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27 marzo 2024
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Argomenti

Il ministro Valditara rilancia il valore del libro

Francesco Provinciali * - 07.10.2023

L’utilizzo sempre più intensivo delle nuove tecnologie sta cambiando la nostra vita: si tratta di una deriva inarrestabile che richiede capacità di metabolizzare l’innovazione conservando un certo distacco tra sé e gli strumenti informatici, per non essere assorbiti in meccanismi di dipendenza che ci privino della facoltà di decidere quando e come utilizzarli. Significativo il distinguo del Ministro Valditara che esprimendosi nel merito di una introduzione massiva della didattica digitale e dei suoi derivati in ambito scolastico, con il rischio di una graduale espunzione della cultura tradizionale, ha. usato la felice e sintetica espressione dell’et-et anziché quella drastica e preclusiva dell’aut-aut. L’auspicio di una convivenza possibile evitando il rifiuto dell’innovazione o la cancellazione della tradizione. La vita stessa, la cultura è sintesi di ‘ratio’ e di ‘traditio’, dovremmo rammentarlo più spesso.  Ricordando che il libro e l’apprendimento della letto-scrittura e dei saperi non potranno mai essere espunti dai compiti formativi ed educativi del sistema scolastico. Se la pedagogia comparativa fosse materia obbligatoria di approfondimento per gli indirizzi metodologico-didattici della burocrazia ministeriale e delle scuole dell’autonomia ci accorgeremmo che l’esterofilia- malattia tipicamente italiana – ci porta ad inglobare acriticamente tendenze e stilemi linguistici mutuati da altri sistemi scolastici, trascurando l’enorme bagaglio di esperienze leggi tutto

I docenti fragili in smart working sono adibiti ad attività di supporto al piano triennale di offerta formativa. Con quali modalità?

Francesco Provinciali * - 04.10.2023

Il ritorno silente ma in crescita esponenziale del COVID ha indotto il Governo a prorogare i termini dello Smart Working per i lavoratori fragili – scaduti il 30/09 u.s. - fino al 31/12 p.v. Ad onor del vero già la legge n.° 85 del 3/7/2023 aveva stabilito questo differimento a fine anno per la categoria dei cd. “super-fragili”, ovvero per coloro le cui patologie sono comprese nel D.M. Salute 4/2/2022. Riportando lo stralcio del D.L. 29/09//2023 non può sfuggire il passaggio che -su iniziativa del Ministro del Lavoro Calderone – considera la fattispecie relativa alla declinazione nel lavoro agile del personale docente della scuola, che in passato aveva suscitato più di un interrogativo in ordine alla conversione nello smart working di una mansione professionale non del tutto compatibile sul piano del pratico utilizzo degli insegnanti in un’attività differita a domicilio. Ciò che aveva suscitato polemiche e contenziosi soprattutto considerando la atipicità della funzione docente, non sempre convertibile ad esempio nella didattica a distanza, soprattutto per la scuola primaria e dell’infanzia, creando difficoltà operative sia per gli interessati – per i quali il lavoro agile si configura come diritto soggettivo non subordinato ad un potere limitativo discrezionale – che per i dirigenti scolastici cui compete l’onere di focalizzare prestazioni lavorative a distanza leggi tutto

Carta, penna e libri non possono essere rimossi dalla scuola

Francesco Provinciali * - 23.09.2023

L’inizio del nuovo anno scolastico impone una coraggiosa riflessione sull’introduzione delle nuove tecnologie che negli ultimi anni, in parte complice la DaD, hanno modificato in modo incisivo la didattica - intesa come applicazione delle metodologie di insegnamento-apprendimento e dei loro contenuti- fino allo stesso concetto di formazione, delle finalità educative, e dei modi di espletamento di questo fondamentale pubblico servizio. Ciò non ha riguardato solo gli alunni ma ha comportato una profonda e radicale trasformazione delle competenze richieste ai docenti, poiché l’uso massivo dell’informatica e la digitalizzazione pervasiva hanno di fatto imposto loro il possesso di requisiti aggiornati e di una professionalità innervata nel volano dell’innovazione.

La vecchia metafora di Elio Damiano della società-lepre che fugge e della scuola-tartaruga che la insegue non è più accreditabile e non corrisponde al vero: nel 2024 celebreremo i 50 anni di vita dei cd. ’decreti delegati’ e lo faremo immersi in una realtà organizzativa e funzionale sideralmente lontana da quella riforma di cui resta – è pur vero - l’impianto di fondo anche se l’introduzione dell’autonomia scolastica ha configurato un quadro d’insieme parcellizzato, difforme, a volte persino sfuggente rispetto all’esigenza inderogabile di conservare l’unitarietà del sistema scolastico nazionale.

Temi come il diritto allo studio, l’uguaglianza delle opportunità educative, la leggi tutto

Quello che della scuola va scomparendo

Francesco Provinciali * - 15.04.2023

Nessun contesto meglio della scuola riesce a coagulare i processi di sedimentazione della cultura.

Nel senso che – per definizione - trasmette quella del passato, riflette quella del presente ed è laboratorio formativo di quella del futuro.

Ognuno di questi tre compiti deve essere compresente agli altri altrimenti la scuola stessa finisce per essere rispettivamente mero luogo di travaso di nozioni, specchio acritico dei tempi o fucina di una progettualità senza radici.

Nei percorsi istituzionalizzati di educazione e formazione si leggono le ragioni della continuità e dell’innovazione che spiegano il ruolo del sistema formativo nella società della democrazia e della partecipazione.

L’identità della scuola si manifesta in una continua oscillazione tra ratio e traditio, tra stabilità e mutamenti, tra conservazione e cambiamento, nella ricerca di punti di equilibrio su principi, valori, regole, ideali.

Nel suo accreditamento sociale questa istituzione è a un tempo custode delle tradizioni ricevute e agenzia della loro rielaborazione critica.

Ora io credo che da qualche anno a questa parte (potrei dire da qualche decennio) si sia esponenzialmente accentuata una deriva fortemente orientata a far prevalere le ragioni della discontinuità e del cambiamento fine a sé stesso.

Come acutamente ebbe a scrivere Ernesto Galli della Loggia, una volta nelle nostre aule leggi tutto

Dov'è finita l'educazione civica?

Francesco Provinciali * - 01.04.2023

Correva l’estate del 2019 e l’educazione civica sarebbe dovuta rientrare con pieno titolo tra le materie scolastiche nelle scuole di ogni ordine e grado con l’inizio dell’anno scolastico 2019/20, con 33 ore all’anno di insegnamento ad hoc. Poi era successo il pasticcio della tardiva pubblicazione della legge istitutiva sulla G.U. del 20 anziché del 16 agosto, a cui aveva tentato di rimediare lo stesso Ministro pro-tempore Bussetti  con un decreto ministeriale in data 27 agosto che introduceva la materia come “sperimentazione nazionale obbligatoria”, a sua volta definitivamente cassato dal Consiglio nazionale della P.I. che aveva ritenuto inopportuno un così tardivo provvedimento a tre giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico.
Tutto era stato dunque rimandato all’ a.s. 2020/21: in ritardo ma con grande enfasi l’educazione civica tornava ad essere materia curricolare, dalla scuola dell’infanzia alle superiori, dopo una lunga latitanza dovuta ad una lenta espunzione di questa pedagogia dei diritti e dei doveri individuali e sociali nella scuola e nella vita

Poi le cose si erano complicate con la pandemia, gli alunni a casa, le famiglie in enorme difficoltà, la sperimentazione della didattica a distanza, i salti mortali doppi, tripli e carpiati degli insegnanti che avevano cercato di mantenere un contatto didattico e visivo, persino telefonico con i leggi tutto

Non è obbligatorio il registro elettronico di classe

Francesco Provinciali * - 11.02.2023

Non è vero che le azioni che si compiono, i comportamenti che si mettono in atto e ciò che si utilizza per mera abitudine consolidata e persino prevalente sia o possa diventare obbligatorio per prassi: come si dice in termini giuridici “la consuetudine non può mai operare contra legem”.

In molti istituti scolastici i dirigenti scolastici hanno di fatto imposto ai docenti l’utilizzo del registro elettronico in sostituzione di quello cartaceo, in ogni ordine e grado, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado. La motivazione più accreditata è l’estensione – per una sorta di transfert applicato ad ogni contesto istituzionale e degli apparati della P.A. – della digitalizzazione come modo di svolgere operazioni d’ufficio, pratiche, annotazioni: insomma la sostituzione dei tradizionali mezzi – carta e penna- con le nuove tecnologie, per comunicare o archiviare.

Una deriva che ha assunto toni e modalità attuative persino parossistiche, applicando un principio generale a fattispecie sulle quali occorrerebbe esercitare il prioritario uso del pensiero critico e del buon senso. Specie quando l’uso del digitale vale più come metodo a prescindere, senza chiedersi se ci sia una corrispondenza pratica in termini di efficienza, efficacia, praticità, riservatezza ovvero trasparenza degli atti: se la forma prevale sulla sostanza si rischia leggi tutto

Che cosa insegneremo della guerra

Francesco Provinciali * - 01.10.2022

“L’istruzione non è memorizzare che Hitler ha ucciso 6 milioni di ebrei.
L’istruzione è capire come è stato possibile che milioni di persone comuni fossero convinte che fosse necessario farlo.
L’istruzione è anche imparare a riconoscere i segni della storia, se si ripete.” (Noam Chomsky)

 

La storia è maestra di vita ma sovente insegna a pessimi scolari.

Tanto è vero che ne faremmo volentieri a meno, immersi come siamo in quel presentismo totalizzante che ci pervade e ci copre – scrive Marcello Veneziani- come una “cappa” sotto cui tutto si avvolge, si confonde e si dimentica: un segno dei tempi è la prevalente preoccupazione di salvare il diritto all’oblio rimuovendo con disinvoltura il dovere della memoria. Tanto è vero che da alcuni anni a questa parte la scuola la insegna sempre meno e in modo discrezionale, episodico, frammentato,  privandola di quel nesso di continuità che lega gli eventi, oppure fermandosi ad un certo punto perché quella recente è troppo densa di avvenimenti, suscettibile di interpretazioni, legata a residui ideologici sopravvissuti: il programma di studio non la contempla tutta, è quasi paradossale che la seconda metà del 900 sia come rimossa dai libri di testo o dai programmi di insegnamento. E così finiamo per vivere il presente senza essere consapevoli o informati degli eventi leggi tutto

Un ministero per la ricerca pura e applicata

Francesco Provinciali * - 17.09.2022

Possiamo agevolmente risalire al pregevole volume “La società scientifica” di Saverio Avveduto – edizioni Etas Kompass, 1968, per inquadrare il tema della ricerca nel contesto culturale, antropologico e istituzionale di una società italiana in rapida e profonda trasformazione. L’autore di questa opera - che all’epoca rappresentava una significativa novità sul piano epistemologico e scientifico, ma anche nel contesto delle tematiche formative di cui iniziava ad occuparsi l’allora Ministero della Pubblica Istruzione di cui era Direttore Generale, prima per l’educazione popolare e poi per gli scambi culturali - insegnò dal 1966 al 1996 Sociologia dell’educazione all’Università La Sapienza di Roma, contribuendo a sistematizzare i contenuti metodologici e didattici di questa nuova disciplina emergente.

La lettura di questo saggio è fondamentale per comprendere come mai il tema della ricerca, studiato in forma sistematica e introducendo per la prima volta nei compiti di cui il Ministero si occupava la logica dell’analisi comparativa tra il nostro sistema scolastico e quello degli altri Paesi, fosse un argomento di pertinenza dell’ambito formativo e dell’istruzione. Ma questo spiega anche come in quel contesto istituzionale la tematica della ricerca e dell’istruzione universitaria spingeva per muoversi in uno spazio autonomo, slegato dall’ordinamento per ordini e gradi di studi che andava dalla scuola materna statale (istituita proprio leggi tutto

Rientrano a scuola i docenti no-vax e i lavoratori fragili privi di tutele

Francesco Provinciali * - 03.09.2022

Mentre noti virologi che hanno sempre ispirato le decisioni sanitarie sul Covid da parte dei Governi in carica si candidano alle elezioni o si mettono a disposizione dell’esecutivo per rafforzare una linea di tendenza preventiva ispirata dalla scienza e dalla medicina, giunge alle scuole una Circolare del Ministro dell’Istruzione sul rientro in servizio dal 1° settembre dei docenti no-vax. Con il 31 agosto cessano le misure di protezione sanitaria e anche i professori non vaccinati potranno ritornare a scuola, anche se impegnati in compiti diversi dall’insegnamento. Nonostante la più recente media nazionale si attesti su circa 25 mila nuovi casi e 100 decessi giornalieri, con un indice di positività tra il 15 e il 20 % a seconda delle regioni, si allentano le restrizioni ed è significativo che ciò avvenga anche a scuola, dove non sono stati adottati gli attesi provvedimenti sull’aerazione delle aule, l’organizzazione della didattica in presenza, il sovraffollamento delle classi, i distanziamenti e la profilassi dei casi: le scuole sono un luogo di compresenze variegate per età di alunni e personale ma prive di presìdi sanitari di controllo specie da quando la figura del medico scolastico è stata giubilata.

Nel frattempo, nonostante emendamenti e odg presentati in Parlamento dagli On.li De Toma e Dall’Osso, e leggi tutto

Il docente esperto: la strana invenzione del Ministro Bianchi, oltre il CCNL e lo stato giuridico

Francesco Provinciali * - 27.08.2022

Quando assunse la guida del Ministero dell’Istruzione il Prof. Patrizio Bianchi disse che avrebbe voluto una “scuola affettuosa”. Ora che se ne va per le dimissioni del Governo, la lascia “litigiosa e insoddisfatta”.

All’avvio del nuovo anno scolastico manca meno di un mese ma si teme che – al netto delle varianti Covid con relativa organizzazione di specifiche e aggiornate misure di profilassi per alunni, docenti e personale (tra cui i lavoratori fragili rimasti senza tutele) - inevitabilmente si dovrà fare i conti con i problemi di sempre: carenze di organici, ritardi nelle nomine, classi pollaio, disabili senza sostegno, crescente doppia burocrazia che sommerà come sempre quella delle circolari ministeriali a quella dei progettifici della scuola dell’autonomia. Il disegno di una scuola 4.0 nell’ambito del Pnrr ha peccato di eccesso di annuncio: per adesso si prende atto della nascita di un nuovo organismo nella pletora già soffocante di quelli esistenti, la “Scuola di alta formazione e formazione continua”, che affiancherà le Direzioni generali e i Dipartimenti esistenti, dovrà coordinarsi con le scuole del territorio e si avvarrà della consulenza di INDIRE e INVALSI.

Il nome è roboante ma prelude ad un palinsesto faraonico per dispensare formazione on line, attraverso enti e associazioni che si leggi tutto