dibattito vecchio perché tutti gli aspetti e le implicazioni sono stati affrontati negli ultimi  due anni attraverso le 4 letture, con relative votazioni, che il provvedimento ha seguito nel suo iter di riforma  costituzionale, venendo sempre confermato a larghissima maggioranza dalla più parte dei partiti.

Anche il PD che era sostanzialmente contrario alla fine ha ceduto per rispettare una delle condizioni poste dai 5Stelle per formare il governo e  nell’ultima lettura ha votato a favore.

Che oggi politici, osservatori, opinionisti ricomincino da capo la discussione è abbastanza stucchevole. Quello che c’era da dire di nobile o meno nobile è già stato detto e non ha molto senso ripeterlo.

Fra due settimane dobbiamo votare sì o no al taglio dei parlamentari.

Il parlamento a stragrande maggioranza ha detto sì.

I principali partiti di governo e di opposizione hanno detto sì.

I sondaggi ci dicono che la grande maggioranza dei cittadini è orientata per il sì.

Non c’è il quorum.

La vittoria dl sì è altamente probabile anche perché basta un solo voto di vantaggio.

Dal punto di vista politico ci sono due aspetti curiosi e per certi versi paradossali. La vittoria del sì verrebbe leggi tutto

Il peso delle regionali sul referendum

Luca Tentoni - 05.09.2020

Il 20 e il 21 settembre, l'esito del referendum costituzionale potrebbe essere deciso nelle sette regioni nelle quali si rinnovano i Consigli regionali: lo scopo dell'election day, infatti, è quello di mobilitare gli elettori, che in questo caso (dove si vota per le amministrative) andranno alle urne anche indipendentemente dal quesito sulla riforma che "taglia i seggi" di Camera e Senato. Strutturalmente, le regioni Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania, Puglia, Val d'Aosta rappresentano il 36% dell'intero elettorato italiano, quindi pesano poco più di un terzo del totale. Ma stavolta, se l'affluenza alle regionali fosse intorno al 52-55% come la scorsa volta e alle europee (pur senza salire al 73% delle politiche) i votanti sicuri per il referendum (cioè coloro i quali riceverebbero la scheda, oltre a quella per le amministrative) sarebbero fra i 9 e i 10 milioni, pari ad un'affluenza totale già acquisita fra il 18 e il 19% (solo Italia: 20-21%). Nelle altre regioni e all'estero voterebbero 33 milioni di aventi diritto: se l'affluenza nelle zone dove si va al voto per le sole comunali o (nella gran parte d'Italia) solo per il referendum fosse del 10 o del 15% (cioè bassissima), il dato totale nazionale si attesterebbe fra il 27-28% e il 31-32%. In sintesi, persino di fronte ad un fiasco nelle zone leggi tutto

Le porte girevoli dei cinque stelle

Francesco Provinciali * - 05.09.2020

Le più recenti sortite in casa ‘5stelle’ sembrano esprimere un disconoscimento di paternità: non più il pedagogista ginevrino J.J. Rousseau nume tutelare della omonima piattaforma, metaforicamente rimpiazzato dal parigino Georges Feydeau, noto commediografo, abile regista e drammaturgo, nonché ironico fustigatore dell’ipocrisia borghese, passato alla storia per la scenografia delle “porte girevoli”, con spiragli, finestre, angolature, coni d’ombra e di luce ad effetto sorpresa, mutando trama e palcoscenico.

Ciò che porta peraltro a ripensare al rapporto tra Casaleggio jr e un Movimento che sta diventando partito.

La periodica consultazione on line della base sortisce un effetto moltiplicatore sempre sorprendente negli esiti del consenso, poiché legittima e sancisce come deriva popolare le preventive intuizioni dei proponenti.

L’insieme dell’evoluzione della specie grillina, dalle origini ai giorni nostri, ha le sembianza di una mutazione genetica: dall’assalto al potere e l’apertura della scatola del tonno parlamentare, dallo streaming in diretta per scoperchiare le nefandezze del sistema, al no alle interviste in TV , all’impeachment presidenziale contro Mattarella, dal no vax, no tap, no ILVA, no alle grandi opere, no all’euro e all’Europa il movimento esprimeva al meglio la contestazione globale al sistema e la rabbia popolare, cogliendo al volo la più recente delusione per la narrazione leggi tutto

Adesso si comincia a ballare ….

Paolo Pombeni - 02.09.2020

Col passare dei giorni la situazione politica torna a surriscaldarsi. Non che si fosse mai veramente raffreddata, ma era sembrata rimanere nell’ambito della cosiddetta pretattica politica. alla scena pubblica non trovava approvazioni né sul fronte politico, né su quello degli osservatori.

Le questioni sul tappeto sono tante, ma quella che, almeno per ora, sembra infiammarsi di più riguarda il referendum costituzionale. Come si è già avuto modo di osservare era un tema che la politica aveva preso sottogamba, convinta che la battaglia fosse decisa a priori dalla diffusione dell’antipolitica. Progressivamente questa convinzione ha cominciato a vacillare e non solo perché un numero notevole di “opinion maker” sulla stampa e in TV si stanno pronunciando per la scelta di votare no il 20-21 settembre, ma perché anche nel corpo elettorale più in generale qualcuno vede movimenti che non vanno nella direzione prevista.

La scelta di Berlusconi di schierarsi a favore del no è significativa, perché l’uomo non è di quelli che si buttano alla leggera a far operazioni di pura testimonianza. Probabilmente anche dalle parte di FI si è ragionato su quanto fosse sensato regalare ai Cinque Stelle una vittoria che avrebbe consentito loro di mettere in ombra quella che potrebbe essere una loro mezza debacle leggi tutto

Una “riforma costituzionale” in salsa cinque stelle

Maurizio Griffo * - 02.09.2020

Il prossimo 20 e 21 settembre saremo chiamati alle urne per votare una legge di modifica costituzionale che prevede una riduzione del numero dei parlamentari. Una riduzione operata in modo simmetrico e proporzionale. La camera dei deputati, infatti, dovrà avere 400 componenti e non 630 e il Senato 200 invece di 315.

Il tema della riduzione dei parlamentari non è nuovo, ma ha accompagnato la discussione sulle modifiche costituzionali che, purtroppo infruttuosamente, si svolge da alcuni decenni in Italia. Senza pretendere a una ricostruzione complessiva, basterà fare alcuni esempi significativi. La commissione bicamerale Bozzi, che ha lavorato tra il 1983 ed il 1985, aveva proposto una riduzione dei parlamentari (sia pure senza specificare il numero), ma tale diminuzione era parte di un più ampio ventaglio di proposte. In particolare si suggeriva una rimodulazione del meccanismo della fiducia e una differenziazione dei compiti delle due camere, con il superamento del bicameralismo simmetrico.

Saltando parecchi passaggi intermedi, successive commissioni bicamerali, progetti di riforma approvati e non ratificati, passiamo a quanto è accaduto in epoche molto più recenti. Nel dicembre 2016, gli elettori italiani sono stati leggi tutto

Domani è un altro giorno si vedrà…

Stefano Zan * - 02.09.2020

Premesso che a Renzi, come a moltissimi altri conviene che le cose restino come  sono fino alla fine naturale della legislatura possiamo chiederci quali prospettive abbia nel medio termine Italia Viva. Anche se resto convinto che la legge si farà all’ultimo momento utile e non prima come molti continuano a sostenere nei diversi partiti della maggioranza, Renzi ha una unica possibilità di presentarsi da solo davanti agli elettori: che venga approvato un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 3%. Anche in questo caso, stando ai  dati dei sondaggi di oggi rischia, ma è un rischio che con una adeguata campagna elettorale può pensare di affrontare. In tutti gli altri meccanismi elettorali possibili Renzi è costretto al allearsi con qualcuno salvo non decida che gli basta il diritto di tribuna.

E’ interessante notare che quanto veniamo dicendo per Renzi vale negli stessi identici termini anche per Calenda e il suo partito che hanno in comune un modello originario molto simile (scissione soft da PD) un elettorato potenziale anch’esso molto simile, una posizione nei sondaggi che li accredita entrambi di un 3% circa. Quindi Calenda, in prospettiva, ha gli stessi problemi politici di Renzi.

Ciò detto, le possibili alternative non sono molte anche se non leggi tutto

Se il M5s "decide di non decidere"

Luca Tentoni - 29.08.2020

Se guardassimo soltanto i dati delle ultime elezioni europee (2019), il verdetto delle regionali 2020 sarebbe tutto a favore del centrodestra, persino (di stretta misura) in Toscana. Come l'esperienza insegna, invece, non c'è nulla di più lontano del voto europeo di quello regionale e amministrativo: non c'è solo una differenza di prossimità fra l'elettore, l'eletto e l'istituzione, ma - come costante negli ultimi anni - c'è soprattutto un'altissima volatilità dei consensi. In più, la strutturale debolezza del M5s alle regionali (dove raccoglie fra il 40 e il 50% in percentuale rispetto al dato politico) rende la competizione di settembre molto diversa da quelle nazionali (politiche ed europee) che l'hanno preceduta. Ipotizzare che i Cinquestelle abbiano il 33,9% in Campania o il 26,3% in Puglia (europee 2019) è a dir poco temerario. Come avviene tradizionalmente, quei voti andranno in varie direzioni: una parte alla lista del Movimento, una verso l'astensione, una (con o senza l'utilizzo del voto disgiunto) ai candidati presidenti di giunta del centrosinistra e una - minuscola - verso la destra. Poiché in Puglia e nelle Marche (un pochino, forse, anche in Toscana: non si sa mai) lo spostamento di consensi pentastellati sui candidati del centrosinistra può permettere al Pd di confermare la guida delle regioni nelle quali governa, puntellando così leggi tutto

La riforma elettorale

Stefano Zan * - 29.08.2020

E’ interessante notare come grandi sostenitori dei sistemi elettorali di stampo maggioritario si siano di recente riconvertiti e con la stessa foga che usavano un tempo a difesa del maggioritario sostengano oggi sistemi di impianto proporzionale o, addirittura, il proporzionale puro con sbarramento al 5% sul modello  tedesco.

Ovviamente le ragioni di questa riconversione intellettuale, che induce alcuni a dichiararsi ancora per il maggioritario come modello astratto, sostenendo al contempo che però non va bene per l’Italia di oggi, sono ragioni nobili e determinate da mutazioni del contesto politico in cui ci troviamo ad operare. In particolare si sostiene che la riduzione del numero dei parlamentari voluta dai 5Stelle, ma sostenuta per amore o per forza anche dagli altri  partiti, crea in sé un deficit di rappresentanza, deficit che verrebbe accentuato da un sistema maggioritario (soprattutto se basato su collegi uninominali). Per varie ragioni non voglio entrare nel merito della questione che ancora una volta ipostatizza modelli elettorali in sé migliori degli altri a prescindere dalle contingenze e dai rapporti di forza esistenti al momento del varo della nuova legge. Infatti sono proprio queste contingenze e questi rapporti di forza che spiegano in maniera meno nobile ma assai più concreta perché leggi tutto

Cartabia e Draghi, le radici e le ali

Francesco Provinciali * - 29.08.2020

Il 18 agosto u.s. in due consessi diversi, la Prof.ssa Marta Cartabia, Presidente della Corte Costituzionale e il Prof Mario Draghi ex Governatore della Banca d’Italia ed ex Presidente della BCE , hanno dato prova della loro autorevolezza istituzionale ,esprimendosi su due tematiche di alto profilo culturale e lo hanno fatto con rara competenza e pertinenza di trattazione: nell’anno in cui si ricorda un secolo dalla scomparsa del filosofo e sociologo Max Weber si potrebbe senza piaggeria affermare che hanno saputo interpretare al meglio il concetto di  “lavoro intellettuale come professione”, quel Beruf weberiano, appunto, che è sintesi di capacità, motivazione e vocazione.

Ciò che in gergo attuale potrebbe esprimersi come know how, un mix vincente di “essere, sapere e saper fare”.

La Presidente Marta Cartabia ha tenuto la lectio magistralis all’annuale convegno di Pieve Tesino della Fondazione Alcide De Gasperi, Presieduta dal Prof. Giuseppe Tognon, sulla figura dell’illustre statista trentino, la cui grandezza è testimoniata dalla autorevolezza della sua guida politica e dalla rettitudine morale che lo caratterizzava, che vengono rinnovate e raccolte continuamente con nuovi studi che alimentano una già sterminata bibliografia.

“Costituzione e ricostruzione”: leggi tutto

Una ripartenza più che complicata

Paolo Pombeni - 26.08.2020

Con l’arrivo di settembre ricomincia la vita normale: basta guardare alla programmazione televisiva che riprende con le trasmissioni consuete. Così è anche per la politica, ma quest’anno tutto è più complicato del solito. C’è l’incognita sull’andamento dell’epidemia che ha ripreso ad espandersi, quella sugli assetti dell’economia (solo Gualtieri vede rosa con riprese del PIL da impennata), ma soprattutto quella dell’esito della tornata delle amministrative e del referendum costituzionale del 20-21 settembre.

A questi impegnativi appuntamenti non si arriva molto bene. Sull’epidemia ci viene detto che adesso siamo preparati, ma non è chiarissimo a cosa: basta guardare alla confusione sulla ripresa dell’attività scolastica. Quanto all’economia siamo sballottati da una previsione pessimistica ad una catastrofica e anche qui di condivisione delle linee di intervento non è che si veda gran che: governo, associazioni dei datori di lavoro, sindacati non sembra trovino una solida intesa e sono ciascuno arroccati su posizioni corporative.

Quanto al versante politico la situazione è a dir poco confusa. Le opposizioni di centrodestra sono al momento coalizzate nel tentativo di mostrare coi dati delle urne di settembre che ormai nel paese la maggioranza dei consensi è loro. Naturalmente il campione è molto esteso, ma non totale e in molti casi nelle elezioni comunali non sarà chiarissimo vedere leggi tutto