Ultimo Aggiornamento:
17 aprile 2024
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Le lobby hanno perso la "voice"?

Stefano Zan * - 28.06.2014
Renzi e Napolitano

Dall’analisi dei provvedimenti del governo Renzi, in soli pochi mesi emerge una tecnica-metodica di governo che ha già assunto i caratteri di sistematicità, oltre ad essere straordinariamente innovativa rispetto al passato recente e remoto. Gli elementi salienti di tale metodica sono:

-          un segnale forte che dà il senso di dove si vuole andare attraverso un decreto legge

-          a fianco del decreto un disegno di legge o una legge delega per fare la riforma vera e propria

-          una velocità decisionale mai vista in precedenza

-          un ampio spettro di aree di intervento

Gli esempi sono già molti. Mercato del lavoro: per decreto gli 80 euro e i contratti a termine senza causale affiancati dal disegno di legge Poletti. Sulla PA: decreto su distacchi sindacali e mobilità obbligatoria e proposta di riforma più complessiva. Sui magistrati: pensionamento a settanta anni e riforma della giustizia. Sulle camere di commercio: dimezzamento del contributo camerale e legge delega. Decreti a valenza immediata e ipotesi dei mille giorni per sistematizzare il tutto.

Ma un altro elemento di straordinaria novità, anche per il suo carattere sistemico, è rappresentato dal fatto che la più parte di queste decisioni non era stata richiesta da nessuna lobby. Il sindacato non si è mai sognato di chiedere gli 80 euro. La Confindustria non si è mai sognata di chiedere 36 mesi di contratto a termine senza causale. Nessuno ha mai chiesto di dimezzare il contributo camerale, o di mettere la mobilità obbligatoria nel pubblico impiego, o di mandare in pensione i magistrati a 70 anni.

A fronte di questa nuova metodica di governo, che ovviamente non prevede la concertazione ma di fatto nemmeno la consultazione, la cosa più straordinaria è l’assoluto silenzio delle lobby che pare abbiano perso qualsiasi potere non solo di proposta ma anche di protesta, appunto di voice. Sembra quasi che il Governo possa fare quello che vuole nella certezza che nessuna lobby protesterà, salvo qualche flebile reazione più di facciata che di sostanza. Solo pochi mesi fa il dimezzamento dei distacchi sindacali e la mobilità obbligatoria avrebbero suscitato violenti e duraturi scioperi. Oggi lo sciopero non è stato nemmeno ventilato. La riforma delle camere di commercio di fatto sottrae alle associazioni imprenditoriali la gestione di queste strutture. Nessuno ha fatto una piega. I magistrati si vedono ridurre la loro vita professionale di cinque anni e il CSM e/o l’ANM non reagiscono (non possiamo certo considerare come voice sporadiche interviste a qualche quotidiano, per quanto indignate e veementi). Come mai le lobby hanno perso la voice?

A ben riflettere si possono individuare quattro ipotesi.

Le lobby sono entrate in una fase di dissonanza cognitiva. Cioè non hanno ancora capito che il mondo è cambiato e che le “cose” politiche non si fanno più come una volta né nei modi e nemmeno nei tempi. Sono talmente sorprese che non sanno come reagire e come recuperare un proprio ruolo.

Le lobby hanno la coda di paglia. A forza di spiegare che cos’è la palude in cui il nostro Paese si è trovato dopo tanti anni di concertazione, negoziazione, consultazione, poteri di veto, etc. le lobby si stanno rendendo conto che una qualche responsabilità l’hanno avuta e stanno quindi tranquille in attesa che passi la nottata.

Le lobby riconoscono l’equità degli interventi non tanto nel merito del singolo provvedimento ma per il fatto che da questo punto di vista Renzi ce l’ha con tutti e bastona tutti in misura equa senza privilegiare nessuno. Una sorta quindi di espiazione condivisa post coda di paglia.

L’ultima ipotesi, o forse sarebbe meglio dire l’ultima spiaggia, è che le lobby pensino di poter recuperare un loro ruolo e aggiustare i provvedimenti che non gradiscono nel corso dell’iter parlamentare di approvazione dei decreti ma, soprattutto, nella costruzione delle riforme che affiancano tutti i decreti fin qui presentati.

Nei prossimi mesi vedremo se quella delle lobby è un’afonia passeggera o il sintomo di una malattia ben più grave.

 

 

 

* Docente universitario di Teoria delle organizzazioni