Ultimo Aggiornamento:
03 giugno 2023
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Argomenti

I leader incredibili

Paolo Pombeni - 14.09.2022

In questa stramba campagna elettorale che non affascina se non quelli che la fanno e che vedono dovunque grandi riscontri, un fenomeno interessante è quello dei leader incredibili. Tali non nel senso di rivelare chissà quali inaspettate capacità politiche, ma nel senso banale del termine: non credibili per il ruolo che pretendono di rivestire.

Partiamo da Giuseppe Conte, capo politico dei Cinque Stelle. Se c’è un personaggio che viene dal mondo dell’establishment prevalentemente romano è proprio lui. Divenne presidente del Consiglio per una geniale trovata dei vertici pentastellati che si resero conto che il loro successo nelle elezioni del 2018 poteva essere consolidato solo dal classico “papa straniero”. La sua fortuna tanto nel suo primo quanto nel suo secondo governo si consolidò offrendosi come sponda ad una quota di alta burocrazia desiderosa di affermarsi: lo si vide con una certa evidenza soprattutto nella gestione della pandemia e nell’avvio del programma che sarebbe poi sfociato nel PNRR (qualcuno si ricorderà di quelle fantasiose proposte e iniziative).

Come non stupirsi di trovare oggi Conte nei panni del “descamisado” che infiamma il Sud proponendosi come il gran difensore dell’assistenzialismo, tanto quello che distribuisce un equivoco reddito di cittadinanza che non incrementa l’inserimento nel mondo del lavoro, leggi tutto

Il voto del 2018 nelle "capitali regionali"

Luca Tentoni - 10.09.2022

I capoluoghi di regione sono i luoghi nei quali si svolgeranno le battaglie più aperte e aspre fra centrosinistra e destra. Per questa ragione, abbiamo deciso di analizzare i tre più recenti appuntamenti elettorali: le politiche del 2018, le europee del 2019 e le regionali (a statuto ordinario) del periodo 2018-'20. Queste consultazioni hanno un punto in comune: come nel resto della Seconda Repubblica, nelle metropoli il centrosinistra è costantemente sopra le medie nazionali, mentre la destra è, specularmente, sotto media. Succedeva un po' anche nella Prima Repubblica, con la Dc debole nelle grandi città e i laici (in parte anche il Pci) su percentuali migliori di quelle nazionali. Che le sfide nei collegi uninominali dei "capoluoghi regionali" (per riprendere il titolo del mio volume del 2018, pubblicato dal Mulino, dal quale attingeremo i dati) si vede anche esaminando il rendimento dei poli nelle metropoli e nel resto d'Italia. Alle scorse politiche, nei collegi inerenti ai venti capoluoghi di regione, il centrosinistra si è aggiudicato il 28,6% degli "uninominali", contro il 24,5% del centrodestra e il 46,9% del M5s. Altrove, invece, il centrosinistra ha avuto appena il 7,7% dei collegi in palio, contro il 54,1% del centrodestra e il 38,3% del M5s. In sintesi, la probabilità che nei collegi uninominali delle grandi città, nel leggi tutto

Le ragioni di fondo delle elezioni anticipate

Maurizio Griffo * - 10.09.2022

Forse non è inopportuno e può anzi risultare utile, proprio perché siamo in piena campagna elettorale, cercare di capire le motivazioni politiche che ci hanno portato a queste, poco opportune, elezioni anticipate. In premessa possiamo dire che sono motivazioni che vanno ricondotte da un lato alla ragione di partito, modernamente intesa, e dall’altro a più profonde, anche se non sempre percepite, affinità ideologiche.

Le cause immediate della crisi di governo sono abbastanza evidenti, si riportano, infatti, ad un calcolo di bottega: la volontà di alcuni degli attori politici di arginare la perdita di consensi che si sarebbe registrata se la legislatura fosse arrivata al suo termine naturale.

Questo riguarda in primo luogo il Movimento 5Stelle che da tempo registrava un calo costante nei consensi. Una situazione che Giuseppe Conte sperava di fronteggiare portando il partito all’opposizione, o comunque in una posizione critica rispetto alla maggioranza, per i prossimi mesi. Un discorso del tutto analogo vale per la Lega. Anche il partito di Salvini è dato da tempo in calo costante nei sondaggi, perciò il leader leghista ha colto la palla al balzo dell’iniziativa grillina per sfilarsi dalla maggioranza, far cadere il governo e andare ad elezioni anticipate. A suo avviso, restare nella leggi tutto

Le contraddizioni del cosiddetto voto utile

Paolo Pombeni - 07.09.2022

La scelta di Enrico Letta di trasformare il confronto elettorale in una lotta epica fra la destra e la sinistra, poi magari, trascinato dalla mania delle personalizzazioni, fra lui e Giorgia Meloni, non è una decisione opportuna per il futuro della democrazia italiana. Non solo perché probabilmente ci getterà nell’ennesima riedizione di una legislatura avviluppata nella eterna rappresentazione della politica come lotta fra gli angeli e i demoni, cosa che favorisce in entrambi i campi l’affermarsi dei pasdaran e dei demagoghi. Molto di più perché apre il varco proprio a quella tentazione cosiddetta “presidenzialista” che invece il PD e altri non vorrebbero vedere instaurata.

La polarizzazione del confronto fra due sole aree veramente legittimate ad interpretare le variabili della vita politica porta ad affidare poi la scelta del “vincitore” al risultato delle urne, negando però qualsiasi spazio dialettico e qualsiasi vero ruolo per l’opposizione di chi perde, ridotta solo a recitare la litania della demonizzazione del vincitore nella speranza di cacciarlo alla prossima scadenza elettorale. È uno spettacolo poco esaltante che abbiamo già visto lungo l’arco della cosiddetta seconda repubblica.

La plastica rappresentazione di cosa significhi un andazzo del genere è nell’occupazione dell’ampio sistema di sottogoverno che è stato costruito. La RAI è emblematica perché è, leggi tutto

La politica italiana dell’era Covid 19: misteri e irresponsabilità di troppo

Raffaella Gherardi * - 07.09.2022

Gli storici del futuro si troveranno di fronte a un vero e proprio rompicapo per quanto riguarda la politica dell’era Covid 19 nel nostro Paese, se vorranno tentare di ritrovarvi qualche elemento di razionalità o perlomeno di ragionevolezza. Basti pensare, restringendo lo spettro di osservazione al 2022, ai “balletti” insensati di molti leader di partito in occasione della elezione del Presidente della Repubblica, poi per fortuna risoltisi, per qualche miracolosa congiuntura di cui gli storici stessi cercheranno di tracciare le coordinate, nella rielezione di Sergio Mattarella. Che dire poi di una classe politica che da ultimo, (quando la pandemia non è ancora debellata così come i suoi pesanti contraccolpi economico-sociali e in più la guerra di aggressione di Putin all’Ucraina ha innescato devastanti conseguenze sul piano globale), ha mandato a casa un Presidente del Consiglio che, alla testa di una larga coalizione di Governo, aveva saputo dare nuova credibilità all’Italia sia sul piano interno che sul piano internazionale? Quanto alle modalità con cui il Draghicidio è avvenuto, gli storici di cui sopra avranno molto da pensare e arrabattarsi se cercassero mai di andare alla ricerca di qualche canone di ragionevolezza, non solo nei termini dell’interesse dell’Italia ma anche per le modalità attraverso le quali 5 Stelle, leggi tutto

Guida alla lettura dei sondaggi pre-elettorali

Luca Tentoni - 03.09.2022

Fra pochi giorni non si potranno più diffondere sondaggi d'opinione. In questo modo, le posizioni dei partiti verranno "cristallizzate" a quindici giorni prima del voto; il problema è che quei dati saranno confrontati con i risultati elettorali, dando verosimilmente adito all'ennesima polemica sui sondaggisti che sbagliano. Da quando è nata la cosiddetta Seconda Repubblica, i sondaggi sono diventati un elemento importante della campagna elettorale (Berlusconi, per esempio, ha usato i più vantaggiosi già nel 1994 per far propaganda al suo partito), però ancora non si è capito che questo strumento ha un limite. Così, soprattutto sui social (dove l'ignoranza e la malafede trovano un certo brodo di coltura) ci si scaglia contro i "sondaggi taroccati dal potere" (ogni tanto un bel complottone ci vuole, altrimenti alcuni internauti si sentono inappagati). Le rilevazioni delle società che operano seriamente e da molto tempo sul mercato sono degne di attenzione, anche se non si sottolineano quasi mai le istruzioni per l'uso: 1) il sondaggio fotografa l'esistente (neanche quello di oggi, ma di uno o due giorni fa quando sono state fatte le interviste); 2) a seconda del campione, il margine d'errore può essere più o meno alto (di solito è il 3%: ciò vuol dire che un partito del 12,5% vale in leggi tutto

Una legislatura costituente?

Paolo Pombeni - 31.08.2022

A vedere come si sta sviluppando la campagna elettorale non sembrerebbe di trovarsi di fronte a partiti che ragionano nei termini della futura legislatura che, se sarà normale, durerà cinque anni. Per lo più si va avanti a slogan, o al massimo si pensa ai problemi contingenti. Alcuni sono molto seri, come la crisi economica che si prospetta a seguito delle emergenze nel campo energetico o anche, più brutalmente come ha ricordato il presidente francese Macron, perché è finita “l’età dell’abbondanza”. Tuttavia anche per queste ragioni si renderà necessario sistemare il quadro delle nostre istituzioni, per metterle in grado di rispondere in maniera efficace alle dure prove che ci attendono.

Ad essere vissuta come una questione istituzionale è attualmente solo la proposta di introduzione di un sistema presidenziale, obiettivo malamente presentato da Giorgia Meloni che prima l’ha buttato sul tappeto nei termini vaghi di far scegliere agli elettori il vertice della nazione e poi, sommersa da varie critiche, ha un po’ ma non molto raddrizzato il tiro. La questione è molto complicata, ridurla alla banale storiella del tentativo di introdurre in Italia una democrazia illiberale sul modello dell’Ungheria di Orban è una mistificazione polemica.

Il tema era presente già nell’assemblea costituente, quando alcuni proposero leggi tutto

Rappresentatività contro rappresentanza

Fulvio Cammarano * - 31.08.2022

Come è noto, con il sistema elettorale detto “Rosatellum” gli elettori non avranno modo di scegliere i propri rappresentanti, ma dovranno limitarsi a sottoscrivere, sia nell’uninominale sia nel proporzionale, quelli indicati dai partiti. Il sistema è certamente discutibile, ma nessuna forza politica ha fatto una qualche battaglia per cercare seriamente di cambiare il sistema. Perché le segreterie di partito avrebbero dovuto perdere il privilegio di creare i propri rappresentanti? Nessuno può dire se tale selezione risulti più efficace e virtuosa di quella che avrebbero fatto gli elettori se fosse stata data loro la possibilità di individuare chi inviare in Parlamento. Tuttavia, a fronte di tale dubbio, una questione non banale comunque va posta: perché quei nomi e non altri?

Il problema è un classico della polemica antiparlamentare che dall’Unità d’Italia in poi, ha costantemente ritenuto inadeguati, per non dire peggio, i deputati succedutisi su quei contesi scranni. Sappiamo che per gran parte dell’800 gli eletti erano in sostanza notabili provenienti dalle classi più agiate. È stata la crescita del ruolo dei partiti a modificare tale realtà incentrata sul privilegio sociale, permettendo, con l’estendersi del suffragio, l’ingresso alla Camera anche di figure la cui candidatura era frutto delle scelte dei primi grandi partiti di massa, leggi tutto

Il “Rosatellum” alla prova della riduzione del numero di parlamentari

Daniele Coduti * - 31.08.2022

Il prossimo 25 settembre gli elettori saranno chiamati a rinnovare i due rami del Parlamento, concretizzando per la prima volta quanto disposto da due riforme costituzionali: la riduzione del numero dei parlamentari (operata con la legge costituzionale 1/2020) e l’estensione del diritto di voto a tutti i maggiorenni anche per l’elezione del Senato della Repubblica (conseguente alla legge costituzionale 1/2021).

A fronte di tali novelle costituzionali, che possono avere rilevanti ripercussioni sulla composizione e sul funzionamento del Parlamento, nonché su quello della forma di governo, si tornerà a votare con il sistema elettorale definito con la legge 165/2017, il c.d. Rosatellum.

Tale disciplina era stata approvata negli ultimi mesi della XVII Legislatura per far fronte alla complicata situazione normativa delineatasi dopo la reiezione della riforma costituzionale del 2016 e le pronunce della Corte costituzionale sui sistemi elettorali allora vigenti per le due Camere. Infatti, in mancanza dell’intervento legislativo del 2017, i due rami del Parlamento sarebbero stati eletti con due sistemi elettorali decisamente differenti e basati su due leggi entrambe censurate dalla Corte costituzionale: per il Senato, la legge 270/2005 (c.d. Porcellum), dichiarata parzialmente incostituzionale con la sent. 1/2014; leggi tutto

Il 2022 sarà come il 2001?

Luca Tentoni - 27.08.2022

Le prossime elezioni ci riconsegneranno - a meno di improbabili clamorosi successi di M5s e Azione/Iv - un sistema sostanzialmente bipolare, com'è stato dal 1996 al 2008. Nel 2013 abbiamo avuto i tre poli (centrosinistra, centrodestra, M5s) compresi ciascuno fra il 25 e il 30%, con un "mezzo polo" montiano a completare il sistema. Nel 2018, invece, si è scesi da 3,5 poli a 3 (il peso delle quarte forze è infatti passato dal 13,9% di cinque anni prima al 6,2%, minimo storico superato solo dallo 0,5% del 2006, quando praticamente non c'era nulla fuori da Ulivo e Polo). Nel 2022 avremo verosimilmente un ulteriore avvicinamento al bipolarismo, con la presenza di due poli (centrosinistra, centrodestra) e uno (M5S) o due (centristi) "mezzi poli". A nostro modesto avviso, un sistema può però dirsi bipolare se le due maggiori coalizioni superano singolarmente il 30% dei voti e complessivamente almeno l'80%: seguendo questo criterio, potremmo considerare bipolare (imperfetta) anche la competizione del 1994 (Progressisti più Polo: 76,1%), mentre lo sono state certamente quelle del 1996 (85,5%), 2001 (85,1%), 2006 (99,5%), 2008 (84,4%). Già nel 2013, invece, le prime due coalizioni ebbero solo il 58,8% (le prime tre l'84,4%) e nel 2018 il 59,9% (le prime tre: 92,6%). I "terzi" poli hanno invece oscillato, fra il 1994 e il 2008, fra l'11 e il 19% (con l'eccezione del 2006: 0,5%) mentre i "quarti" si sono attestati - come si diceva - al 13,9% nel 2013 e al 6,2% nel 2018. leggi tutto