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24 aprile 2024
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“Forse che sì, forse che no”: la selezione per l'accesso alla facoltà di medicina e chirurgia

Francesco Domenico Capizzi * - 16.09.2020
Test di medicina

Fra speranze, sogni, proteste, presunte irregolarità e un pizzico di rabbia il primo settembre scorso si è svolto il concorso nazionale per l’ammissione alle Facoltà di Medicina e Chirurgia. I 66.638 candidati, circa duemila in meno rispetto all'anno scorso, per 13.078 posti disponibili, hanno affrontato la usuale selezione basata su 60 test a risposta multipla da risolvere entro 100 minuti, suscitando, come tutti gli anni, valanghe di critiche per il metodo ed i contenuti proposti, questa volta ancor più per maggiori complessità e insidie riscontrate anche rispetto alle simulazioni disponibili e alle esperienze degli anni scorsi.

La graduatoria, attesa per il 29 settembre, viene stilata sulla base della valutazione seguente: + 1.5 per ogni risposta esatta, - 0.4 per ogni risposta errata, 0 punti in assenza di risposta. Il punteggio minimo totalizzato dall’ultimo ammesso in graduatoria  conduce ad interessanti parametri di riflessione. Di seguito i punteggi minimi totalizzati nel 2019 in tre sedi del nord e del sud-Italia: Pavia 51.8, Milano 51.8, Bologna 51.1; Napoli 41.7, Catanzaro 41.5, Messina 41.4. Si ritiene che quest’anno il punteggio minimo per ottenere l’ammissione si attesterà a 39 (2.4 in meno del 2019, 22 in meno del 2018) viste le maggiori difficoltà riscontrate nella formulazione dei test. A parte “il livello troppo elevato delle domande”,  le risposte predisposte “erano molto simili tra loro ed era davvero facile sbagliare” come dichiarato da larga parte dei concorrenti (Comunità Alfa Test ).

Questi i temi: 18 di Biologia (“oligodendrociti, fago, sequenza nucleotopica, ciclo cellulare del muscolo cardiaco…”), 12 di Chimica (“reazione da bilanciamento, definizione di nefrone e fotosintesi…”), 8 di Fisica ( “ periodo T di una molla…”), 10 di Matematica ( “calcolare la lunghezza della base, dati la mediana di un triangolo isoscele e la tangente di un angolo al vertice”), 10 di Logica (di tipo matematico);  12 di Cultura generale (“ordine cronologico dei Presidenti della Repubblica dopo Cossiga,  l’intruso tra diversi scritti di Freud, posizione del sole allo Zenit il 20 di giugno, l’autore de Il Signore degli Anelli, Asimov e robotica”…).

Ecco alcuni commenti dei candidati (Comunità Alfa Test): “Le domande scientifiche erano più accessibili... quelle di logica e matematica molto difficili... Biologia e Chimica più fattibili a parte i principi stechiometrici che esulano dai programmi scolastici... Cultura generale la parte più complicata…ci aspettavamo domande sulla pandemia che in sostanza non sono arrivate… i test richiedevano una preparazione che non immaginavamo... il livello dei test troppo alto…ci mettono davanti ad un metodo di selezione di classe perché alcuni possono permettersi di frequentare i lunghi e costosi corsi di preparazione ai test e altri no... sistema di valutazione non valido e tanti ricorsi ogni anno lo dimostrano... ammessi i più fortunati…poteva andare meglio, ma poteva andare peggio…”

Forse che sì, forse che no” il motto dei Gonzaga (Maria Bellonci, Segreti dei Gonzaga, Mondadori 1947) e certi periodi storici e circostanze, come quelli della nostra epoca e quelle qui in oggetto, aiutano a rammentarlo come somma virtù italica, in questo caso con una lieve variante: “poteva andare meglio, ma poteva andare peggio”.

Molti gli elementi di casualità assimilabili ad una sorta di lotteria. Sì, di fronte ad alcuni test davvero difficili, o astrusi, un certo tasso di casualità nella risposta è prevedibile ed  inevitabile e il “ grande in bocca al lupo a tutte le ragazze e i ragazzi che questa mattina compiono il primo passo verso la Facoltà di Medicina “ augurato, via Facebook, con slancio genuino dal Ministro della Sanità rischia di degradarsi a pura retorica e frantumarsi davanti alla realtà, piuttosto irritante per circa 50.000 giovani perché, magari, a discapito di autentiche vocazioni e di proprie aspirazioni, non hanno centrato la data della Battaglia di Anghiari con le immediate ed epocali ripercussioni nel succedersi  di corsi e ricorsi storici facendo i conti con le eponimie crociane di Vico e Macchiavelli oppure non hanno indicato con esattezza il nome degli autori di Gente di Dublino e de Il giardino dei ciliegi e  la loro influenza sulla Cultura occidentale.

.Si conferirebbe, comunque, un valore eccessivo ad un test che chieda l’esatta data della Battaglia di Lepanto. Sarebbe sensato pretendere soltanto se fu combattuta nel XVI o in altri secoli per comprendere il grado di maturità del candidato. Infatti, pesi differenti conferiti ai contenuti dei test rappresentano già una selezione,  innanzitutto a causa delle diverse tipologie di provenienza scolastica, vista l’accessibilità al concorso a chiunque abbia acquisito un diploma di Scuola secondaria superiore.

Sarebbe opportuno rivedere i meccanismi di accesso alle Facoltà, ad esempio, introducendo criteri di attenta valutazione della qualità dei curricula, informazioni puntuali da fornire a famiglie e studenti fin dalla scelta e dall’accesso agli studi superiori, attivazione di un  semestre  propedeutico molto intenso e selettivo di studi universitari… e, poi, gli studenti risultati inidonei vengano esclusi a favore dei successivi di una graduatoria formata a seguito di test dai contenuti adeguati alle conoscenze limitate che lo studente prevedibilmente possiede mentre sta candidandosi ad acquisirne, appunto, a livelli elevati entrando propriamente nelle Facoltà universitarie.

Ma, sembra esistere la solita scappatoia che contribuisce a rendere ben vivibile, umano, il nostro Paese: la risposta giusta, almeno quest’anno, risulta molto spesso o quasi sempre (“spesso” e “quasi” dipendono da incertezze del sottoscritto riscontrate in tante risposte) collocata nella prima riga e di conseguenza, forse, qualcuno potrebbe applicare il mottetto d’origine anonima “fatta la legge trovato l’inganno”.





* Già docente di Chirurgia generale nell’Università di Bologna e Direttore della Chirurgia generale degli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna