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20 aprile 2024
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Argomenti

Se la barca affondasse ...

Francesco Domenico Capizzi * - 25.11.2020

          Sembra nascere una nuova sindrome? La sindrome secondaria a Sars-2 Covid

          19, una miscellanea di singole e molteplici situazioni associate potenzialmente

          patogenetiche che potrebbero persistere nel tempo, anche dopo la fine della

         pandemia:

durante il lockdown della scorsa primavera i tabagisti abituali sono passati dal 23% a circa il 22% della popolazione adulta: 630 mila consumatori in meno mantenendo pressoché intatta la proporzione maschio/femmina. E’ confortante che oltre 200 mila persone tra i 18 e i 34 anni e circa 270 mila tra i 35 e i 54 anni abbiano rinunciato a fumare. Il fenomeno in sé positivo è, però, subito contraddetto dai quasi 4 milioni di persone che, nel medesimo periodo di chiusura, hanno debuttato nel club dei fumatori abituali e dai già fumatori, per così dire incalliti, che hanno incrementato il consumo quotidiano di tabacco. Il consuntivo complessivo, visto che “è la somma che fa il totale”, del consumo giornaliero medio di sigarette nel nostro Paese risulta balzare, in soli quattro mesi, dalle 11 alle quasi 13 sigarette consumate al giorno e, dunque, si è passati dai  circa 12 milioni ai quasi 14 milioni di fumatori. Nel medesimo tempo gli affezionati alla sigaretta elettronica sono aumentati di circa 500 mila che si aggiungono ai 2 milioni di “svapatori” preesistenti, che consumano in larga parte liquidi arricchiti di nicotina,

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Tra i diritti dei figli c'è anche quello di essere ascoltati

Francesco Provinciali * - 14.11.2020

Quanto tempo riserviamo all’osservazione, all’ascolto, al dialogo con i nostri figli?

Possiamo dire di conoscerne i comportamenti, le categorie emotive, le ferite nascoste?

Sappiamo se ci sono più streghe o più fate nei pensieri dei nostri bambini?

E quei folletti, che solo loro sanno vedere, recano messaggi di sofferenza o di speranza?

Conosciamo a fondo le paure e i sentimenti dei nostri ragazzi, spesso isolati e  afasici?

Guardandoci attorno con più attenzione possiamo accorgerci che l’infanzia  non abita più nel paese dei balocchi, qualcuno ne ha buttato via le chiavi.

A volte la condizione minorile soffre dell’ansia anticipatoria degli adulti, altre volte ne subisce solo tristemente la violenza, altre ancora il disinteresse  e l’abbandono.

Che lo si faccia per cattiveria o per bontà si finisce spesso per adultizzare l’infanzia, per farla crescere in fretta privandola dell’innocenza che le appartiene, comprimendola in una sorta di nicchia esistenziale sempre più ristretta e sovraesposta ai pericoli di un mondo "senza rete".

Ma anche fare i genitori richiede una buona dose di coraggio e di fatica, a volte di fortuna.

Ci sono casi in cui servono degli aiuti, dei sostegni competenti, dei supporti di tipo sociale e psicologico e allora ci si deve affidare leggi tutto

Crisi della famiglia e declino della figura paterna

Francesco Provinciali * - 07.11.2020

Possiamo ancora chiamare famiglia quel nucleo di persone che si ritrova a cena  la sera, solitamente senza parlarsi, per poi appartarsi ciascuno per conto proprio a smanettare lo smartphone, consultare internet, giocare con la play station, leggere la Gazzetta dello sport o portare il cane a fare pipì? Un tempo i figli sapevano cosa chiedere e aspettarsi distintamente dal padre e dalla madre, c’erano regole di convivenza, il regime domestico imponeva diritti e doveri più certi. Riprendendo il siparietto del dopo cena consideriamo gli adolescenti che escono di casa salutando furtivamente per dirigersi verso luoghi imprecisati: “esco con gli amici”, “vado a fare un giro”, “mi fermo a dormire dal tale”.

Laconica e rassegnata la risposta dei genitori ”mi raccomando…!” Ma dove vanno i nostri ragazzi, chi frequentano, come trascorrono il tempo fuori casa, cosa bevono, fumano, assumono sostanze?

Solitamente se accade qualcosa di negativo lo si viene a sapere per vie traverse, tempo dopo: in famiglia non ci si parla più, il papà e la mamma sono riferimenti indistinti, in genere ci si accoda a chi dei due è più concessivo. Sempre ammesso che ci siano entrambi.

Ci sono nuclei familiari che si compongono e si scompongono con una mutevolezza leggi tutto

Via della seta, Trieste e Genova: chi esce e chi resta

Francesco Provinciali * - 31.10.2020

Il Memorandum del marzo 2019 sottoscritto da Italia e Cina aveva previsto l’individuazione delle aree portuali di Genova e Trieste quali“ terminali europei della via della seta”, a significare un accordo strategico sul piano geopolitico e geoeconomico , fortemente voluto dai ‘5 stelle’ nel primo governo Conte.

Dopo lo tsunami pandemico che ha investito il pianeta, questo tema è stato accantonato per dar spazio ad emergenze sanitarie ed economiche ben più gravi e pressanti: sarebbe interessante sapere se quella destinazione d’uso dei due porti italiani sopravviverà a tutto quel che è accaduto dopo, compresi i dubbi sulla genesi della pandemia, gli altri accordi commerciali su telefonini, monopattini e mascherine non omologate UE,  le tesi complottiste sul virus da laboratorio, supportate dalle dichiarazioni della virologa cinese Ly Me Yang (intervistata a fine settembre da Maria Luisa Rossi Hawkins) : "Presto pubblicherò un altro rapporto, oltre a quello che ho già diffuso. Conterrà molti dettagli specifici su come sia stato sviluppato il virus e su chi era in possesso delle sostanze utilizzate. A quel punto tutti potranno vedere che ho ragione". Purtroppo queste affermazioni non hanno avuto seguito e ci si chiede se la scienziata in questione fosse a libro paga di Trump (come qualcuno ha maliziosamente spifferato) leggi tutto

Una democrazia popolare per salvare l’ideale democratico…o no?

Carlo Marsonet * - 28.10.2020

Sergio Labate, docente di filosofia teoretica presso l’Università di Macerata, prende di petto il tema ormai onnipervasivo del populismo in un agile volumetto uscito nella collana “Astrolabio” di “Salerno Editrice”: “La virtù democratica. Un rimedio al populismo” (2019, pp. 104). Come esplicitato fin dal titolo, il volume tenta di elaborare una risposta “militante”, scrive Labate, e non solo formale, alla crisi della democrazia: «solo una democrazia popolare può salvare l’ideale democratico dall’oligarchia o dal populismo». Ma cosa egli intende con “ideale democratico” da rigenerare tramite un’infusione di “democrazia popolare”? La definizione più prossima la rinviene in Gramsci, e più precisamente nel dodicesimo quaderno dal carcere: «la tendenza democratica, intrinsecamente, non può solo significare che un operaio manovale diventa qualificato, ma che ogni “cittadino” può diventare governante e che la società lo pone, sia pure astrattamente, nelle condizioni generali per poterlo diventare: la democrazia politica – conclude Gramsci – tende a far coincidere governanti e governati (nel senso del governo col consenso dei governati)».

Nella tesi sostenuta da Labate vi è una buona dose di pedagogia politica: in sostanza, affinché una democrazia funzioni, ogni cittadino dovrebbe cercare di migliorare le proprie qualità o, se si preferisce, leggi tutto

Dove nasce la violenza?

Francesco Provinciali * - 10.10.2020

L’avvicendarsi di fatti di cronaca nera ci lascia esterrefatti e increduli: ripetuti e quotidiani gesti di violenza che si superano per efferatezza e bestialità. “Homo homini lupus”: da sempre è così ma oggi tutto è amplificato ed enfatizzato dai media, delle ‘buone nuove’ si è persa ogni traccia.

E’ tutto un rimbalzare di episodi atroci e criminali: comunque li si voglia chiamare o definire si appalesano come evidenze drammaticamente negative sia del vivere sociale che dei comportamenti individuali.

Una lunga catena di gesti inconsulti di cui ci si attende quotidianamente l’anello successivo, come se la notizia di quelli precedenti fosse del tutto ininfluente rispetto ad ogni remora, incapace di fermare una mano assassina, come in una sfida dove il delitto vince la ritrosia, i freni inibitori, il timore di essere scoperti e puniti, per non parlare delle regole morali che vengono infrante: il rispetto della sacralità della vita, il diritto all’identità e al futuro per ogni essere umano, il pudore e il pentimento verso ogni possibile offesa della sua dignità.

A Colleferro (Roma) quattro balordi energumeni hanno ucciso a botte un ragazzo di 15 anni, a Casale Monferrato (Alessandria) un giovane poco più che ventenne ha bruciato suo padre.

La violenza come atteggiamento ripetuto leggi tutto

La lezione di Max Weber

Francesco Provinciali * - 03.10.2020

A 100 anni dalla sua scomparsa corre l’obbligo di ricordare l’importanza dell’eredità culturale ricevuta dal grande sociologo e politologo tedesco Max Weber.

Parafrasando un pensiero di Marguerite Yourcenar e usandolo come metafora calzante, addentrarsi nel ‘granaio’ della sterminata produzione del grande pensatore “è come mettere da parte riserve contro l’inverno dello spirito, che da molti indizi mio malgrado vedo arrivare.“

Ci ha pensato recentemente il filosofo Massimo Cacciari a rievocare questa figura carismatica con la sua opera “Il lavoro dello spirito”, che implicitamente risponde al timore della scrittrice francese.

Più modestamente qui basterebbe richiamare – nella mole densa e feconda delle sue riflessioni– le due conferenze tenute dal Weber tra il 1917 e il 1919 all’Università di Monaco : “La scienza come professione” e “La politica come professione”, accorpate – nell’edizione a mie mani del 1971 -  con la pregevole e insuperata traduzione di Antonio Giolitti e la prefazione di Delio Cantimori , in un libro che le riassume sotto il titolo de “Il  lavoro intellettuale come professione”. Come acutamente osservato da Cacciari il senso delle due lezioni weberiane, oltre ad offrire fermenti di pensiero importanti alla Germania uscita sconfitta dalla 1° guerra mondiale e a tracciare il profilo dello scienziato e del politico secondo categorie concettuali utili a tracciarne le leggi tutto

La libertà presa sul serio. Una difesa del liberalismo classico

Carlo Marsonet * - 23.09.2020

Col passare del tempo, le idee possono mutare – non necessariamente per il meglio – e così le parole possono assumere significati ben diversi, talvolta quasi antitetici, rispetto alle origini. Questo è il caso emblematico del liberalismo. Ce lo ricorda in un agile ma intenso volumetto un filosofo del diritto, Carlo Lottieri“Every New Right Is A Freedom Lost. A Classical Liberal Defense Against the Triumph of False Rights” (Monolateral 2016).

L’Occidente liberale ha conosciuto dei veri e propri punti di svolta circa la concezione della persona, e così del potere e del diritto. Dalla “Magna Charta Libertatum” per arrivare al “Bill of Rights” americano, una forte enfasi posta sull’individuo e il rispetto che merita in quanto tale e la sua inviolabilità sono emerse. Si afferma, in sostanza, l’idea radicale, se si vuole, che gli individui sono nati liberi, possono ricercare la propria via per addivenire alla felicità e così alla vita buona secondo inclinazioni singolari. L’individuo, insomma, non può essere aggredito dal prossimo, il quale non può dunque disporre degli altri come se fossero e dei sottoposti e degli inferiori. Certo, si potrebbe obiettare che l’individuo non è un primo venuto al mondo, né tantomeno può vivere da asociale: ma, infatti, una teoria autenticamente leggi tutto

Effetti collaterali

Francesco Provinciali * - 11.07.2020

Non so se nei nostri comportamenti sociali, nel nostro dire e nel nostro fare in rapporto al prossimo, valga di più la motivazione o l’esempio, se si agisca più consapevolmente di propria iniziativa o se contino di più i condizionamenti diretti o indiretti che riceviamo dall’agire altrui.

Penso che l’avvento della tecnologia e la sua contestualizzazione nella nostra quotidianità abbiano favorito l’omologazione e la standardizzazione dei modi di essere della gente, ormai tutto ciò che passa attraverso i canali dei mezzi di comunicazione e di informazione viene metabolizzato molto in fretta, entra nelle nostre case, incide sulle nostre abitudini, cambia i nostri stili di vita e modifica profondamente il nostro modo di essere.

Per questo, pur godendo di una serie di tutele formali un tempo impensabili semplicemente perché non necessarie, finiamo per essere meno indipendenti e meno capaci di compiere scelte autonome, trovo infatti che i condizionamenti esterni costituiscano ormai una rete, una sorta di involucro che ci avvolge e ci costringe, lasciandoci solo l’apparente illusione della libertà.

E’ evidente allora che in un mondo dove prevalgono le logiche computazionali, cioè i criteri di efficienza, di efficacia e di interesse – che a loro volta producono modelli sociali pedagogicamente devastanti come leggi tutto

La doppia identità

Francesco Provinciali * - 04.07.2020

C’è in ciascuno di noi una parte di coscienza e di volontà, di intelligenza e di sentimento che è protesa in quella onesta e trasparente ricerca della verità che si realizza nella conoscenza delle cose.

Siamo qui, nel mondo e davanti al mondo, immersi ogni giorno in una fitta rete di relazioni con tutto ciò che esiste al di fuori della nostra personalissima identità.

Ci educhiamo, impariamo, cresciamo e maturiamo entrando sistematicamente in contatto per scelta o per necessità con l’universo intorno a noi.

Questa parte è il periscopio della nostra anima che ci rende permeabili e quasi assorbenti verso la realtà.

C’è un altro aspetto della nostra identità che si esprime poi attraverso il consolidamento di  opinioni sulle cose, che ci caratterizza per la selezione che operiamo sui contenuti della conoscenza e che consiste in una progressiva metabolizzazione della realtà fino a farla coincidere con un soggettivo discernimento cui possiamo dare il nome di “giudizio”.

L’uso del pensiero critico ci consente di selezionare le acquisizioni della nostra mente e di modulare i nostri comportamenti sulla base delle esperienze che ogni giorno realizziamo nel nostro incessante rapporto con il mondo delle persone e delle cose.

Trovo nei comportamenti oggi ricorrenti una prevalenza leggi tutto