Ultimo Aggiornamento:
03 giugno 2023
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Argomenti

Partito: una parola tabù

Luca Tentoni - 06.06.2020

Alla base della Seconda repubblica c’è un elemento di grande ipocrisia. Riguarda l'uso della parola "partito", che dopo il 1993 ha fatto la stessa fine della parole "patria"; ogni volta che "cade un regime", insomma, non sapendo fare i conti con la nostra storia li facciamo con la toponomastica (come in effetti è giusto) ma anche con il linguaggio corrente. Però, così come la Patria non è morta neanche l'8 settembre del 1943 (e semmai è risorta il 2 giugno 1946, a volerla dire con enfasi), tanto da essere rivalutata da un Capo dello Stato antifascista come Carlo Azeglio Ciampi, anche i partiti non sono affatto defunti. Anzi, già dal 1994, cioè nel primo parlamento della "Seconda repubblica", molti gruppi e molti soggetti politici (tranne il Ppi e il Pds, ad onor del vero) hanno continuato e continuano tutt'oggi ad agire come partiti, vergognandosi però di definirsi tali. Ciò è accaduto per tre motivi: negli ultimi ventisette anni, partito è sinonimo di corruzione, burocrazia politica, tangenti. In tutti i sondaggi il discredito per i partiti è a livelli record. Però è il nome che non piace, perché' se nove su dieci non amano i partiti, almeno sette su dieci (alle elezioni) li votano. Strano, vero? Il secondo motivo attiene al rinnovamento: leggi tutto

Si prepara la battaglia d’autunno?

Paolo Pombeni - 03.06.2020

Parlare di quel che accadrà in autunno quando non abbiamo ancora chiaro cosa accadrà nei prossimi mesi può sembrare strano. Ma è quello su cui ragiona la politica italiana, convinta che per il momento ci sia uno spazio di manovra relativo. Ciò non significa ovviamente starsene con le mani in mano, ma semplicemente limitarsi ad un poco di pre-tattica in vista della battaglia che si ritiene inevitabile si avrà in autunno.

Non è possibile sapere in quali condizioni, perché non poco dipenderà da cosa accade in questi mesi estivi, ma alcuni elementi si possono intravvedere. Non è per esempio chiaro in quali condizioni si troverà il paese. Molti scommettono che avremo una diffusa rabbia popolare, più o meno “sorda”, perché per allora sarà maturata una presa di coscienza dello stato di difficoltà in cui si muove l’economia italiana. Può essere, ma c’è da dire che questa situazione colpirà duramente alcuni settori, in maniera sopportabile altri, quasi per nulla altri ancora. La proporzione fra questi settori è difficile da calcolare, ma lo è ancor più la loro psicologia.

Prendiamo un settore che, almeno al momento, non vedrà alcun cambiamento, ed è quello di chi lavora nel pubblico impiego o gode di un reddito da pensione. Per ora leggi tutto

M5s: arriva il terzo mandato?

Luca Tentoni - 30.05.2020

Dopo il "mandato zero", forse per i Cinquestelle arriva l'ora del mandato numero tre. L'eventuale candidatura di Virginia Raggi alle elezioni comunali del 2021 darebbe all'esponente pentastellata romana la possibilità (anche se non confermata sindaco) di avere a disposizione un terzo mandato di consigliere comunale, dopo essere stata eletta nel 2013 e nel 2016. Se si applicassero le regole attuali, la Raggi potrebbe essere eletta in Parlamento (la sua esperienza in Consiglio del 2013 sarebbe considerata "mandato zero") ma non in Campidoglio. Così, la difficoltà di trovare un diverso esponente del M5s che si assuma l'ardua eredità di un'esperienza di governo locale a dir poco infelice (con la Meloni, peraltro, che sembra lanciata verso la conquista di Roma, sbaragliando centrosinistra e grillini) si somma alla grande opportunità di creare un precedente che valga anche per il Parlamento nazionale: in questo modo, Di Maio potrebbe ricandidarsi in Parlamento, invece di tornare dal Ministero degli Esteri allo status di semplice cittadino elettore (ma non più rieleggibile) mentre Di Battista (che astutamente ha saltato il turno del 2018 e sarà forse l'unico eletto nel 2013 a poter tornare alla Camera in occasione delle prossime politiche) non si troverebbe ad essere uno dei pochissimi "padri nobili" del Movimento sopravvissuti alla leggi tutto

Problemi di sistema

Paolo Pombeni - 27.05.2020

La crisi innescata dalla pandemia mette in luce tutte le fragilità del nostro sistema istituzionale, non certo ignote, perché se ne discute da decenni, ma che adesso hanno acquisito spessore e drammaticità anche agli occhi dei non addetti ai lavori.

Quella su cui è si è maggiormente discusso riguarda il nostro pseudo-federalismo alla carbonara, anzi alla polentona visto che ha all’origine la voglia di secessione della Lega Nord. Oggi si discute di nuovo della necessità di regolamentare i confini fra i poteri dello stato e quelli delle regioni, essendoci accorti che il problema nasce oltre che da norme fatte male, dal venir meno di quel senso di comune appartenenza al sistema nazionale che in passato inseriva le classi dirigenti in uno stesso contesto. Era un fattore che risaliva alla dimensione “nazionale” di quasi tutti i partiti: i loro membri si sentivano parte di uno stesso contesto, sia che sedessero nel parlamento, sia che fossero parte di assemblee legislative regionali o comunali. Parlando ovviamente in generale, erano quei centri che garantivano ciò che si potrebbe chiamare la circolazione delle elite politiche in un quadro nazionale almeno come riferimento.

Non è più così: sono fiorite anche nell’immaginario collettivo le “piccole patrie”. Lo si era già leggi tutto

I due anni di Conte a Palazzo Chigi

Luca Tentoni - 23.05.2020

Fra poco più di una settimana il presidente del Consiglio potrà festeggiare il secondo anno a Palazzo Chigi. Vi entrò il primo giugno del 2018, in seguito ad un'estenuante trattativa post-elettorale, come "primo non fra pari" ma quale "garante del contratto" stipulato fra Cinquestelle e Lega. Al suo esordio, Conte era sostanzialmente il vice dei suoi vicepresidenti Di Maio e Salvini: avrebbe esercitato questo ruolo per parecchi mesi (tranne che durante la trattativa con l'Ue per ottenere flessibilità sui conti pubblici e il famoso 2,04% di deficit per il 2019), finché non si accorse, giusto un anno fa, che il suo governo non avrebbe avuto lunga vita. La Lega aveva ormai sottratto metà dei voti al M5s e ribaltato i rapporti di forza nella maggioranza, ma soprattutto c'era una premiership di fatto esercitata da Salvini in modo neanche troppo nascosto. Fu in quel momento, dopo aver compiuto un apprendistato di un anno, che Conte capì una cosa fondamentale: i Cinquestelle, che erano in una profonda crisi di identità e di consenso, dopo le elezioni europee, avevano bisogno non più di un garante, ma di un leader che sapesse e potesse contrastare il capo leghista. seduto a poca distanza. Il Conte due - non solo leggi tutto

Di scommessa in scommessa

Stefano Zan * - 23.05.2020

Ci sono due linee guida, due principi, se volete due filosofie di fondo, che hanno ispirato le scelte del Governo contenute nel Decreto Rilancio approvato dal Consiglio dei Ministri e in attesa della conferma del Parlamento. Possiamo definirle come: il principio del risarcimento e quello del ritorno al passato, entrambi molto semplici nella loro formulazione essenziale.

Il principio del risarcimento dice che poiché molti cittadini (persone, famiglie, lavoratori, imprese e imprenditori) hanno perso per alcuni mesi una parte o tutto il loro reddito, a causa delle limitazioni imposte dal Governo per contenere la diffusione del virus, è giusto che lo Stato li risarcisca. Questo comporta o una compensazione monetaria diretta, o un prolungamento/allargamento degli ammortizzatori sociali, oppure, infine, una riduzione del prelievo fiscale.

E’ difficile contrastare la correttezza, sia sul piano economico del sostegno a chi si è ritrovato senza reddito, che sul piano morale del rispetto del principio di equità, di questa prospettiva che presenta però non pochi limiti. Il primo dei quali è legato ad una equazione molto semplice: poco per tanti fa comunque tanto. In altri termini: contributi minimi moltiplicati per una platea molto vasta di destinatari fanno comunque un cifra enorme che pesa sul bilancio dello Stato. Tutti i leggi tutto

Dal passato una lezione per il presente

Luca Tentoni - 16.05.2020

La pausa forzata legata all'epidemia di Covid-19 ci ha "costretti" a ripensare non solo al nostro modello di società, ma alla comunicazione, al rapporto fra Stato e regioni e fra Stato ed economia, oltre al ruolo del sapere e degli esperti, dei corpi intermedi, dei partiti e dal dovere della classe politica di non ridursi a passiva "follower" degli umori espressi dai sondaggi ma di riprendere l'iniziativa. Tutto questo sarà ancora più importante nei prossimi mesi, quando la crisi economica scaricherà sulla società italiana un misto di miseria, di disoccupazione e di tensioni. Del resto, già oggi "la nostra società si divide in due vaste zone. Nell'una, ci sono coloro che hanno un patrimonio, un reddito, un lavoro, e che sembrano voler difendere con ogni mezzo e con energico spirito corporativo quello che hanno. Alla porta di tale zona si affolla l'altra, costituita da disoccupati, giovani e adulti, da categorie debolissime, da abitanti di zone depresse. Se le forze politiche e sociali continuano ad occuparsi soltanto della prima zona, secondo i propri interessi politici, di classe o di ceto, trascurando la seconda, non usciremo dal problema. anzi lo vivremo in senso sempre più drammatico". Queste parole sono state pronunciate da leggi tutto

Chiarimenti necessari

Paolo Pombeni - 13.05.2020

Oramai è chiaro: il governo non sopravvivrà senza un chiarimento nella sua coalizione. Va bene puntare sul fatto che al momento non si vede una possibile alternativa al traballante esecutivo del premier Conte, ma a tutto c’è un limite. La partita di poker che si sta giocando sul decreto ex aprile e che forse in omaggio al gioco d’azzardo adesso è stato battezzato “rilancio” sarebbe tollerabile solo se non ci trovassimo in una situazione di emergenza come quella attuale.

Il nodo sono ormai chiaramente i Cinque Stelle ed il rapporto che sembra non risolvibile che Giuseppe Conte ha con loro. Fra le impuntature sul MES, che per loro non è mai abbastanza “adeguato”, e le chiusure senza senso sul tema della regolarizzazione dei migranti, stanno impedendo un indirizzo ragionevole alla politica di risposta alla crisi indotta dal coronavirus. Si potrebbe dire che anche gli altri partiti della coalizione fanno il loro gioco, ed è impossibile negarlo, ma alla fine nelle loro posizioni c’è una certa ragionevolezza che consente spazi di negoziato, mentre gli ex grillini sembrano non saper procedere che per impuntature su questo o quello dei loro mantra pseudo-ideologici.

Non è bastato un sostanziale fronte comune a difesa del ministro Bonafede, che non è proprio leggi tutto

Le divisioni storiche e il futuro del Paese

Luca Tentoni - 09.05.2020

La "fase due" dell'emergenza legata al Covid-19 ha avuto i suoi effetti anche nell'opinione pubblica, riattivando le divisioni politiche. Infatti, come spiegano Roberto Biorcio e Fabio Bordignon nell'illustrare i dati di un sondaggio dell'Atlante politico per "Repubblica", mentre a marzo il 94% degli intervistati era a favore della linea del governo e dei provvedimenti adottati, oggi la quota scende al 64%, in modo però difforme a seconda della posizione politica degli interpellati. Nel centrodestra, c'è un 52% di critici contro un 47% di favorevoli, mentre nella coalizione giallorosa i giudizi positivi su quanto disposto dal governo costituiscono il 72% delle risposte. Va detto che le distinzioni riguardano anche le categorie socioeconomiche degli intervistati: i favorevoli sono il 76% fra operai e impiegati (che di solito votano di più per centrosinistra e M5s) ma solo il 55% fra gli autonomi (in questo gruppo la Lega è molto forte, come del resto tutta la destra). Difficile dire se la causa prima di questa divaricazione di pareri sia dovuta alla condizione economica oppure alla collocazione politica. Se fosse vera quest'ultima ipotesi - che a noi pare una concausa dell'altra - riaffiorerebbe ciò che dall'inizio della cosiddetta Seconda Repubblica è sempre stato evidente: ci sono due mondi che non si riconoscono legittimità a governare e leggi tutto

Se la goccia scava la roccia

Paolo Pombeni - 06.05.2020

Il governo Conte non ha alternative: ne sono convinti quasi tutti, ma quasi tutti aggiungono qualcosa che più o meno potrebbe essere tradotto in un “purtroppo”. Per carità, nell’eterno teatrino della politica italiana un po’ di opinionisti che lanciano un appello controcorrente si trova sempre: oggi è controcorrente sostenere il premier che non gode di grande fiducia. Ma come, si sente dire, se ha il 60% di gradimento nei sondaggi (peraltro a sentire la Ghisleri saremmo solo a circa il 42%)?  Già, i sondaggi che danno una lettura non molto spiegabile di quanto avviene coi Cinque Stelle che guadagnano qualche punto e non si sa in nome di cosa e Forza Italia che va e viene in continuazione, sia pure con percentuali basse sia di crescita che di arretramento, mentre tutto il resto rimane più o meno stabile. Con il particolare che circa il 40% degli intervistati rifiuta di schierarsi …

Tutto salvo la Lega che invece continua a perdere un po’ di punti e questo non è difficile da spiegare perché Salvini non ne sta più imbroccando una. Basta guardare all’incredibile iniziativa detta “Occupy Parlamento” smontata in fretta e furia a fronte dell’indifferenza generale.

In queste situazioni si può davvero essere convinti della tenuta del leggi tutto